Recensione: Blue Blood

Di Carlo Passa - 18 Marzo 2023 - 10:55
Blue Blood
Etichetta: Frontiers Music
Genere: Heavy 
Anno: 2023
Nazione:
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67

I Phantom Elite arrivano con questo Blue Blood al terzo album, dopo Wasteland (2018) e Titanium (2021). La band ruota intorno alla figura di Sander Gommans, produttore ed ex chitarrista degli After Forever, e propone un heavy metal molto moderno che incrocia elementi sinfonici e gotici con arrangiamenti che fanno ampio uso dell’elettronica.
Marina La Torraca, membro della superband di cover in chiave symphonic metal Exit Eden e una delle voci dei concerti degli Avantasia, aggiunge pathos, profondità e passione a una manciata di pezzi a tratti anonimi e ripetitivi, che giocano a irrobustire e modernizzare il più possibile quanto band come i Within Temptation propongono da molti anni. Per carità, alcune melodie sono accattivanti, come è testimoniato dalla buona opener Skin Of My Teeth, o dall’anthemica Inner Beast; ma la, già magra, magia, è destinata all’effimero, se è vero che viene spesso sopraffatta da un generale tono di noia, dovuta massimamente a tastieroni soporiferi e basi ritmiche elettroniche, che saranno anche molto cool ma, in ultima istanza, non fanno che rendere Blue Blood una sequenza di pezzi che suonano molto simili tra di loro, senza quasi mai incidere.
Se This Sick World è forzosamente modernista, Birdcage non è male, grazie soprattutto a un bel groove e alla ottima prova di Marina La Torraca. Apex, invece, è un pasticcio confuso di modern metal che pare non trovare una direzione definita. Meglio, allora, Fragments, che almeno suona minimamente motivata nelle proprie variegate atmosfere. Mentre Laid With Vines inizia come una ballad molto atmosferica e piuttosto affascinante, seppur un po’ banale, per poi trasformarsi in un pezzo sinfonico pomposo sostanzialmente inane.
I momenti migliori del disco arrivano verso la sua conclusione. Daydark è, infatti, finalmente un buon pezzo, sorretto da una melodia piacevole e un arrangiamento ragionevole, mentre la title-track è un brano progressive di qualità che si ascolta (e, addirittura, si riascolta) volentieri, pieno com’è di variazioni motivate e ben incastonate l’una nell’altra. E, infine, ecco che Black Sunrise porta pure una ventata di freschezza: pur giocando intorno alle consuete maniere della band, il brano è sorretto da una scrittura di qualità valorizzata da una prova omogenea e compatta della band.
Insomma, Blue Blood a tratti è brutto e a tratti è bello. I Phantom Elite mostrano di avere delle buone qualità, ma in talune occasioni sembrano perdere il bandolo della matassa, forse volendo strafare, mentre in vero riescono a dare il meglio di sé proprio quando si regalano la semplicità delle valide melodie che sanno comporre. Tolti i forzosi modernismi di scrittura e arrangiamento, la band di Sander Gommans potrebbe stupirci in futuro con prove più armoniche e coerenti di questo Blue Blood che, comunque, soprattutto nella sua seconda parte, regala qualche momento decisamente valido.

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