Recensione: Beneath This Crown

Di Daniele D'Adamo - 7 Maggio 2021 - 0:00

“Beneath This Crown”, terzo full-length (oltre a demo, singoli ed EP vari) dei Reality Grey, band italiana di stanza in provincia di Bari. Non male, per una carriera cominciata nel 2006 e che li ha visti girare per il Mondo a proporre i loro spettacoli, per una dimensione internazionale di tutto rispetto.

Il melodic death metal, cioè il genere in cui si muovono i Nostri, non ha poi molti adepti, in Italia. Forse per il fatto che, essendo una Nazione la cui tradizione è imperniata sul concetto di musicalità, viene più istintivo approcciare il power metal (assai ricco di ritornelli catchy) per un territorio, invece, che possiede parecchi gruppi assestati sui massimi livelli cosmopoliti.

Subito un’osservazione: lo stile su cui fonda le sue radici “Beneath This Crown” ha ben poco a che vedere con la forma classica dello stile stesso. Per capirci, gothenburg metal e compagnia cantante. Ovvio, le radici si bagnano lì sennò si discuterebbe di un altro genere. I Reality Grey, quindi, hanno elaborato un sound interamente al passo con i tempi se non ancora più avanti, ridando linfa vitale a un qualcosa che, da parecchi anni a questa parte, ciclicamente, si ritiene sia alla fine della sua vita.

Così non è.

Il combo di Acquaviva delle Fonti, difatti, ha dato una bella ripulita a certe carattistiche-base per creare qualcosa di davvero fresco, scoppiettante, accattivante. E lo ha fatto, principalmente, mediante una azzeccata contaminazione con il metalcore nonché con inserti campionati dal mood futuristico. In particolar modo per proporre una sezione ritmica assolutamente travolgente, varia, ricca di passaggi interessanti per la loro pulizia e importanza all’interno dell’economia sonora del gruppo. Stop’n’go micidiali, allora, da spaccare la schiena (‘Kings of Nothing’), perfettamente inseriti per rendere quanto più possibile massiccio ma pulito un sound potente, pieno, carnoso, trafitto spesso e volentieri dai lancinanti soli di chitarra. Anche le linee vocali percorse da Tommy Montenegro mostrano un’anima moderna, avviluppate in una treccia formata da furibondi attacchi con le harsh vocals ed echi dell’intramontabile growling. Una prestazione, anche questa, assestata su altissimi livelli qualitativi. Sia per quanto riguarda un’aggressività di tutto rispetto, sia per la padronanza irreprensibile della lingua anglosassone. Ma è l’insieme di tutte singole parti a essere praticamente esente da difetti, manifestando una pulizia esecutiva al top che, come si può facilmente dedurre, si riflette in un suono totalmente esplosivo, totalmente intelligibile, sostanzialmente privo di difetti visibili.

Se lo stile che anima l’LP conduce senza tentennamenti ma anzi con immediatezza alla formazione pugliese, nel senso che quest’ultima è riuscita a creare qualcosa di suo, il che è il pregio principale di una qualunque opera d’arte; anche il manipolo di canzoni che compongono il platter sono tutte, e si sottolinea tutte, di ottima foggia. Canzoni ricce di tecnica ma questo s’è detto, sorprendenti per via un talento compositivo completamente fuori dalle righe. Di tutto, è proprio questo che emerge da un disco che, a questo punto, mostra tutte le sue carte allo scopo di rendere edotti gli ascoltatori di una bravura, almeno a parere di scrive, piuttosto rara; soprattutto di questi tempi ove il proliferare di proposte a livello planetario tende ad abbassare la qualità meramente artistica di un lavoro di metal, qualsiasi esso sia.

Tutti i brani del CD, e si rimarca tutti, hanno in sé un bagaglio musicale tale da renderli vivi di vita propria. Lo stile è stato fissato, ancora una volta giova segnalarlo, e all’interno di esso si muovono tredici tracce una più interessante dell’altra. Non serve molto tempo, inoltre, per scivolare nel CD medesimo. L’assenza di riempitivi fa sì che le varie song si susseguano con grane intensità emotiva, facendo pregustare cosa ci sarà dietro l’angolo. Non solo, bastano pochi passaggi per memorizzarle, gustarle a fondo e reiterare i passaggi medesimi per il semplice piacere di ascoltare della buona musica. Per onore di cronaca, oltre a quelle già menzionate si possono citare la rutilante ‘Fade in Fear’ e la trasognante ‘Dreaming’, accompagnata da una voce femminile. Tuttavia, proseguendo in un elenco inevitabilmente non esaustivo del gran lavoro svolto dai Reality Grey, non si renderebbe il giusto merito a “Beneath This Crown”.

Reality Grey che non possono essere ignorati, neppure dagli appassionati di altre realtà oltre melodic death metal, in un panorama musicale in cui svetta la loro bravura.

In una parola sola: eccellenti!

P.S.: incredibilmente, “Beneath This Crown” è un’opera autoprodotta. Tuttavia, ha la dignità di una distribuzione Blood Blast e Nuclear Blast.

Daniele “dani66” D’Adamo

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Band: Reality Grey
Genere:
Anno: 2004
60