Recensione: Coverin’ Thoughts

Di Francesco Maraglino - 16 Marzo 2013 - 12:10
Coverin’ Thoughts
Band: Karnya
Etichetta:
Genere:
Anno: 2013
Nazione:
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80

Coverin’ Thoughts è l’esordio dei Karnya, nuovissimo combo italiano che si muove nell’ambito del progressive metal. La band è costituita dal cantante Riccardo Nardocci, dal tastierista Dario Di Pasquale (ex Zen, Setanera), dal bassista Enrico Sandri (Utopia, Setanera, Beyond Abstract) e dal batterista Luca Ciccotti (ex Infinita Symphonia).
I quattro si avvalgono, nel loro primo full-length, anche della collaborazione, in qualità di guest star, di talentuosi musicisti come Chiara Ludovisi (violino), Francesca Naccarelli (voce), Luca Urbinati (batteria) e Claudio Nigris (orchestrazioni),
L’album è stato poi missato da Giuseppe Orlando dei Novembre a Roma, per poi essere masterizzato da Jens Bogren (già al lavoro con gente del calibro di James LaBrie, Opeth, Katatonia) in Svezia.

Coverin’ Thoughts si apre con una breve intro, Mechanical Mixtures, per poi immergere l’ascoltatore in un turbine sonoro in cui melodia, spunti classicheggianti, cattiveria metal ed avviluppati incanti progressive si mescolano in maniera sapiente, suggestiva e personale, pur nell’inevitabile richiamo alle ascendenze dei numi tutelari del genere, quali Dream Theater, Queensryche ed Opeth, non disdegnando rimandi anche allo storico progressive degli anni settanta di mostri sacri quali gli Yes.
Non manca, come il genere prescrive, l’obbligatoria suite di oltre quindici minuti, A Paraphreniac Menticide, in cui si alternano in sette movimenti momenti lirici con tanto di violini, solennità evocative, arrembanti tempeste di prog metal sinfonico e tetri e gutturali abissi sonori.
Anche se non fa mancare momenti più quieti – è il caso della sinuosa ed incantata Hariel, piacevolmente segnata dal lavoro di  basso e chitarra e della voce femminile, del finale incantevole frammento acustico Still alive(?), e della prima parte, caratterizzata da pianoforte e voce, di Where the silence remains – , l’opera prima dei Karnya si muove soprattutto negli ambiti del più incalzante prog metal.
Ne sono esempi Sliver, un brano metallico ed aggressivo con squarci classicheggianti e tempestosi inseguimenti di chitarre e tastiere, Ego’s End, canzone aggressiva trapassata da chitarre staffilanti e da una sezione ritmica arrembante, ed infine Stronger, traccia scorticata e grintosa se non addirittura rabbiosa.

Altrove l’incalzare metallico è mitigato da squarci melodici, come nella marziale Flooding blood, attraversata da bagliori lenti ed armonici e caratterizzata dalla voce qui cavernosa di Riccardo Nardocci, in Coverin’ Thoughts, che inizia pacatamente per poi dipanarsi in un’andatura più veloce ma mai opprimente ed in Wait4more, dinamico ed intricato brano prog metal dalla forte componente melodica.

Fallen Angel, tra i brani migliori del lotto, è, invece, enfatica e solenne ed è adornata da un pregevole assolo di chitarra.

Coverin’ Thoughts rappresenta, dunque, un eccellente lavoro d’esordio per i Karnya, i quali dimostrano competenza strumentale ed efficace capacità di songwriting, tali da far ben sperare per il futuro della band, la quale possiede tutte le doti anche per svincolarsi del tutto dai modelli di riferimento.

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