Recensione: Chapter 3: Parasomnia

Di Emanuele Calderone - 29 Febbraio 2012 - 0:00
Chapter 3: Parasomnia
Band: Colosseum
Etichetta:
Genere:
Anno: 2011
Nazione:
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85

Il 15 Maggio 2010 moriva a soli 32 anni Juhani Palomäki, uno dei nuovi e più quotati protagonisti dell’intero panorama funeral mondiale. Il chitarrista e cantante finlandese, dopo aver militato in band quali Flegeton e Yearning, nel 2006 diede vita ai Colosseum, una delle migliori realtà funeral doom degli ultimi anni.
I primi due dischi, denominati rispettivamente “Chapter 1: Delirium” e “Chapter 2: Numquam”, avevano mostrato le ottime capacità compositive del combo, che si ritrovò, di diritto, catapultato nell’Olimpo della scena.

A distanza di un anno dalla seconda uscita discografica, il gruppo -capeggiato per l’ultima volta da Palomäki- torna in studio per registrare quello che purtroppo sarà anche il loro ultimo album. Dedicato alla memoria di Juhani e uscito postumo allo scioglimento della band, “Chapter 3: Parasomnia” rappresenta la vetta massima raggiunta dai Colosseum. Musicalmente il lavoro prosegue rispettando le coordinate già indicate precedentemente, senza presentare grandi stravolgimenti o cambi di rotta. La musica è pachidermica, ossessiva, epica e fiera nel suo incedere; il mood si attesta su toni tragici e gelidi, smorzati solo di rado da melodie più ariose.
Esattamente come in “Chapter 2”, tutto ruota attorno alle tastiere, che rivestono un ruolo di fondamentale importanza sia nel tracciare le melodie portanti dell’album, sia nel creare le atmosfere a cui si faceva riferimento in precedenza.
Ciò non significa che gli altri strumenti non trovino la loro naturale collocazione: la sei corde si ritaglia il suo spazio disegnando un riffing estremamente elegante e raffinato, che non difetta però di potenza. Basso e batteria, come da migliore tradizione funeral, tessono ritmiche cadenzate e rallentate al massimo, conferendo all’opera una disturbante sensazione di claustrofobia. Ad arricchire ulteriormente il sound dei Colosseum ci pensano violoncelli, violini e trombe, che fanno la loro comparsa a più riprese, rendendo così ancor più corposa una proposta già di grande impatto emotivo.

L’album, composto solamente da cinque brani -per una durata complessiva di ben 63 primi-, nonostante sia particolarmente articolato e ricco, si lascia ascoltare con un’immediatezza quasi inaspettata. Non nego che alcuni passaggi sparsi qua e là all’interno della tracklist, mi abbiano fatto scorrere i brividi lungo tutta la schiena. Volete un esempio concreto? Beh, vi basterà premere il tasto play del lettore e abbandonarvi ai 21 minuti dell’introduttiva “Dilapidation and Death”, vero e proprio saggio di arte. A una prima metà morbosa e cupa, se ne alterna una seconda più melodica, delicata, a tratti addirittura sognante, che a stento vi farà trattenere le lacrime. Gli intrecci di chitarra, assieme alle dolci atmosfere create dalle tastiere plasmano melodie quasi impalpabili, venate da una profonda malinconia; i meravigliosi cori aggiungono ancor più lirismo al pezzo, che da subito si candida a essere uno dei più riusciti dell’intera carriera dei finlandesi.
Più si va avanti e più ci si accorge che il lavoro non conosce un attimo di stanca: i pezzi si susseguono orgogliosi ed imponenti come monoliti, senza lasciare un momento di scampo all’ascoltatore. Sembra per tanto quasi impossibile rimanere impassibili davanti alla cupa teatralità di “Passage to Eternity”, o ai ritmi più incalzanti di “On the Strand of Nightmares”, la più estrema del lotto.

Superato solo dall’inarrivabile “Paragon of Dissonance” degli inglesi Esoteric, “Chapter 3: Parasomnia” rappresenta, con buone probabilità, la miglior uscita in ambito doom estremo dello scorso anno. La sensibilità artistica che si evince dalle musiche, assieme ad arrangiamenti magniloquenti e ad una prova tecnica totalmente priva di qualsivoglia sbavatura, innalzano questo disco allo status di capolavoro del combo.
Non sappiamo -e sfortunatamente non sapremo mai- se i Colosseum avrebbero potuto migliorarsi ulteriormente, fatto sta che questo è un lavoro coi fiocchi che non dovrebbe davvero mancare nelle discoteche di nessun appassionato di funeral. Grazie per questa splendida opera d’arte.
Promossi a pienissimi voti.

Emanuele Calderone

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Tracklist:
01- Dilapidation and Death
02- Questioning Existence
03- Passage to Eternity
04- On the Strand of Nightmares
05- Parasomnia

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