Recensione: Brace For Impact

Di Andrea Bacigalupo - 22 Agosto 2023 - 22:51
Brace For Impact
70

Leggo: “Formatisi nel 2019, i Colony Drop hanno costruito il loro sound attorno alle chitarre di Benjamin Burton e Ryan Moon (Turian), i cui stili solisti complementari ma distinti richiamano la tradizione dei duellanti Hanneman/King, Denner/Shermann e persino Downing/Tipton”.  Modesti, direi … d’altronde Murray/Smith non li citano.

Però lo scopo di incuriosirmi lo hanno raggiunto: loro sono i Colony Drop di Seatle (ma con sede a Washington) e ‘Brace For Impact’ è il loro album di debutto, disponibile via Nameless Grave Records dal 25 agosto 2023.

Il loro è un Thrash Metal sul quale innestano sonorità che vanno dall’Hardcore Punk all’Hard Rock, passando per l’US Power ed anche per la NWOBHM, che di questa ne puoi mettere quanta ne vuoi che tanto non guasta mai.

Il risultato è un prodotto versatile, dove strabordano le influenze di Slayer, Metallica e Suicidal Tendencies ma anche di Riot e Iron Maiden, ad esempio.

Nella maggior parte dei casi sono sfumature, piccoli frammenti che rendono meno convenzionale il songwriting, in altri le sezioni che escono dal Thrash sono più robuste e complementari.

Giusto per fare qualche esempio: la smodata ‘Remade’ ha un finale che sta tra i Black Sabbath e l’Hard Rock psichedelico, il refrain della velocissima e terribilmente Hardcore ‘Stage Against the World’ è accompagnato da una breve linea di doppia chitarra che però riesce a farci mandare un saluto al grande Mark Reale (RIP), ‘Supplicant’ passa da folle a sofisticata e poi si appesantisce.

Insomma, ce n’è un po’ per tutti: accelerazioni violente, rallentamenti scuri, ferocia, istinto ribelle … orecchiabilità e disturbo sonoro ed un filo conduttore dato da un’insania sempre presente e persistente.

In teoria tutto sto rimescolamento dovrebbe far perdere identità ai Colony Drop, però questo non succede, alla fine tutto funziona e diventa un letale assalto frontale.

La sensazione è che ogni singolo musicista sia riuscito a trasmettere agli altri il proprio bagaglio culturale (che non deve essere neanche poco, visto che i ‘ragazzi’ non sono proprio di primo pelo) per farne un tutt’uno.

Qualche brano brilla un po’ meno (‘Heartwrench’, ‘Patient Xero’) ma, in generale, ‘Brace For Impact’ si ascolta volentieri, ed anche se il paragone con le doppie asce di cui sopra è alquanto azzardato il duo Burton/Moon macina bene, creando potenti catene di riff, bei passaggi sincroni, robuste melodie ed assoli incandescenti.

Aggiungendo una sezione ritmica martellante ed una voce tonante e decisa la formula è completa, basta aggiustare qualche dettaglio, smussare qualche angolo e questa band può far parlare molto di sé.

Brace For Impact’ è stato registrato ed ingegnerizzato da Nicholas Wilbur presso gli Unknown Studios e da Ryan Moon presso i Buster Room Recordings ed è stato mixato e masterizzato da Alex Farrar presso i Drop Of Sun Studios. Il logo è di Emily McCafferty, la fotografia di Chris Schanz, mentre la copertina, rappresentante la visione di una tecno-apocalisse (l’album dipinge l’immagine di un futuro meccanizzato) è di Matt Stikker.

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