Recensione: Danger To Ourselves

Di Andrea Bacigalupo - 22 Settembre 2021 - 0:00
Danger To Ourselves
Band: Stagewar
Etichetta: Black Sunset
Genere: Thrash 
Anno: 2021
Nazione:
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75

Ritorno discografico degli Stagewar, band di ultima generazione nata nel 2003 a Francoforte e con all’attivo due album: ‘Living To Trash’, del 2011, e ‘Killing Fast’, del 2016.

Il terzo lavoro porta il nome di ‘Danger To Ourselves’ ed è disponibile dal 24 settembre 2021 via Black Sunset, divisione della MDD Records.

Per quanto riguarda la formazione permangono i due fondatori Kimon Roggenbuck (chitarra) e Dominik Dezius (chitarra/voce) ed il batterista Joseph Schweng, entrato nel 2011, mentre vediamo il rientro di James Reuter al basso, già presente agli inizi e poi sostituito nel 2012 da Alex Binias.

A livello di sound il loro è un Thrash non troppo estremo, ma vivace e scoppiettante, che mette assieme sonorità robuste e quadrate con un’attitudine sfacciatamente Punk ‘N’ Roll.

Il songwriting è più prossimo a quanto si sente nell’album di debutto che non nel secondo. Non si tratta, però, di un mero ritorno alle origini, più che altro c’è la volontà di dare alla luce qualcosa di nuovo, senza impantanarsi nelle paludi dello scontato e del già sentito. Rispetto a ‘Killing Fast’, in ‘Danger To Ourselves’ i brani tornano ad essere più lunghi e la carica Punk viene assottigliata in favore di una maggiore articolazione dei pezzi. Troviamo, inoltre, una qual certa reminiscenza di sonorità pesanti, vicine agli anni ’70, e percepiamo anche l’esplorazione di territori prossimi al prog (parlando di sfumature, non aspettatevi i Dream Theater).

Un bel ‘mettere assieme’, con un risultato disinvolto e sufficientemente personale per colpire nel segno ed inchiodare in testa il nome della band.

Risultato raggiunto anche grazie a Aljoscha Sieg (Suidakra ed Eskimo Callboy tra gli altri) ed alla sua produzione solida ed incisiva, che ha messo in luce le qualità taglienti e rocambolesche della band senza snaturare i suoni.

Sono le sezioni corali a dare maggiore identità agli Stagewar, che utilizzano più voci per accompagnare strofe e ritornelli, per dare una maggiore orecchiabilità ai pezzi; qui viene spesso fuori l’attitudine Punk del combo, come già detto meno dominante rispetto a qualche anno fa, ma sempre ben presente …

La chitarra ritmica arroventa l’aria, quella solista fa un lavoro ricco ed abbondante senza esagerare in virtuosismi, la voce è corposa e determinata.

C’è tutto: l’album piace e dà la giusta carica. Gli Stagewar sono una band ad alta energia detonante che deve stare sul palco.

Tra i brani in evidenza ci sono: ‘Box of Dirt’, pesantissima e con delle tastiere riempitive di buon effetto, la grintosa ‘R.U.N.’, che alterna cadenze con ritmi suonati a rotta di collo, la marziale ‘Enough Is Not Enough’ e, soprattutto, l’accattivante ‘Hands of Time’ e la strapotente ‘Nothing For Nothing’.

Danger To Ourselves’ è stato mixato e masterizzato ai Pitchback Studios di Francoforte.

L’artwork è del tatuatore James Reuter (Remember Tomorrow Tattoos) che ha curato sia il digitale, sia il pieghevole dell’edizione in vinile.

Concludendo, buon passo in avanti quello degli Stagewar. Si spera che le attuali condizioni sanitarie consentano di vederli presto nel loro ambiente preferito, ossia il palco, e di poter sbattere la testa insieme a loro. Avanti così!

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