Recensione: Dead Soul Insomnia

Di Leonardo Arci - 21 Dicembre 2006 - 0:00
Dead Soul Insomnia
Band: Betoken
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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78

Il CD che recensisco giunge dalla Old Ones, la neonata etichetta che ha messo sotto contratto i nuovi Betoken, i quali aggiungono con questo Dead Soul Insomnia un altro capitolo alla propria, piuttosto travagliata, carriera. Come accennato i 6 ragazzi lombardi si presentano con una line up rinnovata, che registra l’ingresso in pianta stabile di Eva Rondinelli, in precedenza semplice ospite, la quale viene affiancata al microfono da Francesco Ferreri (Valas). Di un certo interesse è poi l’ingresso di Giulio Capone (Bejelit, Drakkar) alla batteria e alle tastiere e, last but not least, di Raven al basso, già negli sciolti Beholder.

Le novità non si fermano alla line up perché già dalla breve intro si intuisce un cambiamento stilistico piuttosto netto rispetto al power metal abbastanza canonico del predecessore The Gate of Nothing. Ora vi starete chiedendo a cosa sono approdati i Betoken al termine del processo di maturazione che li ha visti protagonisti, e la risposta, va detto, non è per nulla facile, nemmeno dopo aver dedicato diversi giorni solo all’ascolto di questo Dead Soul Insomnia. Le influenze che animano questo lavoro sono molteplici e difficilmente riconducibili ad un genere predefinito. La Old Ones parla apertamente di horror metal, una definizione questa che a mio avviso rischia di essere fuorviante. Sì, perché l’elemento sinfonico, pur presente, non è mai predominante ma si limita a definire atmosfere dark ma di contorno, e le parti vocali, sebbene impostate su tonalità basse e spesso teatrali e recitate, non appaiono sempre cupe e malinconiche. La complessità di questo lavoro è ulteriormente testimoniata dai frequenti sconfinamenti in territori come il prog e il gothic, anche se l’ottimo lavoro alle chitarre del songwriter Ivo Ricci contribuisce a mantenere il sound dei Betoken saldamente ancorato al genere metal. Sia chiara una cosa: spesso la mancanza di originalità è per noi recensori il capro espiatorio per bocciare un lavoro, i Betoken invece non corrono minimamente questo rischio, anzi, il loro lavoro va assolutamente elogiato ed incoraggiato sebbene non sia immediato e facilmente assimilabile.

Il CD contiene ben 16 tracce, tra cui una bonus track, per una durata complessiva di circa 54 minuti. Tra queste cito Don’t let you die che parte con una sezione ritmica piuttosto serrata e tagliente nella quale si innesta la calda voce di Francesco Ferreri, molto lontano per impostazione e timbrica dai soliti cantanti power. Fanno capolino le tastiere di Giulio Capone, molto abile a arricchire la traccia con atmosfere accattivanti, il quale appare a suo agio anche dietro alle pelli, dove esprime tutta la sua potenza e la sua creatività dettando spesso interessanti cambi di tempo. This is my game è una composizione dall’anima oscura nella quale registriamo l’esordio di Eva Rondinelli dietro al microfono, la quale accompagna in modo egregio Francesco Ferreri. Le loro voci mi sembrano perfettamente compatibili: generalmente accanto alla voce femminile eterea e dolce troviamo un cantato maschile cupo eseguito in growling o screaming, nei Betoken invece entrambe le voci sono pulite, aggressive nel senso di potenti e profonde ma mai sporche. Musicalmente la traccia appare meno heavy rispetto alla precedente e più orientata verso territori gothic, merito soprattutto delle tastiere che sviluppano melodie marcatamente dark. Alone è la canzone che più mi ha colpito, dopo un breve arpeggio di chitarra la traccia si sviluppa col suo incedere cadenzato e claustrofobico sfociando in un coro tra i più accattivanti che io ricordi. Come sempre da lodare la prestazione di Giulio alla batteria e soprattutto di Ivo che svolge un lavoro eccezionale alle chitarre insieme al fido Michele De Ponti. I trascorsi power della band riaffiorano vagamente in No fear, anche se possiamo scordarci l’uso della doppia cassa poiché i ritmi non sono mai troppo sostenuti. In questa song va elogiato il valido lavoro svolto da Raven al basso. Man mano che si prosegue si viene colpiti dall’anima gothic di I am the dark, dalla splendida voce di Eva in The land of mirrors, tirando le somme forse un po’ troppo penalizzata in quanto avrebbe meritato più spazio, dai cori ariosi e melodici di Just a nightmare away from here, un po’ in controtendenza rispetto al mood del disco ma per questo rivelatrice di un ampio ventaglio di soluzioni cui la band può ricorrere.

I Betoken non avrebbero potuto confezionare un ritorno migliore. Forti della nuova formazione, nella quale sono confluiti elementi dal background musicale molto eterogeneo, hanno dato vita ad un prodotto nel quale spicca l’originalità e la qualità, forse non immediato per via delle numerose sfumature non facili da cogliere ed apprezzare al primo ascolto, ma certamente adatto a chi nella musica cerca anima e pathos ed una buona dose di personalità. Complimenti ai Betoken e alla Old Ones, e un consiglio a voi lettori: date una chance a questi ragazzi, la meritano!

Tracklist:
Hell sweet home
Don’t let you die
This is my game
…and the pain will be my grave
Dead soul insomnia
Alone
No fear
I am the dark
The land of mirrors
Never hamper a slayer
Before the end
Just a nightmare away from here
They come to show us the way
The morbid lover
Too late to forget
I C.an W,in (bonus track)

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