Recensione: Goodbye Nation

Di Francesco Maraglino - 4 Agosto 2014 - 6:00
Goodbye Nation
Band: Ibridoma
Genere: Heavy 
Anno: 2014
Nazione:
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74

A distanza di due anni dal precedente Night Club, tornano all’attacco gli Ibridoma, metal band marchigiana giunta, a questo punto, al suo terzo full-length.
“Goodbye Nation” (questo il titolo del nuovo lavoro), vede l’innesto in qualità di nuova seconda ascia di Sebastiano Ciccalè,  e assalta un’altra volta l’ascoltatore con la grinta che caratterizza, da sempre, la band di  Christian Bartolacci e Alessandro Morroni.

Il CD, pur se coerentemente collocato sulla scia artistica ed espressiva dei precedenti, con un sound che occhieggia alla classicità metal pur senza tralasciare ascendenze sonore più contemporanee, rappresenta, per la band,  un passo avanti in quanto a songwriting ed arrangiamenti, i quali conferiscono una specifica identità a ciascun brano.
Ad enfatizzare tale maturazione, concorre anche la presenza di illustri ospiti come Fabio Lione (Rhapsody of Fire), Paolo Ojetti (Infernal Poetry) e Ralf Scheepers (Primal Fear), le cui voci si accostano, in altrettanti brani, all’egregio canto di Bartolacci.
In un caso (Arcobaleno), gli Ibridoma si mettono alla prova nell’ardito ed intrigante esperimento di liriche in lingua italiana. Ne risulta uno slow melodico, acustico, sicuramente emozionante e non scevro da richiami al pop progressivo italiano degli anni settanta, e, per questo, amabilmente fuori contesto.
Nella maggior parte del platter, comunque, prevalgono i suoni pesanti, a volte stampati su un tappeto ritmico veloce e tirato (la vorticosa You Are a Liar, la massiccia Goodbye Nation), altrove impressi sopra ritmi a media velocità (Dreams of the Dreams – midtempo nervoso e teatrale -, My Dying Queen  – infilzata da vorticosi giri di chitarra -, My Star – in cui suoni metal e melodia s’incontrano efficacemente).
Proprio l’influsso melodico appare particolarmente potenziato in Goodbye Nation, pur in un contesto globalmente massiccio e possente. Così avviene nelle tracce, a nostro avviso, più riuscite (insieme alla citata Arcobaleno): si tratta di City of Madness e Land of Illusion, esempi di metal intramontabile trafitto da riff ficcanti ed avvincenti assoli di chitarra.

In definitiva, il terzo lavoro degli Ibridoma conferma la metal band italiana come una realtà vivace e determinata, che sembra qui mantenere quelle promesse di evoluzione che trasparivano dal precedente full-length.

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