Recensione: Fighting

Di Filippo Benedetto - 27 Gennaio 2004 - 0:00
Fighting
Band: Thin Lizzy
Etichetta:
Genere:
Anno: 1975
Nazione:
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85

I Thin Lizzy, capitanati dal carismatico Phil Lynott, sono stati una band non certo famosissima ma molto importante e fondamentale per la crescita e lo sviluppo dell’hard rock. Molti artisti e band ne tributano con generosa riverenza il valore indiscusso. I Thin Lizzy, inoltre, sono stati importanti per aver forgiato uno stile poi divenuto prassi comune per molti gruppi  formatisi nel corso dei tre decenni successivi, ovvero l’uso delle due chitarre “ad accordi incrociati”. Proprio questa particolare tecnica strumentistica venne “collaudata” nel quinto album del combo dal titolo “Fighting”. Il disco uscì nel settembre del 1975, dopo il fortunatissimo Tour promozionale al precedente lavoro intitolato “Night Life” (nel quale figurarono ufficialmente, dopo la dipartita di Gary Moore, due nuovi elementi: Brain “Robbo” Robertson e William Scott Gorham) ed incrementò ulteriormente la fama del gruppo (anche se bisogna dire che il vero e proprio successo arrivò con il successivo “Jailbreak”, del 1976)

Cominciamo dalla copertina, ritraente la band al completo in posa da “gang metropolitana”. L’immagine ritratta nel front dell’album, dunque, dà l’idea lampante del titolo dell’album e lascia presagire l’attitudine “stradaiola” e un po’ selvaggia dell’hard rock incarnato dal combo capitanato da Lynott. “Rosalie” apre le danze con un riff tanto semplice quanto diretto. Lo sviluppo di questa song si snoda, appunto, su di un riffing coinvolgente per la sua  strabiliante linearità. La voce di Lynott, sempre suadente e calda nell’impostazione, soprattutto nel refrain ci regala un’ottima prestazione vocale. Un rullo di tamburi fa da intro alla seguente “For Those who love to live”. Il brano si caratterizza subito per un riffing elegante ma allo stesso tento “accattivante” che poi trova uno stupefacente sviluppo in un gioco ad incroci delle chitarre e coinvolge così l’ascoltatore in un “crescendo” di pathos davvero notevole. Anche qui bisogna segnalare la bravura come interprete di Lynott che, con abilità, modula la voce a seconda delle atmosfere che si susseguono per tutta la durata del pezzo.  Con “Suicide”, terza song del platter, i Thin Lizzy riposizionano le coordinate musicali del disco su un hard rock grezzo e diretto, costruito su di un riff portante sostenuto da una sezione ritmica molto “catchy”. Il momento più interessante del brano, dopo un egregio “gioco a due” delle chitarre, è rappresentato dai due bei assoli che si susseguono uno dietro l’altro in splendida sintonia. La successiva  “Wild One” mostra nuovamente la vena melodica del combo. Il riff portante di questa track sembra quasi svelare il lato malinconico della band ma alcune soluzioni  armoniche delle chitarre, sempre giocate “a due”,  donano  godibilità al pezzo.
La quinta track del disco viene introdotta dalla squillante voce di Lynott che scandisce proprio il titolo della song: “Fighting My Way Back”. Il brano è frizzante e pieno di carica adrenalinica e il drumming sostiene con ritmiche sostenute un riffing dei più tipici dei Lizzy. Un bell’assolo poi non fa altro che “compattare” la forza d’urto del pezzo. “King’s revenge” ha un inizio atipico, costruito com’è su un riffing privo di distorsione  e di elementare fattura. Quando poi si innestano le chitarre elettriche lo svolgimento della song segue i binari di una canzone dove si alternano, quasi “sfidandosi”, atmosfere più morbide ed altre leggermente più aggressive. “Spirit Slips Away” si presenta all’orecchio dell’ascoltatore come un brano cupo e pesante. Ma è solo apparenza  perché questa sensazione lascia il posto ad una di più malinconica sostanza. L’eleganza degli arrangiamenti di questo pezzo, le brevi  e melodiche incursioni armoniche delle due chitarre sembrano tratteggiare bene il “sonno dello spirito”, che ogni tanto viene disturbato dall’irrompere inaspettato del cupo e pesante tema iniziale della song. La settima track dell’album, “Silver Dollar”, ha un inizio quasi accennato e dalle vaghe reminescenze  blues. Di seguito la track subirà un alternarsi di queste parti leggermente blueseggianti e momenti di “apertura” verso un elegante riffing più rockeggiante. Il “tono” della canzone rimane però su livelli quasi sommessi e mai senza sfociare apertamente in atmosfere “elettrizzanti”.
Il disco sta volgendo a termine e “Freedom Song” porta una sorta di spensieratezza grazie ad un riffing efficacemente costruito su pregevoli intrecci chitarristici eseguiti con la consueta perizia. La conclusiva “Ballad of a hard man” tradisce le aspettative dell’ignaro ascoltatore, mostrando un inasprimento del sound del combo con  l’ausilio di un riffing classicamente hard rock. Da notare l’ottimo lavoro di ogni elemento della band: la ritmica basso/batteria perfettamente coerente con il riffing delle chitarre e Lynott che sfoggia una voce piacevolmente aggressiva. Inoltre i  solos che si susseguiranno a breve distanza temporale non faranno altro che irrobustire ulteriormente la struttura di questo pezzo.
Con “Fighting”, in sostanza, ci troviamo di fronte ad un altro gioiello imperdibile della discografia dei Thin Lizzy, non farlo proprio sarebbe davvero un peccato.   

Tracklist:

1) Rosalie
2) For Those Who love to live
3) Suicide
4) Wild One
5) Fighting my way back
6) King’s revenge
7) Spirit slips away
8) Silver Dollar
9) Freedom song
10) Ballad of a hard man

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