Recensione: Against The Grain

Di Fabio Vellata - 20 Maggio 2011 - 0:00
Against The Grain
Band: Afterhours
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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75

In un caso d’omonimia più unico che raro (e supponiamo, dai potenziali strascichi in termini di diritti e copyright), uno stupefatto lettore potrebbe connettersi al nostro portale e, adocchiando il nome della band testé recensita, porsi un legittimo quesito, chiedendosi, da quando, Truemetal, abbia variato linea editoriale, iniziando a trattare indie rock e post grunge proprio come proposto dai milanesi Afterhours.

A supporto della teoria che vuole un genere come il rock melodico in costante ripresa, possono manifestarsi episodi singolari anche come quello proposto in questo caso: la reunion di una misconosciuta band britannica dal nome equivocabile, sorta ben prima, sul finire degli anni ottanta (1987) ed autrice di due soli album prima dello scioglimento e del conseguente oblio tra le “sabbie del tempo”.
Nulla a che vedere con i nostrani Afterhours, il gruppo originario di Southampton mostra però, con il nuovo “Againts The Grain”, di avere tutte le carte in regola per meritare un posto tra gli ascolti d’ogni attento appassionato di AOR, senza troppo sfigurare nel confronto con moniker più blasonati.
Innato senso della melodia, songwriting abbastanza ispirato e vario, voce caratteristica e l’immancabile istinto per il ritornello immediato, quello che, in un ambito in cui l’orecchiabilità è elemento fondamentale, può – alla resa dei conti – determinare in buona parte il successo di un’operazione discografica.

John Francis e compagni offrono, da questo punto di vista, l’impressione di sapere il fatto loro, allineando in piena scioltezza tutta una serie di influenze e termini di paragone tali da ingolosire chiunque abbia a cuore il genere. Un misto tra Toto e Survivor, qualche riflesso di Journey e Firehouse, amalgamati con suoni che talvolta potrebbero rimembrare certe cose più vicine all’hard rock americano – verace ma al contempo di classe – tipico di Paul Sabu, Paul Shortino e Rough Cutt, definiscono le coordinate stilistiche della proposta, lasciando presagire cose buone ed interessanti sin dalla prima, semplice, descrizione.
Aspettative e supposizioni poi confermate con risultati assolutamente dignitosi sul piano pratico ed effettivo, elementi cardine di una serie di brani scorrevoli e dal taglio melodico esuberante, in cui incastonare cori spesso ad effetto, ed attraverso i quali, dar pieno risalto all’eccellente voce del già citato leader John Francis, roca, potente, pastosa, espressiva e ricca di personalità.

Atmosfere soffuse e molta carica positiva: come in una rassicurante giornata di sole, “Against The Grain” scalda con una serie di canzoni omogenee e piacevoli, quasi sempre impreziosite da “intrusioni” strumentali di buon gusto. Come da copione, non manca tuttavia la pattuglia dei pezzi migliori e più significativi, quelli che, per intenderci, riescono a legarsi alla memoria dopo pochi istanti, regalando le sensazioni più gradite.
Il solido hard rock della title track, le trame solari e luminose di “Let It Go”, le ambientazioni polverose e quasi sciamaniche di “Eleventh Hour” (riproposta nel finale in versione acustica) ma, ancor di più, la scintillante melodia del tormentone “Turn On Your Radio” (un refrain che cattura e rimane in testa come non si sentiva da un po’), certificano la bontà del lavoro profuso dagli Afterhours britannici, suggellando un disco di ritorno dall’inatteso spessore qualitativo.

Di certo nulla di nuovo, esattamente come nel 99% delle produzioni di settore.
La differenza tra un disco che funziona ed uno che lascia a desiderare tuttavia sta tutta qui: nel saper rileggere con buon gusto e senso dell’armonia, canoni e codici conosciuti da tempo, offrendone un’interpretazione che sappia risultare fresca e piacevole pur se costruita su elementi già arcinoti.
Gli Afterhours, gruppo di esperti navigatori della scena AOR-melodic, ha probabilmente posto questo banale assioma alla base del proprio modo di comporre musica, mettendolo in pratica con disarmante e lineare semplicità.
Il risultato è un dischetto delizioso ed elegante, dai caldi sapori estivi e dall’ampio potenziale radiofonico, in cui perdersi e crogiolarsi piacevolmente proprio in attesa dell’arrivo della stagione più bella dell’anno.

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Tracklist:

01.    Stand Up
02.    Turn Up Your Radio
03.    Eleventh Hour
04.    Against The Grain
05.    Angel
06.    When You’re Around
07.    Hold On
08.    Let It Go
09.    I Want Yesterday
10.    I Need Your Love
11.    Eleventh Hour (Acoustic)

Line up:

John Francis – Voce
Tim Payne – Chitarre
Martin Walls – Basso
Sean McMenemy – Tastiere
Chris Pope – Batteria

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