Recensione: God Created Man

Di Alessandro Calvi - 25 Febbraio 2005 - 0:00
God Created Man
Band: Unscarred
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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78

Tornano a farsi sentire i milanesi Unscarred con questo “God Created Man”, un demo di cinque tracce come sempre estremamente curato dal punto di vista grafico e della produzione musicale. Il precedente lavoro, già recensito su TrueMetal.it, sotto il profilo dell’aspetto poteva trarre un attimo in inganno sull’effettiva proposta della band, in questo caso il gruppo ha corretto il tiro e si è rivolto a una grafica ispirata maggiormente a band come i Fear Factory.

Dal punto di vista musicale, gli Unscarred proseguono sul sentiero tracciato dal precedente demo proponendo sempre un thrash molto efficace e impreziosito da alcune contaminazioni.
Il cd inizia con “Hand of God”, un brano estremamente aggressivo e ritmato che presenta ripetutamente passaggi veramente veloci e coinvolgenti che portano davvero la testa a lanciarsi in un forsennato headbanging. La song viene aperta dal pianto in lontananza di un neonato su cui si innesta prima la tastiera e poi gli altri strumenti, la voce di Andrea, che nel precedente demo aveva fatto ricorso al growl solo in alcuni radi frangenti, in questo caso comincia a calcare fin dalla prima song, presentando comunque vari passaggi dal clean a uno stile più aggressivo.
Caratteristica che troviamo in questa song e che poi tenderà a ripetersi anche nelle successive composizioni è la presenza di brani parlati o di dialoghi campionati presi da altrove. In questo caso si tratta di un pezzo tratto dal film “The Omega Code” del 1999.
Altri suoni campionati troviamo come introduzione a “Wings of Death”, in questo caso sembra quasi di ascoltare una radio che viene cambiata di stazione fino a che non si sintonizza sulla canzone che dobbiamo ascoltare. I brani presenti in precedenza però non sono messi lì a caso, inni nazionali e marce militari infatti servivano a presentare nel migliore dei modi una canzone con un forte testo anti-militarista che presenta al proprio interno anche estratti dai discorsi di Eisenhower e Hitler, stime di Amnesty International e un passaggio dell’Apocalisse di San Giovanni.
Si lascia da parte per un attimo la velocità e l’aggressività delle prime due canzoni per l’intro di Neo Genesis Project, una song sul tema della clonazione e della creazione di esseri umani in laboratorio. Quello che più mi chiedo è dove siano riusciti a trovare il disco datato 1940 su “come nascono i bambini”, che deve essere una vera perla. A parte questo la song si segnala per l’estremo divario stilistico tra il ritornello: lento, dolcissimo e melodico, e le strofe pestatissime con una voce che sfiora il growl.
Chiudono l’album i due brani che compongono la prima e la seconda parte di “Soul Collector”, si inizia con “The Lifted Veil”: una campana suona in lontananza e dal soffio del vento emerge un arpeggio di chitarra classica che viene presto sostituito dalle chitarre distorte e dalla batteria. Si tratta probabilmente della song dai riff più classici tra quelle presenti nel lotto e al contempo una delle più “sperimentali” rispetto alle altre con i suoi passaggi dai suoni un po’ elettronici e i frequenti cambi di tempo e di “atmosfera”.
Per finire “The Tiger and the Lamb” torna a premere sull’acceleratore e presenta anche parti di latino nel testo e per la prima volta anche una voce femminile. Esperimento che personalmente considero superato a pieno voti.
Davvero originale poi il finale del disco, all’inizio troviamo un pianto di neonato, qui troviamo invece il suono dell’elettrocardiogramma piatto con annesso pianto di parente in lacrime per la morte del congiunto, ma dopo un istante la musica sembra come riavvolgersi su se stessa a grande velocità per poi lasciare di nuovo spazio al pianto di un bambino, come a suggellare una nuova nascita.

Passando alle critiche devo ammettere che ce ne sono ben poche. Il disco appare realizzato sia a vista che all’udito in maniera molto professionale. La produzione delle canzoni è davvero ottima per un demo, forse un pochino troppo asciutto il suono della batteria, ma probabilmente si tratta di una scelta della band. L’unico possibile rischio è che qualcuno possa storcere un po’ il naso per i frequenti inserimenti di brani campionati lungo tutta la durata del cd, personalmente invece li ho trovati sempre molto azzeccati.

Per concludere si tratta davvero di un gran bel disco di thrash con un qualcosa in più. Si tratta di una band con delle belle idee che è riuscita con questo demo a realizzare un sound personale, sperimentale, con contaminazioni ed influenze che potrebbero davvero riuscire a farla notare.

Tracklist:
01 Hand of God
02 Wings of Death
03 Neo Genesis Project
04 Soulcollector pt.1 – The Lifted Veil
05 Soulcollector pt.2 – The Tiger and the Lamb

Alex “Engash-Krul” Calvi

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