Recensione: Behind The Wall

Di Alessandro Di Clemente - 1 Settembre 2004 - 0:00
Behind The Wall
Band: Shattered
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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73

Il giovane combo padovano (formatosi nel 2000) approda alla seconda release su dischetto ottico con tutte le carte in regola per poter dire la sua nel panorama thrash moderno. Dopo la caduta stilistica degli Extrema, in Italia, non vi era più una formazione valida a supportare un certo thrash moderno di chiara derivazione americana.
I Nostri nascono come cover band (semi)ufficiale dei Pantera e, dopo un esordio live con tali caratteristiche, esternano la loro vena artistica nel brano conclusivo di questo valido Behind The Wall: “Heavy Damages”.
Valido, dicevo, già dalla copertina, ben confezionata e dall’artwork accattivante (un pagliaccio stile “IT” di Stephen King).
La musica proposta, neanche a dirlo, è un connubio ben riuscito tra il Pantera style, da cui i nostri non nascondo aver raccolto più di un’ispirazione, e thrash/death americano con evidenti richiami all’hardcore meno oltranzista e più elaborato. Efficaci sia passaggi melodici (anche se consiglierei al vocalist, a proprio agio nelle parti sofferte a là Rob Flynn, di migliorare l’interpretazione nei momenti di clean vocals) che quelli ipnotici.
Non credo sia  una gran pecca la troppa somiglianza con l’ex band di Anselmo, anche perchè vi è una personalizzazione evidente nell’approccio alla materia metallica.
I brani che compongono il demo non si discostano troppo dalla matrice sopradescritta, appaiono tutti e cinque ben amalgamati, compatti e carichi di potenza.
Anche la produzione ad opera di Fabio Lentola (che partecipa al lavoro con un solo nella penultima traccia)  è notevole, pulita e potente nel contempo.
I ragazzi potrebbero dire la loro nel panorama thrashcore italico mantenendo le caratteristiche che li contraddistinguono e forse, puntando più su quell’influenza “machineheadiana” che in questo demo è solo accennata.
Questo è solo un consiglio e un punto di vista opinabile, ma credo che una svolta più modernista e/o dissonante gioverebbe alla freschezza delle composizioni (ad esempio i soli: troppo derivativi di un certo thrash anni ’80), quindi ben vengano le varie influenze, non solo americane (chi ha detto Meshuggah?).
In definitiva un buon lavoro per una giovane band che ha le idee chiare in testa.

Tracklist:

1. K.F.M.
2. Insane
3. Extreme Violence
4. I’m Your Father
5. Heavy Damages

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