Recensione: Aurora

Di Matteo Bevilacqua - 24 Settembre 2021 - 5:00

‘Aurora’ è il primo full length dei Cave of Swimmers, una band difficile da etichettare. Gli immigrati venezuelani Guillermo Gonzalez e Arturo Garcia residenti in Florida hanno messo insieme un album denso di sonorità che richiamano il metal della vecchia guardia con la precisione strumentale di una band prog.

Della durata di soli 32 minuti, poco più lungo dei due EP che hanno pubblicato in precedenza (il debutto omonimo del 2013 e ‘Reflections’ del 2015), ‘Aurora’ rappresenta un drammatico balzo in avanti per il duo di Miami. Il risultante miscuglio di stoner rock, progressive e classic metal finisce per conquistare per la sua immediatezza.

Ciò che colpisce è la duplicità della loro proposta musicale che, nonostante non sia esattamente innovativa, rimescola le carte in tavola in maniera da risultare piacevole per qualsiasi pubblico. I nostri infatti riutilizzano i classici schemi dell’heavy metal illustrati in modo indubbiamente abile e tecnico con una freschezza e personalità unica. L’album è molto intuitivo e facile da seguire, senza particolari pretese per quanto riguarda l’arrangiamento e la composizione: si tratta in essenza di un breve e diretto insieme di canzoni sorprendentemente orecchiabili e melodiche, consegnateci con abilità strumentali che potrebbero far impallidire alcuni dei vecchi leoni del genere.

L’intro di poco più di un minuto “Through The Star Gate” dà giusto il tempo di ammirare la sognante e surreale copertina dell’album, dopodiché non vi è assolutamente spazio per le riflessioni in quanto le sei tracce successive ci travolgono in un mix di energia implacabile e ritornelli che afferrano al primo ascolto.

Molto efficaci “The Sun 2021” e “Double Rainbow” che mettono in scena alcune esecuzioni particolarmente energiche mentre “My Human” consente alle radici più propriamente doom del duo di risplendere in modo eccentrico. Analizzando questa prima metà dell’album, gli strati strumentali sono ben gestiti ed elaborati. Ciò è particolarmente evidente nelle parti di chitarra di Guillermo Gonzalez dove sezioni instabili sono sostenute da riff serrati e travolgenti. I sintetizzatori piazzati con intelligenza conferiscono una patina atmosferica mentre la batteria di Arturo Garcia ancora saldamente il tutto. Le linee vocali sono divertenti e ben eseguite, senza sfoggiare in particolari acrobazie, col solo scopo di conquistare l’ascoltatore con dei ritornelli accattivanti. Su questo punto vale la pena soffermarsi: ciò che spicca su tutto è il songwriting incredibilmente orecchiabile, che permane immutato per l’intera durata dell’album.

La successiva ed estremamente schietta  “Looking Glass” si qualifica per chi scrive come apice indiscusso mentre gli esplosivi ritmi tech-thrash dell’irrequieta  “Dirt” e l’imprevedibile contrasto ballad vs. speed-thrash presentato in “C.S.” completano il pacchetto. Sebbene i Cave of Swimmers abbiano sempre avuto una varietà di influenze dietro il loro stile, hanno ottenuto un notevole aumento della qualità generale del platter grazie ad una performance potente e d’impatto, senza mai perdere di vista il songwriting a dir poco memorabile

Nel complesso, Aurora è un ascolto incredibilmente leggero e divertente che mostra il suono eclettico di Gonzalez e Garcia eseguito sempre in modo accattivante e compatto. Altamente raccomandato a coloro che vogliono ascoltare un approccio unico al metal psichedelico privo di qualsiasi carattere pretenzioso che in altri casi sarebbe potuto scaturire, e questo è in assoluto uno dei suoi sinceri lati positivi.

 

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