Recensione: Assassins: Black Meddle Part I
Ogni tanto, qualche gruppo impazzisce. Se poi è americano, direte, non è così inusuale: ma cambiare radicalmente la propria proposta, buttando alle ortiche convenzioni e regole, non è certo da tutti, specialmente quando il risultato è qualcosa di fantastico. Bene, i Nachtmystium lo hanno fatto.
Chi li conosce almeno da Instinct: Decay già sa che la band si è progressivamente spostata verso una deriva psichedelica non nuovissima, caratterizzata da aperture chitarristiche ariose, cosmiche, da quei suoni dilatati che hanno fatto la storia del genere dai Pink Floyd in poi; ma su quell’album i Nachtmystium erano ancora un gruppo solidamente black metal, seppur sperimentale. Oggi, il gruppo di Chicago è semplicemente indefinibile: ed è qui che di solito si riconosce la vera svolta, quando risulta impossibile dare un’etichetta a un gruppo. Il più delle volte, ciò significa che siamo di fronte a un gioiello, e questo è il caso.
Il cantante del gruppo, Blake Judd, ha dichiarato: “A un certo punto ci siamo accorti che stavamo suonando in un certo modo perché così si fa di solito, perché queste erano le regole. Riesci a immaginare qualcosa di più stupido?” E da qui i Nachtmystium sono diventati gli autori di Assassins: Black Meddle Part I, che sin dal titolo richiama direttamente i Pink Floyd, ma non si ferma solo a loro. Oggi il combo pubblica infatti un album che mescola ancora forti radici black metal, thrash (soprattutto nelle vocals scorticate di Judd), psichedelia, parti epiche, atmosfere oniriche. Gioco di parole a parte, il collegamento con l’album Meddle dei Floyd, datato 1971, è evidente nella capacità dei Nachtmystium di spaziare verso sonorità tanto varie nel raggio di una sola canzone: dall’attacco immediato della title track si passa infatti a un chorus collettivo, e quel suono di chitarra resta tipicamente black, ma anche “spaziale”, aperto; difficilmente, poi, il basso ha avuto tanto risalto in un album di stampo blackeggiante. La chiusura cosmica del pezzo dovrebbe poi dare la dimensione dell’album che si è appena aperto…
Difficile poi restare a bocca chiusa di fronte ai restanti pezzi, che vanno da un’epica e splendida Ghosts Of Grace, quasi delicata, se non fosse così viscerale, a una Your True Enemy ben più violenta, almeno fino al chorus, di nuovo il momento in cui il pezzo si apre all’epicità; o a una Code Negative che si abbandona alla psichedelia quasi pura e che sembra voler pagare tributo a Grutle Kjellson e soci; concludendo il tutto con la magnifica suite tripartita Seasick, con gli interventi ripetuti (ma concentrati soprattutto nella seconda parte, Oceanborn) di un sax da brividi.
Una deriva psichedelica, dicevamo: deriva che ha visto come primissimi attori nella storia metal gli ormai scomparsi Ved Bues Ende, e come epigoni e protagonisti della vera evoluzione gli ultimi Enslaved: bene, i Nachtmystium, pur richiamando spesso alcuni passaggi e caratteristiche dei due gruppi succitati, riescono a confezionare un disco che resterà sicuramente come termine di paragone, un unicum irripetibile probabilmente anche per il gruppo stesso. Nonostante l’attaccamento al black resti, o almeno ci fosse ancora qualcosa da dire su questo, come dimostra la quasi contemporanea uscita dell’ep Worldfall, che rimanda a Instinct: Decay, con Assassins: Black Meddle Part I si va ben oltre, superando barriere da cui non si torna indietro; un album talmente enorme da far quasi sparire il fatto che alla batteria ci sia il prezzemolo Tony Laureano: qui è l’insieme che conta, per una volta. Il viaggio è davvero iniziato, a noi il piacere di scoprire dove condurrà in futuro.
Alberto ‘Hellbound’ Fittarelli
Tracklist:
1. One of These Nights (intro) 01:50
2. Assassins 08:07 [mp3]
3. Ghosts of Grace 04:49
4. Away From Light 02:19
5. Your True Enemy 04:15 [mp3]
6. Code Negative 06:48
7. Omnivore 05:05
8. Seasick Part I: Drowned at Dusk 04:52
9. Seasick Part II: Oceanborne 02:48
10. Seasick Part III: Silent Sunrise 04:12