Recensione: Backworld

Di Daniele D'Adamo - 22 Gennaio 2012 - 0:00
Backworld
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Genere:
Anno: 2011
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78

A dimostrazione del vivido movimento death che sta proliferando in Italia, arriva “Backworld”, album d’esordio dei Disease Illusion, ensemble di Bologna. Il tempo di mettersi assieme (2008) e di stampare l’EP d’ordinanza (“Reality Behind The Illusion Of Life”, 2008), che è già l’ora, nel 2010, di entrare nei concittadini Regrexion Studios per registrare, con Michele Trasforini, il primo full-length. Dopo il missaggio e la masterizzazione di Simone Mularoni presso i Domination Studios di San Marino (The Modern Age Slavery, Stigma, DGM, Empyrios), la professionale catena produttiva ha la sua ciliegina sulla torta nell’artwork di Archetype (Behemoth, The Faceless, Graveworm).

Gli emiliani si fanno forza di un death melodico abbastanza classico, basato sul quel sound nato a Götheborg che ha fatto la storia del genere con band ormai leggendarie quali Dark Tranquillity, In Flames e At The Gates. Evitando di clonare pedissequamente tali giganti del metal, i Disease Illusion rifiniscono la loro proposta di base con un tocco di attualità, rinvenibile in alcune tonalità asciutte più tipiche dell’odierno metalcore. Seppure tutto sia orientato con decisione in direzione di un sound assai moderno, il retroterra culturale classico che appoggia le proprie fondamenta nell’heavy fa sì che “Backworld” sia talmente equilibrato, nel suo mix fra vecchio e nuovo, da rendere questa caratteristica addirittura peculiare, nella sua economia.   
Caratteristica peculiare che ben si sposa con l’ottima attitudine dei Nostri ad accarezzare la melodia, morbida e calda, calibrata – appunto – sugli stilemi dettati dall’ortodossia del rock duro. Una melodia cui è facile rinvenire echi provenienti da certo gothic degli anni ’90 (Paradise Lost) oppure da quel melodic death aggiornato dai formidabili Insomnium, per fare degli esempi. Queste dolci divagazioni armoniche che tratteggiano così bene le varie tracce di “Backworld”, oltre a rendere piacevole e accattivante il suo ascolto, regalano al platter un tono delicatamente melanconico che si accosta volentieri a momenti in cui, nell’anima, prevale la parte più introspettiva, magari rivolta verso un po’ di languida tristezza.
Comunque, anche se spiccato, tale senso melodico non sconfina mai nell’ampollosità: lo dimostra il fatto che sebbene il CD entri in fretta in testa, occorrono invece parecchie ore di ascolto affinché tutte le linee musicali si aprano nella loro maestosità. Allora, passaggio dopo passaggio, la familiarità con i fini e dorati intrecci delle chitarre, con i raffinati ed estesi tappeti delle tastiere e con gli orecchiabili ritornelli aumenta, sino a stampare nella scatola cranica il sound del combo di Venturi e compagni. Unicità che non va intesa come originalità dello stile – invero allineato con tante altre proposte pregresse – , quanto come personalità del modo di affrontare la scrittura musicale.        

Anche in questo caso i Disease Illusion mostrano di avere le idee chiare, poiché le canzoni di “Backworld” si sviluppano in oltre cinquanta minuti di musica, percorrendo in lungo e in largo, con abilità, tutte le sfumature che hanno reso celebre lo swedish death metal. Evitando, quindi, di ingenerare nell’ascoltatore quella noia derivante da una serie di pezzi uguali a se stessi. La band felsinea evita, cioè, di percorrere sempre la stessa strada, cercando – con successo – di mettere sul piatto motivi diversi fra loro, tuttavia coerenti con il proprio stile. Un’operazione non semplice, questa, che si può affermare riuscita in virtù di un evidente talento compositivo posseduto dai suoi membri.
Fabio Ferrari si districa bene in mezzo strofe e refrain con un’interpretazione anch’essa non certo innovativa ma molto efficace, ben bilanciata nell’aggressività delle sue harsh vocals in relazione alla potenza e melodiosità della musica. Ecco, allora, che da un insieme qualitativamente buono di brani, ne emergono alcuni particolarmente riusciti. La dura opener “The Last Murder”, per esempio, oppure la possente “From Ashes To Dust” o la veloce “Denied” ma, ancor di più, “Everything Into Nothing”, dal chorus assolutamente memorabile.    

“Backworld” si rivela, alla fine, un esempio di come si possa fare della buona musica senza perdere la strada maestra per inventare chissà che cosa di rivoluzionario. Sembra difatti chiaro che i Disease Illusion si siano concentrati sulla stesura dei singoli episodi, partendo comunque da una solida base tecnica e artistica che li ha tipologicamente fissati, avendo cercato di comporli sì da renderli piacevoli e seducenti. Riuscendoci al 100%. Bravi!  
        
Daniele “dani66” D’Adamo

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Tracce:
1. The Last Murder 5:33
2. Eyes Of Medusa 5:09
3. Predator 4:34
4. From Ashes To Dust 5:26
5. Denied 4:31
6. One Last Breath 4:29
7. The Truth 5:13
8. Everything Into Nothing 4:33
9. Redemption Of The Dreamer 4:37
10. Light On This Earth 6:02

Durata 50 min.

Formazione:
Fabio Ferrari – Voce
Federico Venturi – Chitarra
Dario Armeli – Chitarra
Michele Ventura – Basso
Alex Gaiani – Batteria
 

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