Recensione: Don’t Metal With Evil

Di Michele Righi - 14 Gennaio 2013 - 0:00
Don’t Metal With Evil
Band: Halloween
Etichetta:
Genere:
Anno: 1985
Nazione:
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85

Halloween, la notte delle streghe…

Tutti i rispettabili metalheads di questo mondo sanno che questa ricorrenza particolarmente sentita nel nuovo continente, è diventata il moniker di una delle più famose band power metal al mondo, con giusto quella piccola sostituzione in termini di vocali per rendere il nome leggermente più infernale.

Quello che forse non tutti sanno è che la stessa pagana festività ha ispirato altre band hard’n’heavy, in particolare mi riferisco alla formazione originaria di quella stessa “Detroit Rock City” tanto esaltata a metà anni ’70 da Paul Stanley, Gene Simmons e compagnia.

Come i loro lontani parenti tedeschi, gli statunitensi Halloween nascono nei primi anni Ottanta, e proprio come i loro lontani parenti tedeschi, assumono come logo della band una bella scritta “halloween” con tanto di zucca intagliata al posto della “O” centrale. Difficile dire a chi spetti il primato di questa trovata iconografica, certamente la combriccola teutonica del buon Weikath ne ha fatto nel tempo un utilizzo più proficuo e di successo.

Ma torniamo a noi.
I quattro “Halloween” americani producono il loro lavoro d’esordio nel 1985. La copertina, peraltro molto minimale nella grafica, oltre al titolo dell’album riporta la scritta “Detroit’s Heavy Metal Horror Show”, ad indicare l’intento di coniugare la loro arte musicale a contenuti propri dell’immaginario orrorifico legato all’amena ricorrenza citata nel nome di cui si fanno fregio.

Non solo. I quattro musicisti sono molto attenti anche alla presenza scenica, con esibizioni piuttosto dinamiche, e presentandosi con il volto truccato, ricordando pertanto da questo punto di vista altre band quali Twisted Sister, Motley Crue, Lizzy Borden e W.A.S.P.. (Non volendo scomodare i più rinomati Kiss o Alice Cooper).

E la musica, vi starete chiedendo?
Bene, siamo di fronte ad un onestissimo disco di purissimo heavy metal, che spesso e volentieri saggia il terreno dello speed, e che a mio avviso ha tutte le carte in regola per entrare di diritto nella categoria dei classici dimenticati.

Con l’opener Busted facciamo subito la conoscenza del rullante e della doppia cassa di Bill Whyte, ben presto sorretto nelle ritmiche dal tappeto sonoro del basso di George Neal. Ma la punta di diamante del combo è senza dubbio l’ascia di Rick Craig, che nel pezzo in questione si limita a condurre in porto il brano con un riffing grezzissimo e spudorato, ma autore altresì di un assolo di tutto rispetto. Il chitarrista è veramente ispirato e continua a sciorinare un riff via l’altro e a coinvolgere l’avido ascoltatore nella successiva Scared to Death, pezzo breve nella durata, ma intenso nella resa. L’atmosfera che si respira è dannatamente eighties, ed un episodio come And Justice For All, quasi una semi-ballata, non fa che accentuare queste sensazioni, mostrando un lato più melodico della band, con le strofe arpeggiate e le improvvise ripartenze in velocità. Una menzione particolare merita lo splendido assolo di chitarra e l’accompagnamento sullo sfondo del basso, a creare un’accoppiata da brividi. Questo brano a mio avviso propone anche una delle interpretazioni vocali più sentite e riuscite del disco, ma sulla voce di Brian Thomas mi soffermerò in seguito.

L’inevitabile domanda “dolcetto o scherzetto?” è il soggetto della concitata quarta traccia, Trick or Treat, protagonista ancora una volta il lavoro alla chitarra del buon Craig, che si divide tra riff sporchi e ruvidi quanto volete, ma incredibilmente taglienti e dannatamente riusciti, ed i soli incastonati qua e là quasi fossero gemme preziose. Di questo pezzo esiste anche un videoclip in cui è possibile ammirare la carica e l’attitudine del combo statunitense. Idem come sopra per la successiva The Wicked Witch, impetuosa, che accontenterà appieno i metallari più tradizionalisti, e che ci conduce alla title track Don’t Metal With Evil, con il suo incedere leggermente più contenuto, ed il ritornello che farà breccia istantaneamente nella vostra corteccia cerebrale.

Passando per What A Nice Place, dai connotati quasi thrash in alcuni frangenti, giungiamo al mid-tempo Haunted, che riprende le tematiche proprie del genere horror, e alla tradizionale She’s a Teazer, tradizionale nel sound e nel soggetto, si ha infatti a che fare con la solita sventola capace di farti scaldare al punto giusto, per poi andarsene e lasciarti lì come un allocco. La spettrale Tales from the Cript, è uno dei pezzi forti dell’album. Nei suoi 3.23 minuti di durata riesce a proporre tutto ciò che il metallaro più esigente può desiderare da un pezzo heavy metal, vale a dire una buona introduzione carica di aspettative, un’incedere ritmato ma che poi mostra alcune ottime variazioni nella dinamicità, una esaltante prestazione degli strumenti, il tutto accompagnato alla perfezione da una adeguata melodia di fondo. E come se non bastasse, a quanto detto va aggiunto un testo degno del miglior Stephen King. Con la conclusiva Fight the Beast, gli Halloween si accomiatano proponendo un brano molto carico, con l’instancabile Rick Craig che continua sino alla fine a macinare i suoi riff micidiali e i suoi assoli multipli e taglienti.

Ho volutamente lasciato per ultime alcune considerazioni sul cantante Brian Thomas, una sorta di Dee Snider nell’aspetto, dotato di una timbrica vocale distintiva, moderatamente acuta, ma di un range non particolarmente esteso. Di fatto non una delle voci migliori presenti sul mercato, ma che si adatta perfettamente alle sonorità del disco. Per darvi un idea, se qualcuno di voi sta seguendo il movimento che sta cercando di riportare in auge le sonorità del vecchio heavy metal, conoscerà di certo i canadesi Cauldron.  Ecco, la voce di  Brian Thomas  è praticamente identica a quella del giovane Jason Decay, che infatti nel secondo album ha ben pensato di inserire proprio una cover degli Halloween.

Gli Halloween sono attualmente ancora in attività, rimanendo nel tempo una band di culto relegata all’underground del paese di origine, con il cantante ed il bassista unici membri della formazione originale a tirare avanti la carretta. Al momento hanno all’attivo cinque studio album di inediti, gli ultimi due dei quali oggettivamente di minor pregio, ma è davvero encomiabile l’attitudine e l’attaccamento alla causa del metallo mostrata da questi veterani.

In conclusione si tratta di un disco che gli amanti dell’HM tradizionale non potranno far altro che apprezzare e vantarsi di mettere in mostra nella propria collezione, sempre se riusciranno ad accaparrarsene una copia.

Tenete presente da questo punto di vista che nel 2010 la Pure Steel Records ha rimasterizzato e ristampato l’album, impreziosendolo con tre bonus tracks davvero interessanti, tratte dall’ottimo “Vicious Demo” del 1990, che mostrano sonorità ancora più incisive ed heavy e che in definitiva rendono evidente quale sia una delle fonti di ispirazione dei sopra citati Cauldron.
 

 

Michele “the Beast” Righi
 

 

Tracklist:
01. Busted
02. Scared to Death
03. Justice For All
04. Trick or Treat
05. The Wicked Witch
06. Don’t Metal With Evil
07. What A Nice Place
08. Haunted
09. She’s a Teazer
10. Tales From the Cript
11. Fight the Beast

Line-up:
Brain Thomas – voce
Rick Craig – chitarra
George Neal – basso
Bill Whyte – batteria

 

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