Recensione: Dance With the Devil

Di Stefano Usardi - 4 Marzo 2020 - 10:00
Dance With the Devil
Etichetta: Nuclear Blast
Genere: Heavy 
Anno: 2020
Nazione:
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75

Truemetallari di tutte le età: sedetevi qui, intorno a me! Oggi vi voglio parlare dell’imminente ritorno sulle scene delle Burning Witches, gruppo tutto femminile proveniente dalla Svizzera che, col terzo album “Dance With the Devil”, intende mettere il resto del mondo a ferro e fuoco. Per chi non le conoscesse, le agguerrite donzelle suonano un heavy metal di tipo classico, classicissimo, direi quasi veterotestamentario; di quello fatto di acciaio, cuoio e borchie, per cui andate a ritirare i mutandoni di pelliccia in tintoria o tirate fuori dall’armadio i vostri ninnoli borchiati e pellami vari: state per fare un viaggio indietro nel tempo fino agli anni Ottanta! Ebbene sì, signori: le affascinanti transalpine non fanno mistero del loro amore incondizionato per certe sonorità da vecchia scuola, e durante l’ascolto di “Dance With the Devil” questo amore si sente tutto. Judas Priest, Ronnie James Dio, vecchi Helstar e, seppur in misura minore rispetto al precedente “Hexenhammer”, gli Warlock dell’intramontabile Doro sono solo i primi nomi che mi vengono in mente pensando alla proposta delle Burning Witches. A fronte di tali numi tutelari, va detto che le cinque streghe svolgono piuttosto bene il loro compito, miscelando con una buona attitudine rasoiate stridenti, ritmiche telluriche e l’ugola arcigna ed iraconda della nuova entrata Laura Guldemond, che rispetto alla precedente vocalist – assai più in linea con quanto fatto dalla già citata miss Pesch – urla, ringhia e strepita che è una bellezza, cercando in ogni modo di caricare di ulteriore aggressività l’operato già corpacciuto delle colleghe. Come si fa a non volerle bene?

Da un punto di vista strumentale non si notano epocali cambiamenti nel metallo delle Burning Witches, sempre improntato a un heavy cafone, diretto, immediato e di facile assimilazione. Ciò che si nota, però, è sicuramente l’attitudine più personale che le svizzere esibiscono rispetto al precedente capitolo della loro discografia: l’insistente profumo di tribute-band che si percepiva prima si è, con “Dance With the Devil”, notevolmente affievolito, e sebbene in un genere come l’heavy classico i richiami al passato siano praticamente la norma è bello notare che le Burning Witches abbiano iniziato a tracciare una loro strada. In altre parole: nulla che ancora brilli di luce propria in fatto di originalità, ma un piacevole passetto avanti in un ambiente fin troppo dedito al ripescaggio e alla rimasticatura ad oltranza di vecchi clichés. Pollice alto anche per la produzione e il bilanciamento dei suoni che, forse complice anche lo zampino di Schmier dei Destruction, donano alle tracce la giusta enfasi e rotondità senza scadere nel fastidioso effetto bombastico che ogni tanto penalizza (a mio modestissimo avviso) le uscite di mamma Nuclear Blast.

Dodici tracce – di cui l’ultima che, come da tradizione della band, altro non è che la cover di un pezzo antologico di un nome grosso – per cinquantadue minuti di durata complessiva: che non sono pochi, a voler ben vedere, ma va detto che togliendo i sette minuti di una carina ma anche abbastanza scolastica “Battle Hymn” (eseguita insieme a due signori come Mike Lepond e Ross the Boss) “Dance With the Devil” resta sotto la soglia dei tradizionali 45 minuti. Inoltre, anche dal punto di vista della struttura complessiva dell’album va dato atto alle balde signorine di aver giocato le proprie carte in modo intelligente, variando il tiro e il tono delle canzoni in scaletta quanto basta per assicurare un’ottima scorrevolezza al tutto. “Dance With the Devil”, infatti, si presenta come una sorta di bigino dell’heavy metal, durante il quale le Burning Witches passano dalle classiche marce che sembrano prediligere, dai tempi medi e i riff diretti e muscolari come la title track, la minacciosa “Six Feet Underground” o l’incombente “Necronomicon”, a brani più aggressivi. E qui ce n’è un po’ per tutti i gusti, dalle cavalcate impetuose come l’arcigna e stridente “Lucid Nightmare”, agli inni trionfali dai ritornelli facili facili, fatti apposta per strappare consensi dal vivo (“Sisters of Fate” o “The Final Fight”) fino alla classica ballatona che più ottantiana non si può (“Black Magic”), carica di pathos e melodie struggenti. Non mancano tracce come “Wings of Steel” e “Sea of Lies”, in cui le nostre mescolano le carte punteggiando atmosfere luciferine con improvvise accelerazioni o solenni squarci melodici.
Per questi motivi devo dire che, tutto sommato, questo “Dance With the Devil” mi è piaciuto assai. D’accordo, l’album non riserva grandi sorprese dato il suo tasso di prevedibilità piuttosto alto, ma le Burning Witches compensano la scarsa originalità di fondo con una prova pulita, diretta e priva di fronzoli; i suoni sono potenti senza suonare leccati e le canzoni sono tutte di buon livello: discretamente coinvolgenti, agguerrite, graffianti quanto basta e ruffiane il giusto. Infine, cosa da non sottovalutare, l’album scorre egregiamente per tutta la sua durata, diverte e intrattiene senza appesantire e ogni tanto piazza anche qualche bella zampata. Non sarà un capolavoro, ma i lavori brutti sono ben altri. Promosse.

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