Recensione: Deep Inside

Di Simo Narancia - 25 Gennaio 2006 - 0:00
Deep Inside
Band: Oracle Sun
Etichetta:
Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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80

Anno nuovo, gruppo nuovo, idee nuove. Potremo riassumere così questo debutto degli Oracle Sun. A dire il vero i membri di questa nuova band, made in Italy, non sono così nuovi. A comporre la “rosa” dei musicisti troviamo infatti 5 validi elementi conosciuti da tempo in altre band del panorama italiano: Frank Andiver alla batteria (Wonderland, Labyrinth, Shadow of Steel, nonché affermato produttore), Val Shieldon alla voce (Sigma), Emy Manuguerra alla chitarra (Angel Grace), Alessandro Cola al basso (Mandragora Scream, Shining Fury) e Fabrizio Marnik alle tastiere (Seven Gates). Con queste premesse alle spalle è facile immaginare che il prodotto di cui andremo a parlare sia di tutto rispetto.

La linea guida di questi ragazzi è suonare un power-prog, marcatamente melodico, aperto a qualsiasi soluzione. In apparenza niente di nuovo è vero, ma nella realtà dei fatti ci ritroviamo, con questo Deep Inside, di fronte a qualcosa di ben fatto e a tratti sorprendente. Stilisticamente siamo un po’ dalle parti dell’incredibile esordio dei Labyrinth, quel “No Limits”  fatto di poderose accelerazioni, tastiere techno-trance e melodie ai limiti del pop. Elementi che però ritroviamo miscelati in misura diversa, perché diversi sono (quasi) tutti gli interpreti, e integrati in un sound ricco e molto personale. Infatti, se l’impianto base è un power melodico tout-court, brano dopo brano e ascolto dopo ascolto emergono quelle componenti che col power hanno poco a che fare. Tra chitarre rocciose (e in alcuni frangenti vicine allo speed power U.S.A.) e ritmiche incalzanti, tra linee vocali subito memorizzabili ma non per questo scontate e tastiere sempre presenti dal suono spesso elettronico, tra cambi improvvisi di atmosfera e di situazioni musicali, nelle nove tracce qui proposte ce n’è davvero un po’ per tutti. Difficile dunque non rimanere affascinati da canzoni come Stand Alone, dove un assolo melodico ed un break pianistico aprono una breccia nel possente muro sonoro eretto per l’occasione, o da Light of life dove un po’ tutti gli elementi del disco si intrecciano per dar vita ad un brano “leggero” e di grande impatto emotivo allo stesso tempo (molto belle le linee vocali). Molto riuscite anche la ballad Your eyes again, che riesce ad essere classicissima ma non stucchevole, Everlasting, dove si possono riconoscere alcune influenze più vicine all’hard rock melodico, e la finale Stone Angel dove ben si amalgamano le componenti power e prog. Ma di questo passo potrei menzionare tutti i brani, vista la bontà complessiva di questo lavoro.

E’ bello tenere a battesimo una band, perché in qualche modo se ne può seguire e capire l’evoluzione di disco in disco. E’ ancor più bello quando l’esordio è così convincente sotto tutti i punti di vista (come la produzione e il mixaggio che mettono in giusto risalto ogni elemento della band), tanto da far sperare in un futuro ancora più roseo. Se poi ci aggiungiamo anche un pizzico di orgoglio nazionale, beh il quadro è davvero completo. Oracle Sun, un gruppo da tenere d’occhio!

Tracklist:

1. Lost In silence
2. Stand Alone
3. Changes
4. Light Of Life
5. Everlasting
6. New Sunrise
7. Your Eyes Again
8. Riding The Sun (instrumental)
9. Stone Angel

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