Recensione: A Quiet Country

Di Andrea Bacigalupo - 20 Marzo 2024 - 8:30
A Quiet Country
Band: Scarefield
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Power  Thrash 
Anno: 2024
Nazione:
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75

Gli Scarefield sono un duo formato dal chitarrista italiano Simone Manuli e dal cantante svedese Markus Kristoffersson.

A Quiet Country’ è l’album con cui esordiscono, autoprodotto e disponibile dal 9 febbraio 2024.

Una delle difficoltà che ho affrontato è quella di infilare questo lavoro dentro una categoria ben precisa: c’è molto Speed/Thrash furioso e abrasivo, ma anche un bel po’ di epico Power (riferimento principale Blind Guardian). C’è del classicismo, che prende spunto da Iron Maiden e Judas Priest e c’è qualcosa di più moderno, che pesca dall’Alternative ed anche, per certi dettagli, dal Melodic Death Metal ed infine c’è anche un minimo di Hard Rock alla Nicleback.

Insomma, a questi due musicisti piace unire e cucire file di note senza seguire troppi schemi, ma senza eccessi, senza estremismi modello Avant-Garde o Progressive, per intenderci, restando agganciati ad una forma di Metal, sì aggressiva ma comunque melodica ed orecchiabile e ad ampio spettro uditivo.

Un’altra difficoltà che ho dovuto superare è quella dell’ascolto, che non può essere superficiale … le distrazioni rischiano di far perdere troppe cose. ‘A Quiet Country’ ha una struttura “orchestrale”, con arrangiamenti fini e sofisticati, soprattutto per quel che concerne il lavoro di chitarra.

Ad esempio, il particolare flusso stereofonico quasi obbliga all’uso della cuffia per via delle tante sfumature date dalle stratificazioni degli strumenti. Queste, in certi frangenti, sono veramente tante, se si pensa alla resa live di questi pezzi, la cui produzione deve per forza essere adattata in tale sede (a meno che non si assumano diciotto chitarristi ed un numero imprecisato di coristi). D’altro canto anche se è vero che ci sono tanti artisti che incidono dischi, ma che non intendono calcare i palchi, spero che gli Scarefield siano di idea contraria perché, devo dire, sarebbe un peccato non portare la vitalità di questi pezzi on stage.

Dove non ho avuto difficoltà è nel definire questo disco vivo ed energico, determinato nell’affrontare temi oscuri come, ad esempio, la paura dell’ignoto e del surreale o l’ambiguità e la difficoltà delle scelte o, più semplicemente, per raccontare storie horror.

Un’energia che esplode aprendo un cratere nella roboante ‘Ancient Evil’, che dilaga torrenziale nell’eclettismo di ‘Altar of Fear’, che unisce linee di chitarra spagnola con la ferocia degli Slayer e poi si trasforma in un Heavy Metal al contempo poderoso e catchy, che si comprime nella cadenza della moderna ‘Spectre’ … per non parlare dei molteplici cambi di scena di ‘Child of the Corn’, dove la tristezza s’indurisce e si trasforma in rabbia furente, delle emozioni sprigionate dalla delicatezza di ‘Always’ e dell’assalto finale ipercinetico di ‘Goodbye’, che chiude il disco.

Tirando le somme, gli Scarefield non scoprono l’acqua calda ma quella che usano è bella bollente. Nell’incrociare riff e ritmi di varie estrazioni con buona tecnica e sagacia realizzano un lavoro fluido e scorrevole, mai statico o scontato, ficcante ma anche carico di toccanti emozioni. Aspettiamo con viva curiosità di sapere cosa succede nel loro paese (solo all’apparenza) tranquillo.

Tutte le canzoni sono state scritte e registrate dal duo Manuli/Kristoffersson. ‘A Quiet Country’ è stato prodotto e mixato da Simone Manuli mentre è stato masterizzato da Ronnie Björnström presso i suoi studi in Svezia.

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