Recensione: Goddess of Revenge

Di Eugenio Giordano - 15 Agosto 2003 - 0:00
Goddess of Revenge
Band: Nemesis
Etichetta:
Genere:
Anno: 2003
Nazione:
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73

Per chiarire fin da subito, visto che immagino la confusione di alcuni tra voi, vi dico che i Nemesis qui recensiti e autori di questo primo “Goddess of Revenge” provengono dalla Repubblica Ceca e non hanno nulla a cui spartire con i Nemesis ungheresi autori di “Eden ?” da me recensiti su queste pagine qualche tempo fa. L’uscita di “Goddess of Revenge” avviene sotto il patrocinio dell’ormai storica Underground Symphony che anche in questo caso grarantisce la massima cura e attenzione agli aspetti tecnici del cd, non solo, i Nemesis si avvalgono di una produzione praticamente perfetta svolta ai Finnvox Studios di Helsinki sotto la guida del mastermind Mika Jussila un vero guru del power metal nordico negli ultimi dieci anni. Come vi ho anticipato lo stile dei Nemesis è certamente identificabile con il power metal epico dalle forti tinte neoclassiche e ricco di intelligenti inserzioni sinfoniche atte a rendere maggiormente drammatico il pathos del disco, se dovessimo paragonare i nostri a formazioni più blasonate potremmo chiamare in causa l’epicità degli ultimi Kamelot unita alle strutture dinamiche e minori dei Sonata Arctica senza dimenticare un lavoro di chitarre e tastiere figlio dei celeberrimi Stratovarius o del maestro neoclassico Y.J. Malmsteen, anche se con le dovute proporzioni.

Fin dalla iniziale “Servant of will” il gruppo mette in evidenza la sua caratura tecnica e la sua capacità compositiva, il brano viagga veloce ed esplode letteralmente in un ritornello epico e coinvolgente che funziona da biglietto da visita più che interessante per l’ascoltatore, un ottimo incipit. Maggiormente neoclassica, ma senza sforare in eccessivi fraseggi tecnici, “Desert of your sins” mantiene la fluidità della precedente e si snoda su tempi rapidi e melodie dal vago gusto malinconico, una buona prova di power metal alla Timo Tolkki senza che il gruppo rischi di copiare predestremente il maestro. Davvero potente e veloce “Queen of fate” colpisce per la fluidità dei passaggi, sempre dal sapore neoclassico, e mi ricorda le prime prove dei Sonata Arctica anche se l’interpretazione vocale qui è differente perchè si cerca di non sforare in gorgheggi e acuti inarrivabili puntando maggiormente a una buona esecuzione efficace. Complessa e molto più bella delle precedenti “Host from kingdom of lion” nasconde un cuore sinfonico e dei brillanti refrain epici, in sette minuti il gruppo mostra di sapersi destreggiare bene e con disinvoltura su tempi lunghi e strutture complesse, insomma una bella prova di maturità artisitca. La ballad sinfonica “Rain” vuole seguire i dettami dei Savatage del periodo “Streets” e riesce a creare una bella atmosfera romantica, per un metallaro incallito non è esattamente un brano memorabile ma è quel tipo di canzone che finisci per cercare morbosamente tra i cd che hai in macchina mentre stai riportando a casa la tipa. Lo strumentale molto neoclassico “Crystal eyes” lascia spazio a una nuova composizione molto articolata e complessa intitolata “Mercenary” che nuovamente pone i Nemesis alle prese con un power dalle forti influenze sinfoniche e drammatiche, qui è nuovamente un bel ritornello a comporre la colonna portante del brano che non stanca e non annoia in nessun frangente, segno indicutibile di talento da parte dei nostri. Il disco si chiude sulle note della crescente e vagamente introspettiva “Heaven’s fall” altro brano veloce accostabile ai Sonata Arctica che pone fine con il massimo risalto a un disco di esordio certamente ben composto ed eseguito che promette riscontri futuri per il gruppo.

Nulla di nuovo sotto il sole, se siete del partito “il power metal è tutto uguale” allora per voi i Nemesis sono “solo l’ennesima band” ma se come il sottoscritto credete che un disco vada analizzato per quello che si trova all’interno indifferentemente dal fatto che sia inserito in una scena ormai sovraffollata allora credo proprio che questo “Goddess of Revenge” faccia al caso vostro. Ultima notazione, la copertina è davvero bellissima menomale che qualcuno ha capito che i soliti draghi e cavalieri hanno rotto l’anima a questo punto e puntando su immagini più personali si può anche identificare meglio un gruppo rispetto a tanti altri.

Tracklist:
1 The Mission
2 Servant Of Will
3 Desert Of Your Sins
4 Queen Of Fate
5 Host From Kingdom Of Lion
6 Rain
7 Crystal Eyes
8 Mercenary
9 Heaven’s Fall
10 Last Heretic

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