Recensione: Evilution

Di Andrea Arditi - 24 Maggio 2007 - 0:00
Evilution
Band: Zenit
Etichetta:
Genere:
Anno: 2007
Nazione:
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74

Gli Zenith non si può dire siano una band molto prolifica: nato nel 1999, il quintetto svedese ha al suo attivo semplicemente tre demo e tanta gavetta fatta tra i palchi europei.

Oggi finalmente si può parlare di un vero ed effettivo debutto sul mercato grazie alla recente uscita di Evilution, primo ed agognato full length che vede nella sua tracklist un misto di pezzi inediti e di altri che invece erano già reperibili tramite l’ascolto di Nadir ( in cui si trova Desert World) ed Evilution (che contemplava la presenza di Give Me ‘Til Tomorrow, 1-2-3 Imprisoned For Life e What Da Ya Want), omonimo Ep di quattro anni più vecchio rispetto al qui recensito platter.

Descrivere compiutamente quella che è l’essenza stilistica della band è praticamente impossibile o per lo meno molto difficoltoso in quanto i ragazzi spaziano attraverso i generi più svariati e di primo acchito inconciliabili fra loro: le influenze riscontrabili sono i Faith No More piuttosto che nel death dei Cannibal Corpse, ma si può trovare anche qualcosa del metal più canonico e qui mi trovo a nominare gli Iced Earth e Nevermore ; ovvio, sono solo sprazzi, non si può dire che somiglino a nessuno di questi, ma che abbiano attinto dalle rispettive correnti musicali di questi mostri sacri per dare vita ad un ibrido che al primo ascolto lascerà stupiti e storditi questo sì: molto probabilmente infatti non si saprà, arrivati alla fine di Evilution, se si abbia per le mani un capolavoro od una immane ciofeca/accozzaglia di suoni senza senso. Ritengo che la verità stia nel mezzo: da questo lavoro traspare ovviamente la volontà da parte dei musicisti di creare qualcosa di finalmente nuovo, che non sappia di già sentito… E ci riescono alla perfezione creando un album progressivo se vogliamo, riuscendo all’interno di una stessa canzone a evolvere costantemente il proprio indirizzo musicale concatenando il tutto con estremo gusto; quello che non va, a mio avviso, è che proprio in funzione di questo sovraccarico di materiale e di idee si trova con difficoltà un’anima di fondo: pare di ascoltare più un esercizio di stile che non una vera e propria opera d’arte.

Va rimarcata, come già detta, la schizofrenia artistica dei nostri, capaci di essere estremi tramite un riffing a volte violentissimo, ma anche di lasciarsi andare ad aperture melodiche coinvolgenti; un ruolo fondamentale per la riuscita di ogni singola canzone, e lo si evince già solo ascoltando l’opener Humanimosity, è l’incredibile versatilità vocale di Jay: si destreggia in maniera eccellente tra diversi tipi di timbriche, dal clean allo screaming per arrivare alla tipica voce “fogna”, cosa riscontrabile parimenti in 1-2-3 Imprisoned For Life, altra song che mette in luce non solamente lui, ma anche il gusto chitarristico di Kore e Seb, capaci di creare riff di buono spessore e sicuramente coinvolgenti.

Il primo vero highlight del full length lo si incontra allorchè si arriverà alla terza traccia, parlo quindi di Desert World, magari più commerciale ma pur sempre spiazzante: alterna stoppati, ritmiche serrate, growling secco e gutturale a stacchi melodici che ne sono la loro antitesi ma che mostrano l’incredibile capacità di creare musica di qualità da parte degli Zenith.

Pazzoide come e più delle precedenti è sicuramente la successiva Zenitology, che si assurge ad essere il brano più estremo qui contenuto, pur avendo una moltitudine di stacchi “alternative” tale da essere ugualmente fruibile per coloro che non fossero avvezzi al death metal.

L’anima più progressiva degli Zenith viene fuori approcciandosi all’ascolto di brani dello stampo di Tormentality, di lunga durata ed in continua evoluzione: risulta essere praticamente un brano death metal a metà strada tra la fogna e quello classico, rotto però nella sua purezza dalle loro “classiche” digressioni crossover di indubbia qualità: che siano accenni rappati piuttosto che ritmiche “Panteriane“, gli Zenith non scadono mai nel banale rimanendo sempre sul versante tecnico.

Altro punto saliente di Evilution è dato da Give Me ‘Till Tomorrow, anch’essa dall’incipit estremamente modernista, figlio del post thrash piuttosto che del crossover ma che godrà di stacchi melodici splendidi ed in qualche modo simili a quelli che si possono trovare negli Iced Earth; assurdo a dirsi, eppure la pura e semplice verità è che il quintetto danese è riuscito a miscelare in maniera direi piuttosto convincente gli stili di gruppi che nulla hanno a che fare tra loro imbastardendoli ulteriormente con musica esterna al metallo pesante negli esempi già fatti, e talora con stacchi funk che possono tranquillamente ricercarsi nel pezzo successivo, la title track, altro esempio di pazzia artistica che però, arrivati a questo punto, ci darà la sicurezza di una cosa: il cd potrà anche non piacere, ma è da riconoscere nei musicisti la grande preparazione tecnica.

A chiudere il tutto ci penserà infine It’s Raining Blood, una ballad semplice, canonica ma allo stesso molto godibile, intensa e che ingloba in sè godibilissime digressioni strumentali ed un ottimo assolo.

Dicevo, il cd è finito.. Ma è proprio così? Non proprio: Gli Zenith hanno deciso di buttare nella mischia 12 mini tracce fatte di rumori/campionamenti vari della durata di 4 secondi per ciascuna per poi arrivare al remix di Humanosity, giusto per chiudere il cerchio così come si era aperto.

La premessa fatta ad inizio recensione vale, com’è valso per gli Zenith nel caso dell’opener, anche per la sua chiusura: Evilution è un disco pittoresco, che per essere assimilato va ascoltato più volte giusto per capire se i musicisti ci stiano prendendo in giro oppure se allo stupore che un primo ascolto riserverà seguirà la felicità di avere per le mani un piccolo gioiello di metallo pesante e alternativo. Nel mio caso sono “pienamente soddisfatto a metà” : buon full length, colmo di idee molte delle quali ben sviscerate, anche se varrebbe la pena che i Danesi snellissero, in previsione di un futuro disco, le loro composizioni semplicemente per renderle più calde e meno asettiche, oltre al fatto che allo stato attuale non si capisce se la loro sia indecisione sulla via da intraprendere o se di contro siano semplicemente dei pazzi con il chiodo in testa di miscelare in un’unica canzone le influenze più improbabili; quella che rimane è l’idea che i cinque ragazzi non solo siano capaci di fare qualsiasi cosa, ma che abbiano ampi margini di maturazione e miglioramento, già questo è ad ogni modo un ottimo punto di partenza.

Da avvicinarvisi con molta apertura mentale, chi non ne è dotato si tenga lontano anni luce da questa release, butterebbe via i propri soldi.

Tracklist: 
1. Humanimosity  
2. 1-2-3 Imprisoned For Life 
3. Desert World 
4. Zenitology  
5. Humanimosity  
6. Give Me ‘Till Tomorrow  
7. Evilution  
8. It’s Raining Blood

Line Up: 
Jay – Voce 
Kore – Chitarra 
Seb – Chitarra 
Carlos – Basso 
Oliver – Batteria

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