Recensione: Elegy For The Flesh
Sembra davvero che negli ultimi anni il death metal italiano tecnico e brutale stia vivendo un momento di ottima salute. Dopo l’esplosione qualitativa di act quali Hour Of Penance, Fleshgod Apocalypse, Natron, Gory Blister (senza tralasciare un foltissimo sottofondo underground dinamico ed estremamente interessante), ci pensano i sardi Natrium ad erigersi tra i migliori rappresentanti italiani del genere, con il loro secondo CD Elegy For The Flesh, pubblicato da The Spew Records (braccio estremo della nostrana Punishment18 Records), assolutamente convincente sotto molteplici punti di vista.
Come è vero che l’abito non fa il monaco, è tuttavia doveroso ammettere che un artwork professionale e accattivante sia un ottimo viatico per ingolosire e preparare al meglio il deathster di turno; una copertina disegnata da Pär Olofsson (Immolation, Immortal, Exodus tra gli altri) assolutamente perfetta è la premessa per partire con il piede giusto e basta schiacciare il tasto play per rendersi conto che i Natrium sanno il fatto loro: grazie anche a suoni perfettamente registrati e calibrati presso il 16th Cellar Studio (nuova mecca del death italiano), l’assalto frontale dei Nostri non lascia superstiti. La primissima cosa che convince è la scelta di ritmiche mai monotone e il lavoro di Edoardo De Muro dietro le pelli – privo di trigger, stando alle note del booklet e c’è da credergli – è davvero convincente (consiglio vivamente i suoi video dimostrativi disponibili in rete). Accelerazioni continuamente intervallate da improvvisi breaks, incesellati da riff rocciosi e penetranti, il tutto contornato dal growling classico, ma efficace, di Lorenzo Orrù, autore anche di testi niente affatto banali (trovate il tempo di tradurre Breastfeed With Mendacity, ad esempio) e, per una volta, ricercati e perfetti da un punto di vista linguistico.
Inutile questa volta prodursi in un dettagliato track by track, il lavoro è assolutamente compatto e omogeneo dal punto di vista stilistico e, intelligentemente, non eccessivo nella durata, come è opportuno per questo tipo di proposta. I Natrium non inventano un nuovo genere, ma all’interno di sentieri già ampiamente percorsi, si producono con maturità e padronanza dei loro mezzi. Tanto a voler ribadire che non è indispensabile una proposta completamente innovativa per convincere.
Qualunque appassionato del genere non potrà non apprezzare quel mix tipico di brutalità animalesca mista a precisione chirurgica che i Nostri propongono al meglio. Una resa sonora rotonda e pachidermica che per nulla cozza con slanci solistici affilatissimi. I frequenti rallentamenti non sono mai casuali e sottolineano la gravità intrinseca dei pezzi. I capiscuola del genere (Cannibal Corpse, Suffocation, Deeds Of Flesh) sono a portata di mano in quanto a somiglianza, tuttavia la proposta dei Natrium né soffre di complessi di inferiorità, né dimostra sintomi di derivazione: la personalità della band viene fuori in ogni pezzo con il tipico orgoglio sardo.
Nessuna concessione a fraseggi di facile assimilazione e una progressione sonora non ricercata ma che sembra essere nel DNA del gruppo: ogni singolo pezzo deve essere ascoltato un numero non indifferente di volte per essere pienamente focalizzato, ma ciò non intacca per nulla l’impatto dei pezzi, che rimangono comunque diretti e in-your-face, immediatamente apprezzabili; prendiamo ad esempio Allograft Harvesting: come per tutti gli altri pezzi manca la solita architettura strofa-bridge-ritornello, tuttavia la traccia è caratterizzata da una serie di ripartenze accelerate che non possono non essere trascinanti specialmente in un contesto live e la presenza degli assoli, costante, è il giusto stratagemma per spezzare la monoliticità dei brani.
Con un “prodotto” come Elegy For The Flesh, i Natrium vengono prepotentemente alla ribalta e si candidano come la prossima “big-thing” del death metal tricolore. La speranza è che un lavoro così significativo venga sufficientemente rappresentato dal vivo, perché solo il contesto live garantirà alla band quel giusto amalgama indispensabile per poter competere ad armi pari con le migliori compagini internazionali.
Vittorio “Vittorio” Cafiero
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Tracklist:
1. Elegy For The Flesh
2. Memetic Infection
3. Breastfed With Mendacity
4. Sarin Benison
5. Ravenous Theophaghists
6. Allograft Harvesting
7. Clinical Savagery
8. Plastinated Birth
Durata: 29 minuti c.a.
Line-up:
Alessio Locci – Guitar
Alessandro Farci – Bass
Lorenzo Orrù – Vocals
Andrea De Muro – Guitar
Edoardo De Muro – Drums
(le parti di Basso sul cd sono a cura di Andrea De Muro)