Recensione: Executions

Di Roberto Castellucci - 30 Giugno 2022 - 8:00
Executions
Band: Karnar
Etichetta:
Genere: Death  Thrash 
Anno: 2022
Nazione:
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73

“Executions”, il secondo full-length dei novaresi Karnar, mi ha colpito positivamente; lo scrivo subito, prima di iniziare a divagare come solitamente faccio quando recensisco un buon album. Mi ha stupito la percezione di minaccia continua prodotta nell’ascoltatore dalla musica dei Karnar: recentemente mi sono imbattuto spesso in gruppi Death Metal che riempiono le loro canzoni di contenuti tematici volutamente grotteschi ed esagerati, portando allo stesso tempo le sonorità a notevoli livelli di parossismo. In questi casi appare chiaro come le bands stesse abbiano piacere di non prendersi troppo sul serio, riuscendo così a comunicare il medesimo atteggiamento anche ai loro fans. Ascoltando certi dischi Death talvolta scappa persino un sorriso, e non mi si fraintenda perché è esattamente quello il modo giusto per affrontare prodotti così sfrenati. Dischi di questo tipo esercitano egregiamente la loro primaria funzione di valvola di sfogo: senza andare a cercare troppo lontano, potete prendere un capitolo a caso nella corposa discografia dei Cannibal Corpse per capire ciò che intendo. Per rimanere in tema e spiegare meglio questa riflessione mi vengono alla mente alcune parole dello scrittore americano Bret Easton Ellis; una ventina di anni fa lo sentii dire, a proposito del suo capolavoro American Psycho pubblicato nel 1991: <<i lettori che non ridono leggendo le bestialità che commette il protagonista non hanno capito il libro>>. La citazione non è letterale, sono passati vent’anni e la memoria mi può ingannare, ma il succo del discorso era proprio quello. Il Lettore curioso che per caso si trovi a non aver mai letto American Psycho, tra l’altro, è pregato di andare a recuperarlo subito dopo la lettura di questo articolo; il film tratto dal libro non è granché, però il romanzo è un caposaldo irrinunciabile della letteratura del secolo scorso. Ebbene, con i Karnar assistiamo ad un approccio contrario rispetto a quanto descritto finora, precisamente come succedeva, cinque anni fa, in occasione della pubblicazione del primo album, “Take Their Heads”.

La sensazione di inclemenza espressa dalla loro musica risulta infatti assai credibile: durante l’ascolto di “Executions” i sorrisetti beffardi presenti sui grugni degli ascoltatori che si ritengono più ‘scafati’, come ad esempio il sottoscritto, spariscono fin dall’aspra introduzione strumentale al primo brano, in cui spettrali suoni synth da film Horror anni ’80 vengono accompagnati da urla e lamenti di persone sofferenti, zittite repentinamente da rumori che ricordano scoppi soffocati d’arma da fuoco. Le canzoni che compongono “Executions”, in una parola, risultano opprimenti, e si consideri questo termine nel migliore dei modi possibili. Per ottenere questo risultato i Karnar hanno scelto uno stile musicale non scontato né banale, rimanendo a debita distanza sia dal Brutal Death più esasperato che dal Technical Death Metal estremamente arzigogolato: i piemontesi saggiamente scelgono di mantenere il loro songwriting a metà strada tra l’originalità e l’accessibilità, aumentando enormemente la godibilità di un album che comunque necessita di una serie di due o tre ascolti ravvicinati per poter essere apprezzato. Non che sia un’impresa titanica, beninteso: il minutaggio di “Executions” è poco meno di mezz’ora, quindi parliamo di un investimento di tempo piuttosto ragionevole. Stilisticamente “Executions” si può definire un disco Death Metal, né più né meno, anche se i Karnar non disdegnano rapide incursioni in territori Thrash, come accade ad esempio nella prima traccia, “Execution”. L’immediatezza di questi momenti viene controbilanciata da artifici comunemente ritenuti vicini al Prog: mi riferisco, ad esempio, sia ai ritmi di batteria complessi e ‘zoppicanti’ che agli inattesi intrecci di chitarre dissonanti, tutti elementi che partecipano attivamente a rendere varia l’esperienza di ascolto. Altro merito dell’album è l’ottima produzione, che riesce a dare il giusto risalto a tutti gli strumenti senza essere troppo pompata né ‘plasticosa’, volendo usare una definizione che ogni tanto mi capita di leggere in rete…e che in certi casi, mi tocca dirlo, calza davvero a pennello. Ad alzare ulteriormente il senso di inquietudine di cui parlavo poc’anzi contribuiscono indubbiamente le tecniche vocali che il cantante Alessandro Cugnidoro alterna con ottimi risultati: il suo growl è uno dei più cavernosi e gutturali che mi sia capitato di ascoltare ultimamente, davvero a un passo da certi ruggiti sepolcrali tipici di certe produzioni Slam. Questo efficace growl viene ben compensato da un maligno scream che sembra adattarsi perfettamente alla mascotte dell’album, ritratta nella copertina del disco e presente in tutto il suo splendore nel curioso videoclip del brano “Till The End”, girato interamente in stop motion.

In buona sostanza, il gradevole album dei piemontesi Karnar riesce a portare una piccola ventata di aria fresca in una scena, quella Death Metal, che talvolta sembra risentire di una certa stagnazione. Il disco indubbiamente cresce con gli ascolti: il senso di perfidia che pervade i 7 brani dell’album effettivamente fa venir voglia di ascoltare il disco più e più volte, in modo tale da far diventare anche “Executions” un’ottima valvola di sfogo…esattamente come i ben più ‘caciaroni’ dischi dei Cannibal Corpse citati in precedenza. La breve durata, inoltre, permette un’assunzione frequente di “Executions” in molti momenti della giornata: è sufficiente un’oretta prima di andare a dormire per regalarsi un paio di ascolti completi e avvicinarsi, soddisfatti anche se leggermente inquieti, al regno di Morfeo…buon ascolto a tutti!

https://karnar.bandcamp.com/

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