Recensione: Fire Without Flames

Di Gaetano Loffredo - 12 Giugno 2006 - 0:00
Fire Without Flames
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Genere:
Anno: 2006
Nazione:
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78

Cosa succede quando un musicista giapponese che porta l’immagine del venerato Ritchie Blackmore tatuata nel cervello incontra l’ex cantante dei Deep Purple e Rainbow, Joe Lynn Turner
Gli chiede un autografo?
Nient’affatto; lo convince a cantare sul suo disco. Mettetevi comodi e date pure una sbirciata alla favoletta raccontata nelle righe successive…

La leggenda narra le gesta di un giovine dagli occhi a mandorla, il qui presente Akira Kajiyama, un membro dei perduti Precious, del quale se n’erano perdute le tracce dal 1987, dopo aver presenziato nel debutto della band, fino al 1996 quando insieme all’amico Morikawa creò una band in grado di realizzare due anni dopo un tributo “Niji Densetsu (Legend of Rainbow)” dove Joe partecipò come “semplice” special guest.
Il famosissimo frontman rimase colpito dalla naturalezza dei movimenti del chitarrista e da quel modo quasi sfrontato di dare del “tu” allo strumento prediletto e non fece fatica a convincere il giapponese a suonare sul suo “Under Cover 2” che ufficializzò definitivamente l’idillio musicale di due amici in società.
Akira, catapultato nel mondo prima di allora soltanto sognato, si mise in mostra anche come songwriter scrivendo sette brani del solista di Turner “Holy Man” (2000) e addirittura tutte le canzoni che compongono “Slam” (2001), altro capitolo della enorme carriera del vocalist americano.
A marzo dell’anno scorso, Joe Lunn Turner tornò in oriente per la promozione di “Usual Suspects”, per un concerto acustico con Akira e per le registrazioni del neonato Fire Without Flame, prodotto, composto e suonato interamente dal giapponese.

Le prodezze balistiche del sig. Kajiyama al servizio di una voce leggendaria offrono un prodotto estremamente convincente che riprenderete in mano ogni volta che avrete voglia di ascoltarvi del sano, spensierato e disteso Hard Rock di qualità sopraffina.
Come non lasciarsi rapire dalle aperture melodiche di One Day Away e dagli sfacciati assoli di chitarra elettrica che riempiono il tempo a nostra disposizione?
Fire Without Flame si distingue per l’intuitivo ritornello e per l’elegante break di tastiera, Survival per l’elevata velocità di esecuzione e Heart Against Heart, ballata meravigliosa, per la memorabile prova vocale. Impossibile non accompagnare Turner nei passaggi decisivi. 
La struttura dei brani è semplicissima, Akira gioca sul riff portante, lo ripete vita natural durante, inserisce qualche assolo fulmineo e lascia a Turner il compito di incartare ed infiocchettare il regalo. E che regalo!
Da End of the Line in poi sono tutte potenziali hit; il disco sembra aver conservato il feeling degli anni ottanta riproposto con una produzione attuale e più consona ai nostri canoni anche se non si può assolutamente parlare di “atteggiamento modernista”.
E ancora; delicata Forever Changed e quasi spocchiosa (per via del suo giro di chitarra che più spudorato non si può) Bad Feeling e via sino all’ultima rapidissima Slow Burn che richiama e appesantisce le note della famosa Burn dei Deep Purple.

Gli amanti dell’hard rock più classico non si lasceranno scappare una delle uscite più “piccanti” della prima metà dell’anno ma esorto ad ascoltare indistintamente Fire Without Flame, chissà che non possa mietere qualche vittima inaspettata e, magari, “raccattare” qualche nuovo sostenitore del genere. Long Live Rock & Roll.

Gaetano “Knightrider” Loffredo

Tracklist:
1.One Day Away
2.Fire Without Flame
3.Survival
4.Heart Against Heart
5.End of the Line
6.Forever Changed
7.Bad Feeling
8.Looking for Trouble
9.Down and Dirty
10.License to Kill
11.Slow Burn

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