Recensione: Exceptional

Di Abbadon - 8 Maggio 2004 - 0:00
Exceptional
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Anno: 2004
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82

Se già ci vuole una buona dose di coraggio per poter definire un disco eccezionale, ne occorre sicuramente molto di più per potersi permettere di chiamare eccezionale il disco stesso. Questo atto di coraggio l’hanno compiuto i tedeschi Wicked Sensation che, dopo un attesa di tre anni dal debutto “Reflected”, buon lavoro che aveva lasciato ben sperare gli addetti ai lavori, se ne escono col loro secondo album, titolato come già detto “Exceptional”. Beh, anche se forse questo lavoro del sestetto teutonico non è esattamente eccezionale per come intendo io il termine, non si può negare che si avvicina in maniera decisa a quel titolo. Trattasi infatti di un gran cd, sicuramente una sorpresa che potrebbe lanciare una band che può dire la sua ad alti livelli. Le carte che vengono messe in mostra rispecchiano da vicino la copertina, rappresentante una tromba d’aria che divampa su una deserta strada di campagna ; quindi energia, tecnica e dinamismo estremo per un hard rock decisamente elettrico, a tratti abrasivo e a tratti esplosivo (nella mia mente malata in alcuni frangenti mi sembrano i Guns, in altri gli Extreme e via di questo passo, ma è ingiusto fare paragoni per un combo che secondo me non è affatto marginale), ma sempre coinvolgente al massimo. Meritano senza dubbio una presentazione più accurata i 6 membri che compongono i Wicked Sensation. Le due asce, molto presenti in ogni dove, sono affidate a Michael Klein e Sang Vong (fondatori della band e principali compositori, nonché ex membri di un progetto che coinvolgeva loro due e David Readman, dei Pink Cream 69), al basso lavora Martin Mannhardt, alle tastiere ecco Bernd Spitzner mentre alla batteria si esibisce un allievo di batteristi del calibro di Gregg Bissonette e Steve Smith (rispettivamente di D.L Roth e Journey), ovvero Bjorn Gref. Ultimo membro ad essere presentato, ed anche ultimo ad entrare nella band (nel 2003) è l’ottimo Fernando Garcia, gran talento che qualcuno ricorderà nei Victory del primo lustro degli anni 90. Gli sforzi congiunti di tutti questi artisti, aiutati per l’occasione dal singer degli Helloween Andy Deris, sono stati ripagati con 12 canzoni una meglio dell’altra. Le liriche sono quantomeno discrete (se non altro mai banali e scontate) ed interpretate alla grande con cori e backing vocals (davvero usate in maniera smodata, ma mai scontata, inutile o fastidiosa). Il songwriting è eccellente, un mix di assoli, riffs, cambi di tempo, sfuriate che meritano di essere sentite decine di volte. Le tracks sono, proprio in virtù di questa varianza, abbastanza lunghe (si parte, intro esclusa, dai 3:27 di “My own misery” per arrivare ai 5:11 di “Back to my bed”), e hanno un non so che di futuristico (sempre nella mia mente malata, per fare un esempio, l’introduzione mi sembra la classica musica che starebbe bene in uno sparatutto alla Half Life), un’atmosfera carica di tangibile elettricità che mette i brividi, soprattutto le prime volte (da rimarcare il fatto che comunque non si rinuncia alla melodia, molto presente e perfettamente integrata con l’elettricità di cui sopra). Molte le song sugli scudi, ne cito giusto 4 o 5, quelle che sono a mio avviso le più rappresentative (anche se non si elevano in maniera netta dalla media, che come avrete capito e come avrò detto almeno 4 volte, è davvero elevata). Non si può prescindere senza dubbio da Shining Light, un vero fulmine a ciel sereno, ritmiche tiratissime ed esplosive, con le chitarre in stato di grazia, stesso discorso per quanto riguarda la seguente “Back to my bed”, mid tempo ruvido e di grande carisma, caratterizzato da un refrain molto pressante e ritmatissimo. Estremamente consigliate anche la pulpeggiante “We Arise”, una vera scarica di adrenalina, così come la travolgente e dura “My own misery”, pezzo dai riff assassini se ne esiste uno sul disco. Da citare anche le due tracce lente, la power ballad “Your beat inside my heart” che vanta una stupenda melodia introduttiva di piano (per poi indurirsi), e il mezzo lento “Dying with the Wind” forse ancora più dolce ed ispirato del precedente. Questi a mio avviso i brani più indicati per portare avanti il nome di “Exceptional”, ma anche gli altri non menzionati sono degni, e contribuiscono ad accrescere la reputazione e la stima verso i Wicked Sensation che, se forse pubblicassero album con velocità un pelo superiori, procedendo nel contempo con questo loro perfezionamento e questa golosissima evoluzione, potrebbero diventare a mio avviso una delle band di punta dell’hard rock contemporaneo. Le premesse ci sono, speriamo.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :

  1. Intro
  2. Shining Light
  3. Back to my bed
  4. We Arise
  5. Your beat inside my heart
  6. The one you love ain’t me
  7. Exceptional
  8. Kiss it Away
  9. Dying with the wind
  10. Time will pass me by
  11. My own misery
  12. Rain on me

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