Recensione: Black Sword Thunder Attack
Un nome, su tutti, per inquadrare i Black Sword Thunder Attack: Warlord!
Greci, arrivano dopo più di vent’anni di milizia a sfornare il loro primo full length, per di più sotto l’egida di una label-simbolo della truezza degli ultimi lustri, la compatriota No Remorse Records.
Moniker roboante accompagnato da una copertina minimalista, nessuna loro foto disponibile all’interno del booklet di dodici pagine, contenente solo i testi… tutto legittimamente porta a pensare al gruppo di Kalambaka (Tessaglia) come uno che punta dritto al sodo, senza se e senza ma.
E fin qui nulla di strano, anzi, l’atteggiamento è quello giusto per far parlare di sé solo attraverso la musica, senza impalcature aggiuntive, in piena modalità old school.
Paiono quindi esserci tutti gli ingredienti per immergersi in un nuovo, ulteriore, sano bagno di sonorità tradizionaliste venate di eroica lungo quaranta minuti, diretto discendente dei grandi del passato.
La voce femminile di Mareike riporta naturalmente ai Lordian Guard, operazione “costola” del Warlord William J. Tsamis allestita negli anni Novanta insieme con la consorte Vidonne Sayre-Riemenschneider.
Anche la produzione del lavoro degli ellenici, ovattata (eufemismo), scaturisce l’accostamento con gli stessi Warlord, quelli degli inizi, di Deliver US e And the Cannons of Destruction Have Begun…
Ma, se già il fatto di rifarsi palesemente al gruppo di culto capitanato dall’accoppiata William J. Tsamis/Mark S. Zonder sia operazione pericolosissima, praticarlo oggidì risulta ancora più improbo.
I greci ci provano, l’attitudine non manca loro di certo è il risultato finale si può considerare soddisfacente. Va però rimarcato che in alcuni passaggi la formazione pecca a più riprese, soprattutto quando il gioco si fa duro: si palesa una mancanza di solidità abbinata a una carenza in termini di grinta espressa da parte della cantante, che viceversa se la cava piuttosto egregiamente nei momenti più morbidi e soavi. Impossibile poi sottacere una certa ripetitività di fondo nell’impianto generale ma soprattutto i difetti a livello di suoni, assolutamente non all’altezza della situazione. Ve bene rifarsi agli anni Ottanta, mostrare fedeltà incrollabile nei confronti delle radici dell’Acciaio ma non va dimenticato che siamo nel 2025 e, seppur carichi di idee e credo, se i cavalli dei quali si ha a disposizione poi non si riesce a trasferirli a terra, si va a vanificare qualsiasi sforzo profuso.
Al netto degli inciampi specificati poc’anzi, Black Sword Thunder Attack mantiene comunque un buon tiro e riesce a distillare momenti di esaltazione nell’energica “Gates of Fire” e nelle maggiormente riflessive “On the Way of Acheron” e “Last Flight of the Eagle”, solo per enumerarne tre.
In conclusione, l’album di debutto del complesso ellenico – nel 2020 avevano pubblicato l’Ep March of the Damned – lascia ben sperare per il futuro anche se sarà molto probabilmente il prossimo loro passaggio discografico a stabilire il vero status dei quattro metal warrior, che rispondono ai nomi di Chris (chitarre e tastiere), Stelios (basso), Marios (batteria) e la sopra menzionata Mareike alla voce.
Stefano “Steven Rich” Ricetti