Recensione: Chapter V: The Ascendance

Di Fabio Vellata - 3 Maggio 2025 - 8:00
Chapter V: The Ascendance
Band: Art Nation
Etichetta: Frontiers Music Srl
Genere: Hard Rock  Power 
Anno: 2025
Nazione:
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78

Un cambio di rotta ormai definitivo per gli Art Nation.
Partiti anni fa con il buon “Revolution” alla conquista dell’universo melodic rock, il gruppo di Alexander Strandell e Christoffer Borg ha progressivamente mutato il proprio stile, ridefinendo le coordinate per tracciare la rotta di un heavy power sempre molto melodico, ma distante intere galassie rispetto a quanto lasciato intendere agli inizi.

Onestamente il disco precedente non ci aveva convinto sino in fondo. La strada era solo abbozzata ma rimaneva un po’ sospesa. Incerta. Come volesse mantenere il proverbiale piede in due scarpe. Perdendosi in soluzioni sentite un sacco di volte. Quasi abusate.
Il quinto capito, intitolato “The Ascendance” rompe finalmente gli indugi, assumendo in forma compiuta la traiettoria verso un genere più sinfonico, elaborato e contemporaneo. Un nuovo percorso che appare ora molto più affine a certi Sonata Arctica che non intento a rincorrere, come agli esordi, i fasti dei conterranei H.E.A.T.

Scelta buona, perché in questa versione, meno indecisa e più definita, gli Art Nation danno l’impressione di trovarsi maggiormente a proprio agio.
Decisamente più metallizzati, ora vicini al power nordeuropeo dei già citati Sonata Arctica, Dynazty o Majestica, ma con uno Strandell in più. La voce del frontman in effetti, è un valore aggiunto che, come sempre, addiziona punti a favore ad un lavoro comunque piuttosto buono.
Sempre moltissima melodia, ma più epicità e dinamismo quasi heavy per un genere che ha eliminato il riferimento agli anni ottanta per entrare nella scia di una rinnovata modernità. Distanziandosi un po’ anche dall’altro progetto che vede coinvolto Strandell, gli ottimi Crowne.

Per inclinazione personale, preferivamo forse la prima versione, ma va obbiettivamente ammesso che anche in questa veste gli Art Nation non sono affatto male.
Le canzoni sono tutte piuttosto solide e molto ben arrangiate, con quel retrogusto leggermente sinfonico che, soprattutto nei cori amplificati e nelle parti orchestrali, conferisce loro un alone di rarefatta atmosfera fantasy.
Halo” e la travolgente “Unstoppable” sono i nostri brani preferiti, quelli che rendono al meglio l’anima rinnovata della band.  L’intera scaletta tuttavia si afferma come piuttosto omogenea nei contenuti e negli esiti. Piuttosto interessanti.

Prodotto splendidamente e con una voce tra le migliori del genere a condurlo, “The Ascendance” è effettivamente un disco di buonissima qualità che senza dubbio si mostra più convincente del suo incerto ed altalenante predecessore.

Gli Art Nation si confermano come sempre degli ottimi outsider.
Ma se a qualcuno venisse in mente di inserire il loro nuovo album tra le cose più gradevoli degli ultimi mesi, non faremmo fatica a comprenderne la scelta.

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