Recensione: Face the End

Album nuovo vita nuova! A circa un anno e mezzo di distanza dal più che valido ‘‘Hellframes’ i ferraresi Game Over pubblicano ‘Face the End’, nuovo album disponibile dal 25 aprile 2025 via Scarlet Records.
Album di “transizione”, vista la modifica sostanziale della loro lineup, rimasta immutata dal 2012 (dall’ingresso di Anthony “Vender” Dantone alla batteria) e per ben quattro album ed ora sostanzialmente rinnovata con il cambio di vocalist ed il passaggio da quattro a cinque elementi con l’assunzione di Danny Schiavina, voce e Leonardo Molinari, basso.
Nonostante la propensione ad un qualcosa di più estremo dei nuovi due (il primo milita anche nei Sofisticator, il secondo nel Vlterior), la strada dei Game Over rimane comunque grosso modo la stessa: ‘Face the End’ è un concentrato di robusto Thrash Metal modello Bay Area dove la matrice Heavy è molto più abbondante di quella Hardcore.
Volendo andare nel fino, rispetto ad ‘Hellframes’ le influenze di Metallica ed Iron Maiden sono meno invasive, soprattutto per quel che concerne questi ultimi e viene dato maggior sfogo all’irruenta personalità della band (che è poi quello che si cerca).
È anche più diretto, con i caratteri del Thrash ‘N’ Roll che vengono parecchio fuori, molto energico e vivo, ruvido e parecchio da palco.
La scaletta è composta da un totale di 10 tracce, delle quali la prima (‘The Finale Hour’) è un intro iper-classico, di quelli come ne abbiamo sentiti a centinaia ma comunque molto efficace, con la sua andatura marziale ed epica che fa innalzare il tasso di adrenalina.
Poi il disco decolla con la foga e la vivacità di una tracklist da concerto, è questo è uno dei suoi punti di forza. Certo, tutto è nuovo e bisogna ascoltarlo con una certa attenzione ma è anche piacevolmente scorrevole e vivace, con l’atmosfera resa incandescente da una produzione sì sofisticata, ma non estremamente pulita, con una stratificazione dei suoni non eccessiva e più volta a dare l’idea di quello che sono i cinque musicisti “on stage” che non in sala d’incisione.
I cori prepotenti, i duelli di assoli ficcanti e coinvolgenti, i cambi di tempo repentino esplodono in tutta l’opera: partenza alla grande con ‘Lust for Blood’, uno Speed/Thrash vibrante che non guarda in faccia nessuno, di quelli che, negli anni ’80, avremmo sicuramente inserito nella nostra playlist da cassetta.
Le esplosioni continuano con ‘Neck Breaking Dance’, il cui carattere sovversivo viene accentuato dalle buone caratteristiche vocali di Danny e poi con la spedita ‘Grip of Time’.
Continuando il confronto con la tracklist di un concerto, dopo tre esplosioni in rapida sequenza viene un pezzo più ragionato: ‘Lost in Disgrace’ parte come un tempo medio potente ed inquietante che poi accelera incendiando l’aria.
Aria che rimane rovente con la veloce ‘Veil of Insanity’ e poi con la marziale ‘Gateway to infinity’.
Un breve temporale reso più cupo per mezzo di profonde tastiere (‘Tempesta’) ci inquieta e ci prepara per ‘Crimson Waves’, incalzante e dai toni disperati, un altro brano che si può definire un classico (magari nel 2065 lo dichiarerà così un recensore di album del passato).
E proprio come da chiusura di un Live, la conclusiva ‘Weaving Fate’ è debordante ed esaltante e non lascia scampo: “Il fuoco purificatore la riduca in cenere finché il vento possa cancellarne ogni traccia”, la sentenza di morte di Asa di Moldavia (da ‘La Maschera del Demonio’, film horror del 1960 diretto da Mario Bava) anticipa il crudo racconto della canzone. Un gran bel finale.
Concludendo: ‘Face the End’ è un disco diretto e spavaldo, “riuscito” in una sola parola. Piace l’idea di non aver fatto passare tanto tempo dal precedente, così da ottimizzarne il confronto e seguire meglio la storia dei Game Over, band che sta dicendo la sua in modo coerente e deciso.
‘Face the End’ è stato prodotto da Simone Mularoni presso i Domination Studio, la sua copertina è stata realizzata da Mario López.