Recensione: Caravan

Di Matteo Pedretti - 25 Aprile 2021 - 7:00
Caravan
Band: Acid Mammoth
Etichetta: Heavy Psych Sounds
Genere: Doom  Stoner 
Anno: 2021
Nazione:
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76

Black Sabbath a parte – che in quanto progenitori indiscussi del Metal sono da escludersi dall’argomentazione che segue – e con i limiti intrinsechi di una generalizzazione, è possibile distinguere quattro tipologie di band in base al contributo da queste apportato. In ambito Stoner/Doom, ma le medesime considerazioni sono estendibili a diversi altri filoni, si trovano gruppi che hanno creato il genere, come Saint Vitus, Trouble, Pentagram e Candlemass. Altri, tra cui Cathedral, Sleep ed Electric Wizard nei primi anni Novanta e Pallbearer e Bell Witch in tempi più recenti, ne hanno ridefinito i canoni stilistici. Vi sono infine quelli, forse la maggior parte, che non propongono assolutamente nulla di nuovo: tra questi è però necessario distinguere tra le formazioni del tutto derivative e quelle che riescono invece a rielaborare le proprie, pur marcate, influenze componendo pezzi tecnicamente validi e piacevoli all’ascolto.

A quest’ ultima categoria appartengono gli ateniesi Acid Mammoth, formatisi nel 2015 per volere di Chris Babalis Jr. (voce e chitarra) e dell’amico di lunga data Dimosthenis Varikos (basso). L’anno successivo la squadra si completa con l’ingresso del chitarrista, nonché padre del cantante, Chris Babalis Sr. e del batterista Marios Louvaris. Nel 2017 i greci pubblicano l’esordio indipendente “ST” (recentemente ristampato da Heavy Psych Sounds) che chiarisce inequivocabilmente la direzione che intendono seguire: quella di uno Stoner/Doom convenzionale che si fonda su una valanga di tonanti riff downtempo infarciti con una buona dose di psichedelia e su un’estetica e un immaginario che pescano a piene mani dagli horror movie anni Settanta.

Il menzionato debutto discografico viene notato dalla Heavy Psych Sounds, fucina nostrana di nuove realtà Doom, Sludge, Stoner ed Heavy Rock, che mette gli Acid Mammoth sotto contratto e dà alle stampe il secondo full lenght “Under Acid Hoof”, ampiamente apprezzato negli ambienti underground, e uno split con i sardi 1782 “Doom Sessions Vol.2”. La band è inarrestabile e lo scorso settembre entra nei Descent Studio di Atene per realizzare il terzo disco che, come tutti i lavori precedenti, è stato registrato, mixato e masterizzato da Dionysis Dimitrakos.

“Caravan” non si discosta dalle formule espressive dei suoi predecessori; ciononostante è sufficiente un primo ascolto per notare che il suono si è fatto più pesante e che le composizioni sono ora caratterizzate da più elevati livelli di qualità e variabilità. L’apripista “Berserker” accosta un riffing poderoso, linee vocali pulite di impostazioni Occult Rock e liriche orrorifiche in un mood che rimanda ad Uncle Acid & The Deadbeats. L’andatura più lenta della successiva “Psychedelic Wasteland” determina l’ulteriore incupirsi delle atmosfere, che riescono a risultare piuttosto variegate grazie agli assoli psichedelici che si insinuano tra le sezioni cantante.

Il giro semplice e ripetitivo che apre “Ivory Towers” dipinge con successo quelle tinte arcane tanto care agli amanti del genere. L’ingresso della voce e le divagazioni strumentali in territorio Psych portano il pezzo a virare verso suggestioni più Rock, non lontane dai lavori dei berlinesi Kadavar. Nei suoi 11 minuti abbondanti la title track si discosta momentaneamente dai toni orrorifici delle tracce precedenti per avventurarsi in un trip intergalattico di scuola Sleep, tra grassi accordi downtuned e fuzz di chitarra. La conclusiva “Black Dust”, con un sound che torna a farsi più cupo e fumoso, l’immancabile psichedelia e registri vocali melodici, assume i contorni di un rituale lisergico.

Se è vero che gli Acid Mammoth non mettono nulla di nuovo sul piatto, è altrettanto vero che la passione e l’entusiasmo così generosamente profusi in questi 40 minuti di musica sono pregevoli e contagiosi. Non sempre un nuovo ascolto deve essere sfidante, a volte bastano delle belle canzoni che spingano l’ascoltatore ad alzare il volume. “Caravan” è un album semplice e genuino, assolutamente raccomandato agli appassionati di Stoner/Doom, che potranno apprezzarlo rilassandosi all’interno della loro comfort zone.

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