Recensione: Black Project

Di Stefano Ricetti - 24 Agosto 2014 - 8:55
Black Project
Band: Evil Fate
Etichetta:
Genere: Heavy 
Anno: 2013
Nazione:
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65

Prima di tutto sgombriamo il campo da qualsiasi malinteso: nonostante il titolo, Black Project degli Evil Fate NON è un disco Black Metal: trattasi viceversa di hard’n’heavy.  

Un po’ di storia: il progetto embrionale prende piede nel 2011 a opera del chitarrista – nonché batterista –  Loris Frismon, che successivamente raduna intorno a sé quelli che saranno i musicisti che costituiranno la colonna vertebrale della band. Al basso Tomas Valentini, già conosciuto all’interno delle cronache del Metallo Nazionale per via della sua appartenenza agli storici defender bolzanini Skanners, mentre le parti vocali sono ad appannaggio di Alex Zancanella, autore anche dei testi.  

Questo Cd d’esordio, autoprodotto, vede il combo trentino alle prese con dieci tracce e si incapsula in un cartonato a due ante con all’interno un’immagine fatta da composizione di foglietti riportanti i testi, in lingua italiana, mentre il retro riporta una foto della band. Orbene, per il futuro sarebbe meglio fare un poco più di attenzione alla scelta dei colori e alla grafica in generale: per una band che vuole promuoversi non è concepibile non riuscire a leggere chiaramente i nomi dei componenti la line-up.     

Come dichiarato dagli stessi Evil Fate, la Loro è una proposta artistica che si dimena fra le riflessioni sull’esistenza e la prevaricazione dell’uomo verso i propri simili. Tematiche profonde, quindi, che non possono prescindere dalla musica che le rappresenta. Dopo più passate del disco, quello che resta in testa e nell’anima è un mix di sentimenti dalle tonalità oscure, figlio dell’enfasi dei Black Sabbath, la veemenza dei Judas Priest e le sfuriate dei Mercyful Fate. I tre musicisti trentini dimostrano di saperci fare, senza dubbio, la prova vocale di Alex Zancanella è di sicuro spessore nonostante pecchi in continuità, anche se le potenzialità per fare meglio esistono eccome.   

Ve bene l’intimismo, per carità, ma è innegabile la constatazione dell’eccessiva prolissità di alcuni brani. Gli Evil Fate posseggono le cifre per ampliare un poco di più lo spettro d’azione, senza perdere nemmeno un briciolo di integrità: ben venga, quindi, in futuro qualche pezzo portante in seno una proposta maggiormente diretta e in your face, quindi.       

 

Stefano “Steven Rich” Ricetti

 

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