Recensione: Dimensionaut

Di Tiziano Marasco - 20 Maggio 2013 - 9:08
Dimensionaut
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Anno: 2013
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79

Per una strana abitudine, il recensore qui chiamato in causa si prende la briga di leggersi le biografie delle band solamente dopo aver riservato numerosi ascolti ai loro dischi. Soprattutto se si tratta di una band di cui non sa nulla. Sostiene che questo lasci il campo sgombro da pregiudizi di sorta. Mai come in questo caso la sua scelta avrebbe potuto essere più fortunata. E pertanto la disamina di questo disco seguirà un processo opposto a quello usuale, vale a dire che prima si discuterà la musica e solo alla fine si presenterà chi la crea. Perché dato il nome del personaggio in questione, le critiche aprioristiche si sprecherebbero.

Quest’ultima frase farà dunque intuire che Dimensionaut, partorito dalle menti dei Sound of contact, è un buon disco. Allo stesso modo allo stesso modo i settantacinque minuti di durata, venti dei quali dedicati ad un’unica song, faranno intuire che ci troviamo a parlare di prog, se non bastassero le quattro letterine poste sopra al voto. O meglio, neoprog di ultima generazione, di ottima caratura per giunta.

Le sonorità dei sound of contact infatti si muovono sulle scie di Steven Wilson e dei Genesis del periodo argenteo (soprattutto …And then they where three… o Duke) modulando il tutto su toni estremamente miti e sognanti. Ciò non toglie che il disco abbia molteplici sfumature, e riesca a presentarsi assai vario a dispetto di ritmi estremamente omogenei, elemento del tutto inusuale del prog. Il tutto riesce pesante grazie ad un songwriting davvero ottimo, che trova espressione in canzoni come l’apripista Sound of contact, degno omaggio a Lightbulb sun, o al groove micidiale di pale blue dot.

Altrove le influenze dei Genesis si fanno decisamente preponderanti, come nella ottima Beyond illumination, impreziosita da una vocalist femminile, altrove i nostri si confrontano con gli ultimissimi Anathema, tanto che un pezzo come Realm of In-organic beings sembra uscita da Weather systems, forse ancora complice la comparsata dell’ospite femminile. Ancora, closer to you o Omega point lasciano spazio ad altri ritornelli mozzafiato. In tutto questo, trova spazio un pezzo elettrico alla Spock’s beard come Cosmic Distance Ladder, oltre alla suite finale che ricalca sotto molteplici aspetti le suite di The light e un po’in generale, tutta l’opera di neal Morse, sebbene assai semplificata.

Ciò che però lascia davvero stupefatti è la grande atmosfera che questi musicisti infondono alla loro creatura. L’ascoltatore si immerge con estrema naturalezza in un mondo crepuscolare e fatato, ma soprattutto trova in Dimensionaut una cosa che al progressive molto spesso manca: l’anima. Quella strana combinazione di semplicità, inventiva e genuina passione per la musica che molti artisti, anche ottimi, spesso perdono per strada, impelagandosi nella ricerca del virtuosismo ad ogni costo. In tal senso, i Sound of contact ricordano una band a loro per nulla affine, i Pendragon.

Insomma sembra che i Sound of contact, gustoso progetto di “Simon-Collins-figlio-di-Phil” (secondo la retorica seguita nella bio del gruppo) abbiano fatto centro al primo tentativo. Esatto, avete letto bene, la mente che sta dietro a questa band è figlia della mente che ha rovinato i Genesis. Se non altro, questo spiega molte affinità con la leggenda del prog brittonico in certe canzoni, tuttavia, può risvegliare diversi pregiudizi nell’animo dei più. Se il recensore avesse saputo di chi si trattava, se poi avesse saputo che Simon Collins canta, suona la batteria e a 35 anni è ormai affetto da incipiente alopecia, non avrebbe esitato a dare a Dimensionaut un 40 in effige senza neppure ascoltarlo. Fortunatamente non è andata così ed ha potuto trovarsi davanti ad un lavoro davvero affascinante, non certo ai livelli di Wind & Wuthering, ma sicuramente migliore di Invisible touch.

Nella speranza dunque che Simon Collins dia seguito a questo suo progetto, l’unico consiglio possibile è quello di non presentarsi in rete come “il figlio di Phil”.

Tiziano Vlkodlak Marasco

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