Recensione: Tales from Other Worlds

Di Luca Montini - 26 Dicembre 2020 - 0:00
Tales from Other Worlds
Band: Chocobo Band
Etichetta: Autoprodotto
Genere: Power 
Anno: 2020
Nazione:
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80

Portare a termine un qualsiasi Final Fantasy è un’esperienza totalizzante. Qualcosa che trascende la semplice fruizione (video)ludica, in una gesamtkunstwerk di wagneriana memoria. La saga nipponica ideata da Hironobu Sakaguchi nel 1987 è sempre stata forte di trame indimenticabili, characher design eccezionali, grafica e filmati all’avanguardia, combat system avvincenti e… colonne sonore tra le migliori mai realizzate nel mondo dei videogame. Merito principalmente di Nobuo Uematsu, storico compositore delle varie iterazioni del titolo. Sue sono le melodie che hanno certamente contribuito al successo planetario della serie. Non tutti sanno che nel lontano 2002 Uematsu ha anche fondato una band prog metal, i The Black Mages, attivi fino al 2010, dediti proprio alla riproposizione dei più celebri temi di Final Fantasy riarrangiati in chiave rock, con il maestro alle tastiere.

Dal Paese del Sol Levante a Modena. Ispirati nel moniker dal celebre pennuto che fa da cavalcatura in quasi tutti gli episodi della serie, la Chocobo Band è una giovane realtà attiva da diversi anni e raccoglie idealmente l’eredità dei maghi neri. Forte di una buona esperienza maturata sul palco (soprattutto in fiere dedicate al fumetto e ai videogiochi come il Lucca Comics), la band ha all’attivo un album, “Shuffle or Groovy” (2017), che presenta arrangiamenti più moderni e sperimentali. “Tales from Other Worlds” è il vero e proprio esordio come full-length in ambito metal, con quattordici pezzi tra i più rappresentativi della serie riarrangiati con personalità ma anche con altrettanto, ossequioso rispetto per le partiture originali.

La selezione dei brani di Final Fantasy (da qui in avanti FF) da parte della Chocobo Band è indubbiamente esaltante, un vero e proprio regalo ai fan della serie targata Squaresoft (poi Square-Enix): tra ballate, temi di battaglia e temi principali. Buoni il missaggio e la produzione, considerato che si tratta di un lavoro autoprodotto, dedicato ad un pubblico pur ristretto di fan per una serie che ha venduto complessivamente più di cento milioni di copie.
Partiamo dai battle theme che già abbiamo potuto apprezzare anche negli album dei maghi neri, brani dalla forte identità progressive qui riproposti e fatti propri con grande talento e carattere a riprova delle capacità tecniche dei ragazzi. Dai temi dell’epoca NES/SNES “The Rocking Grounds” (FFIII) e “Clash on the Big Bridge” (FFV) in cui prevale il dialogo serrato tra le chitarre (di Mike Pelillo e Salvatore Zappalà) e le tastiere di Giacomo Ferrari, a un’inedita ed interessante “Dancing Mad” (FFVI), indubbiamente uno tra i brani più complessi e strutturati nell’intera storia dei videogiochi coi suoi quattro movimenti (e parliamo del 1994!), qui proposta come suite in due parti con tanto di sezioni cantate da Beatrice Bini (Constraint) e Mike Pelillo. In rappresentanza dell’era a 32 bit di Playstation, “Those Who Fight Further” e “Jenova” (FFVII), “Force Your Way” e “The Extreme” (FFVIII), a rievocare gli scontri più emozionanti di Cloud e Squall, tra una summon ed un G.F.
Sempre tra i due capitoli summenzionati “Tales From Other Worlds” può vantare degli strepitosi riarrangiamenti dei temi principali che virano dal prog al metal sinfonico, cantati in latino: l’imperiosa “One Winged Angel”, tema del miglior villain della serie, Sephiroth, e l’epica “Liberi Fatali”, tema della strega in FFVIII, in cui il ritornello apparentemente privo di significato in qualsiasi lingua “Fithos Lusec Wecos Vinosec” è l’anagramma di “succession of the witches”, con in mezzo la parola “love”. Come si fa a non volere bene a Uematsu?

Altrettanto interessanti sono le ballate, punto di forza della band modenese che può avvalersi della talentuosa Beatrice Bini al microfono. “Eyes on Me” (FFVIII) viene restituita con la stessa, dolcissima intensità della composizione originale cantata da Wang Fei, con la melodia della voce e l’accompagnamento al pianoforte a sostenere la struttura del brano di Julia Heartily, con una bella incursione della chitarra elettrica a metà pezzo. Ancor più degna di nota “Suteki Da Ne” (FFX), cantata da Beatrice in giapponese come nell’originale di RIKKI ma con un’impostazione decisamente più operistica: un brano struggente ed ammaliante come la sequenza tra Yuna e Tidus nel bosco di Macalania.
Concludo con i due brani che aprono il disco, i più recenti dal capitolo del 2016 FFXV: la lenta introduzione “Somnus” e il battle theme della battaglia contro il Titano “Apocalyptis Noctis” sempre cantati in lingua latina dalle due voci della band.

Ascoltare “Tales from Other Worlds” per un fan di Final Fantasy è insomma come per un Chocobo farsi una bella scorpacciata di erba ghisal. Wark! (ma anche Kweh!). La band è stata capace di affrontare le composizioni originali tratte dalla serie videoludica con grande professionalità e carattere, sia quando la strada era già parzialmente aperta dai The Black Mages di Nobuo Uematsu sia in campo aperto con nuove ed originali riproposizioni, con le due voci di Beatrice Bini e Mike Pelillo che restituiscono versatilità ed intensità alla proposta dall’elevato coefficiente di difficoltà tecnica. Un emozionante lavoro della Chocobo Band, per chi ha passato giorni interi perso negli incredibili mondi di Hironobu Sakaguchi, girovagando la world map a cavallo di improbabili pennuti gialli.

Luca “Montsteen” Montini

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