Recensione: Amethyst

Di Andrea Bacigalupo - 19 Febbraio 2020 - 7:00
Amethyst
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Una persona può sentirsi persa, anche sconfitta dalle avversità che la vita le riserva, ma se ha il carattere di chi non si arrende non ci sono bastonate che tengono: prima o poi risolleverà lo sguardo e tornerà a combattere per quello in cui crede.

Così è stato per il chitarrista statunitense Brucifer Jordan che, dopo lo scioglimento della sua band, i Fall in Line, ed a causa di successivi fallimenti con altri progetti musicali, aveva deciso di ritirarsi definitivamente dalle scene.

Tutto sembrava finito e Brucifer aveva trovato lavoro come cuoco in un bar della sua città dove si esibivano artisti locali.

Durante una sera qualunque all’inizio del 2017, mentre stava in cucina a cuocere hamburger, per gli avventori del locale, sentì cantare per la prima volta Suzanne De Iulio. La speranza si riaccese in lui: i due fecero conoscenza, cominciarono a scrivere assieme nuove canzoni ed a chiamare a raccolta altri musicisti.

Così sono nati i Magg Dylan.

Passato circa un anno dal fortunato incontro la band, ormai pronta, ha cominciato ad esibirsi in Virginia, nel South Carolina ed in Maryland, intrecciando buono rapporti con promoter ed addetti ai lavori.

Il risultato delle pubbliche relazioni li ha portati ad aprire per band conosciute quali Otep, Unearth, Nonpoint, Drownin Poll tra i tanti ed a ottenere un contratto con la Eclipse Records, label sempre a caccia di nuovi talenti da far emergere, grazie alla quale hanno inciso ‘Amethyst’, il loro primo album disponibile dal 21 febbraio 2020.

Il loro è un Alternative Metal che contrappone ritmi duri e pesanti alla voce di Suzanne, ‘calma’ ma chiara e determinata: la voce di chi vuole farsi ascoltare per raccontare storie di dipendenza, cattive relazioni, bullismo … esperienze negative, che i musicisti hanno vissuto in prima persona, causando in loro rabbia, rassegnazione, sofferenza e malinconia.

Amethyst’ raccoglie questi sentimenti, li mescola e li spara fuori attraverso un sound energico che, alternando luci ed ombre, punta dritto all’anima.

E’ un lavoro introspettivo dove le variabili emozionali sono molte, tanto che, pur non essendo i brani dispersivi o di lunga durata, ci vuole più di un passaggio per assorbirli e recepirli.

In prima battuta può sembrare tutto semplice, perché la ‘forma canzone’ è sempre diretta e concisa, ma le sfumature sono tante ed emergono man mano che ci si lascia assorbire dal platter.

Tra le tracce più rappresentative citiamo l’iniziale ‘Delusional’, il cui dinamismo è stoppato per un attimo da un interludio cupo e allucinogeno nel quale si percepisce una rabbia nascosta.

La seguente ‘Tearz’ è luminosa, con una linea melodica trascinante; ma anche qui la rabbia interiore esplode nel duro interludio.

Scarz’ è invece più scura e si avverte una certa rassegnazione di fondo.

Stood Up’ ha una struttura articolata, a tratti dura o melodica, ed è l’unico brano in cui è inserito un assolo, breve ma avvincente.

Naked Alone in the Tub’ è una ballata malinconica e struggente che prende forza e determinazione.

Crawl’ ha un buon tiro, con picchi selvaggi mentre ‘Herakane’ è collerica e decisa, sparata dritta in faccia.

Chiude ‘Rare Breed’, strafottente, vivace, adatta per lasciarsi andare.

Infine, si nota una buona cura dei particolari come le tastiere riempitive che avvolgono la ritmica aumentandone, non solo la corposità, ma anche il fascino oscuro od i cori soffusi e le voci maschili che rafforzano il cantato di Suzanne, senza però sovrastarlo.

Diciamo che l’etichetta ha fatto un nuovo centro, scovando una band dalle buone capacità, carica di passione e, soprattutto, dotata di una chiara personalità. I Magg Dylan sono sicuramente da tenere d’occhio.

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Band: Magg Dylan
Genere: Alternative Metal 
Anno: 2020
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