Recensione: Diamond Star Halos

Di Vito Ruta - 14 Giugno 2022 - 0:01
Diamond Star Halos
Band: Def Leppard
Etichetta: Universal
Genere: AOR  Hard Rock 
Anno: 2022
Nazione:
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75

Il leopardo sordo (pardo surdi), proveniente dalla NWOBHM, si è adattato perfettamente alle sonorità statunitensi e AOR, diffondendosi dapprima nei territori a stelle e strisce e imponendosi successivamente nella terra d’origine.
Animale di indubbia eleganza, è riuscito a rendere il proprio stile inconfondibile, mediante l’utilizzo di riff e armonie vocali altamente melodici, consentendogli di raggiungere popolarità planetaria.
Potente predatore di motivi dalla presa immediata, sempre prodigo di grandi esibizioni dal vivo, quando il leopardo sordo va a caccia difficilmente fallisce l’attacco, incurante dei lunghi periodi di attesa e dei grandi dispendi di risorse.

A conferma delle proprie capacità e attitudini, a distanza di sette anni dall’ultima uscita, i Def Leppard presentano “Diamond Star Halos”, dodicesimo platter in carriera.
L’album si apre con un trittico di brani di indubbia energia: “Take What You Want”, “Kick” e “Fire it up”, che hanno la capacità di riportarci al periodo d’oro del gruppo e sono perfetti candidati per la scaletta live. Senza tradire il proprio marchio di fabbrica, le tre accattivanti tracce sono un omaggio che la band rende al periodo di nascita del glam in terra d’Albione e ai pionieri del genere: Mott the Hoople e Marc Bolan.
Kick” ricorda per la melodiosa effervescenza lo stile di “Bang a Gong (Get It On)” dei T.Rex di Bolan ad un verso del cui testo (“You’ve got a hubcap diamond star halo”) la nuova fatica deve il titolo.
Segue la parentesi country di “This Guitar”, dedicata al potere salvifico della musica. E’ la prima delle ballad che, con periodica cadenza, inframezzano i brani dell’album, nella quale Elliott duetta con Alison Krauss, cantante bluegrass e violinista che ha inciso con Robert Plant due album.

La seconda terna di brani è costituita da “Sos Emergency”, tipico pezzo targato Def Leppard, capace di creare il connubio perfetto tra grande energia e melodia, “Liquid Dust”, brano orecchiabile dall’atmosfera vagamente psichedelica e “U Rock Mi” che ha qualcosa del sound degli INXS.
Goodbye For Good This Time” è un lentone, con tanto di archi, che risulta eccessivamente zuccheroso.
Atmosfere sognanti portano le rilassanti “All We Need” e “Open Your Eyes” dall’ottimo solo finale. “Gimme a Kiss” sfodera un bel riff aggressivo che riporta il gruppo in ambito rock.
Angels (Can’t Help You Now)” è l’ennesima ballad spartiacque, di respiro orchestrale, in cui gli archi producono un’altra impennata nei valori glicemici.
Risulta molto più naturale e spontanea “Lifeless” in cui Elliott torna a condividere il microfono con la Krauss.
Unbreakable” è, invece, una traccia davvero riuscita, vero e proprio manifesto dello stile della band, armoniosa e tosta al tempo stesso.
From here to eternity” è la ballad che conclude il lavoro, l’unica in grado di provocare una certa dose di emozione.

Nella versione De Luxe dell’album sono presenti versioni alternative di “Goodbye For Good This Time” e “Lifeless” (con il solo Elliott alla voce).
Diamond Star Halos” è un album ricco di melodie, eseguito con indubbia maestria, dai suoni maniacalmente curati, che offre bei momenti, ma trova il suo limite nell’eccessivo numero di brani e nella troppo schematica presenza di ingombranti ballad, non sempre efficaci.

Sebbene non sia paragonabile agli album a cui la band deve maggiormente la propria fama, ha l’indubbio merito di mettere, con una manciata di pezzi azzeccati, il pardo surdi al riparo dal rischio di estinzione.

 

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