Recensione: Destination

Di Filippo Benedetto - 20 Febbraio 2004 - 0:00
Destination
Band: Street Talk
Etichetta:
Genere:
Anno: 2004
Nazione:
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78

Gli svedesi Street Talk sono un gruppo dedito ad un hard rock melodico con forti venature AOR formatosi nel 1994 dal tastierista, singer e produttore Fredrik Berg (il quale è anche il principale compositore del gruppo). La band è sorta dalle ceneri di una band hard rock chiamata Shape, che Fredrik aveva fondato nel 1990 insieme all’amico e bassista e drummer Jon Persson. Nel 1996 la band incise il primo full lenght intitolato “Collaboration” che riscosse un certo successo di critica e, dopo poco più due anni di lavoro alla produzione, nel 2000 uscì il seguente “Transition”. Nel 2002 il combo pubblicò il suo terzo lavoro, intitolato “Restoration”.
Il disco che qui recensiamo è una raccolta di alcune songs rappresentative dello stile compositivo degli Street talk estratte dai tre albums, con l’aggiunta di quattro tracks di cui due inedite e due uscite come bonus tracks nell’edizione giapponese dell’album “Transition”. Subito colpisce la perizia con cui sono curati gli arrangiamenti di ogni brano, oltre alla pulizia del sound proposto senza sacrificarne la “rotondità”. Ciò ha giovato indubbiamente nell’apprezzare le doti tecniche di ogni membro della band che, compostamente, svolge il suo ruolo in maniera decisamente brillante. Cominciamo, preliminarmente, dalla descrizione della copertina, davvero molto suggestiva: in essa è ritratta l’immagine del nostro pianeta quasi come fosse una stella capace di emettere propria luce (ma l’interpretazione potrebbe essere anche molto più ambiziosa, vedendo nel nostro pianeta il motore di una galassia).
Apre il disco l’inedita “Astray”, brano dove un riff portante corposo, ma fortemente impostato su melodie piacevolmente stuzzicanti l’orecchio, si mette bene in evidenza. Subito si fa notare la cura e la perizia degli arrangiamenti di cui parlavo precedentemente. Anche le doti tecniche di ogni strumentista sono da segnalare. Colpisce la sezione ritmica basso/batteria, molto trascinante e la chitarra solista che impreziosisce il tutto con un assolo pieno di gusto per la melodia. La seguente “Table Tuning” è un brano lento e abrasivo costruito su di un riff portante “caldo” e rassicurante. Il refrain gode di una buona impostazione delle vocals e anche qui si fanno notare le chitarre che sia in sede ritmica (con buon groove)  che solista (con un pizzicato molto elegante) sorreggono a dovere la struttura del brano. La successiva “Ye Gods and little Fishes” si distingue subito per un riff iniziale molto “solare” che poi risulterà essere elemento portante del refrain che irromperà di contrasto con parti più rilassate. Il brano gode di un’apertura più melodica che troverà  sbocco in un’assolo brillante e in linea con la “solarità” in fin dei conti preponderante nel brano. Anche in “Dance in the Rain” si nota un gioco discretamente calibrato tra momenti più morbidi alternati ad altri in cui le ritmiche sono più “vive” e le chitarre, tra assoli (tutti molto ben innestati nella struttura del brano) e parti ritmiche “ad effetto”, innervano la track di godibile brio. Arrivati all’ascolto “Made For Paradise”, altro brano inedito, subito mi viene in mente la somiglianza del riff portante con un altro brano (più famoso) degli Whitesnake intitolato “The Deeper the Love”. A parte le somiglianze il brano è ben eseguito, sempre con la solita classe e pulizia nell’esecuzione. Con “Hare and Sounds” è un brano nel quale si nota un buon lavoro della sezione ritmica basso/batteria che risulta fondamentale nel rendere corposo e “caldo” il sound del pezzo stesso. Come al solito il refrain si distingue per melodie di facile assimilazione e i due assoli conferiscono al tutto una certa fluidità al tutto, in special modo il secondo che poi chiuderà in “fading” la song. La seguente “Need Someone” prosegue con linearità lungo lo standard melodico e ricercato negli arrangiamenti senza nulla aggiungere a quanto già dimostrato nelle precedenti tracks, con in più un tocco di malinconico romanticismo. “Language of Love” apre in modo diretto e frizzante con un riff molto ritmico che fa da traino agli altri strumenti fino all’irrompere del refrain giocato su tonalità alte. Anche qui l’assolo funge da elemento fondamentale per la chiusura del brano, in “fading”, coinvolgendo l’ascoltatore per la carica “emotiva” che esprime. “If you say it’s over” sembra riprendere il tema “in crescendo” appena sviluppato nella precedente canzone posizionandolo come costante per quasi tutta la durata del brano. “Someday (I’ll get over you”) continua a cavalcare l’onda delle melodie piene di brio grazie di nuovo ad una sezione ritmica cosstantemente sostenuta, il pezzo si nota più che altro per la perfezione in sede di arrangiamenti essendo non particolarmente dissimile dal resto delle song sin qui analizzate. “After the Tears” è uno strumentale morbido nel quale si impone la chitarra che costruisce melodici e “riflessivi” solos. Con la successiva “Walk away from love” un riff più marcatamente hard rock s’impone all’orecchio dell’ascoltatore, con una batteria più “pompata” e per questo trascinatrice degli altri strumenti.
Proseguendo il disco continua a mantenersi su questo livello, mantenendosi in bilico tra l’hard rock melodico e l’AOR in maniera discreta, soprattutto in brani come “Could yoube the only one” o “Standing in the rain”, alternati a brani più rilassati come  “My Breaks for you”, per fare alcuni esempi.    
Chiude l’album la strumentale “I’ll always remember” che per l’impostazione del songwriting ricorda molto lo stile dei Toto. La chitarra solista “detta” il tema principale al resto degli strumenti e un soffuso commento delle tastiere ne sorregge la struttura.
In conclusione questo è un disco consigliato a  quegli appassionati di un hard rock ricercato con forti accenti AOR, per chi invece ha già avuto modo di ascoltare gli Street Talk, apprezzandoli, questo “best of” può risultare un buon acquisto, non necessariamente obbligato.    

Tracklist:

1)Astray (new track)
2)Tables Turning
3)Ye Gods And Little Fishes
4)Dancer In The Rain
5)Made For Paradise (new track)
6)Hare And Hounds
7)Need Someone
8)Language Of Love
9)If You Say It’s Over
10)Someday (I’ll Get Over You)
11)After The Tears (Japanese bonus track from “Transition”)
12)Walk Away From Love
13)My Heart Beats For You
14)Could You Be The Only One
15)If Anybody Breaks Your Heart
16)Standing In The Rain
17)Why Is My Heart Feeling Lonely Tonight
18)I’ll Always Remember (Japanese bonus track from “Transition”)

Line Up:

Göran Edman (vocals)
Hugo (vocals)
Fredrik Bergh (keyboards)
Sven Larsson (guitar)
Tony Franklin (bass)
Bjorn Lodmark (bass)
Christian Johansson (drums)

 

 

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