Recensione: Greetings From the Pub!’

Di Andrea Bacigalupo - 21 Agosto 2018 - 21:10
Greetings From the Pub!
Band: Nowhere
Etichetta:
Genere: Thrash 
Anno: 2018
Nazione:
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75

I Nowhere nascono a Milano dall’unione di Ank, Pima e Luca (Claudio si unirà in un secondo tempo) che si ritrovano in sala prove per suonare Thrash, passando presto dalle cover dei loro idoli a pezzi composti direttamente da loro. La passione cresce e dal 2000 si catapultano sui palchi per far conoscere al pubblico le loro idee. Nel 2001, un breve assestamento nella formazione, ossia la sostituzione del chitarrista Luca con un altro Luca, che ha esperienze anche nel settore Death, porta ad un rinnovamento del loro stile, con un aumento del ritmo in alcune partiture e l’uso di chitarre più serrate.

Nello stesso anno incidono il primo demo esplorativo, dal titolo ‘Promo ‘01’, che porta ad un’intensificazione dei concerti e nel 2002 il secondo, ‘Burning Brighter’.

Il primo EP, ‘Try to Catch It’, esce nel 2006, poi la macchina discografica si ferma per dodici anni: il primo album, dal titolo ‘Greeting From the Pub!’ esce nel 2018.

Gli stacchi temporali tra un’uscita e l’altra non sono stati inutili, perché la band, continuando a suonare ed aggiustando la propria lineup, è riuscita a maturare ed a crearsi una propria identità, suonando un Thrash moderno basato più sulla dinamica e sulla potenza che non sulla furia e sulla ferocia, escludendo la parte Hardcore ed unendo sezioni melodiche più tipiche dell’Heavy Metal e dell’Hard Rock.

La forza e la durezza della ritmica padroneggiano il tutto, con il basso molto coinvolgente e sfavillante, la batteria dirompente e senza limiti e le due chitarre che completano pienamente un muro sonoro senza crepe.  

La voce di Ank è profonda ma intensa, molto adatta per le parti dure ma anche per quelle più melodiche ed è il giusto fulcro per far bilanciare le sonorità Thrash con quelle Heavy Metal ed Hard Rock.

Luca sa ponderare bene gli assoli, creando le giuste atmosfere a seconda del pezzo suonato.

Insomma, un gruppo completo che sa usare molto bene i propri strumenti e che ha le idee chiare su cosa proporre, non creando niente di nuovissimo nella realtà, ma capace di metterle in campo senza scopiazzare, limitandosi a far sentire le proprie influenze.

Greetings From the Pub!’ è un concentrato d’energia composto da nove tracce: La partenza è affidata ad ‘Alone’, dinamica ed ulteriormente potenziata dalla sovrapposizione delle strofe, alterna parti veloci ad altre cadenzate unite da un frenetico assolo. Segue ‘Sinners Eyes’, dalla tessitura più moderna, con sezioni stoppate, strofe in tempo medio dal sapore maligno ed il refrain cantato con sofferenza. Grande è il lavoro della batteria e della chitarra solista, soprattutto nella fase finale.  

 ‘JFF’ ha un buon tiro, con un refrain potente e melodico allo stesso tempo. ‘Once You Were a Child’ inizia lenta, con la chitarra acustica alla quale si aggiungono la batteria e la chitarra solista, poi il pezzo s’indurisce pur mantenendo la stessa melodia. E’ uno dei pezzi più rappresentativi, che dimostra le buone capacità degli artisti.

Segue  ‘I Hate’, dalla velocità più controllata che riesce veramente a dare l’idea dell’odio, grazie soprattutto all’interpretazione vocale. In questo pezzo la batteria fa un lavoro pazzesco e l’assolo su base Thrash è molto emozionante.

Reach the Sky’ è un pezzo che alterna groove ad Hard Rock. Il lavoro del basso dimostra grande maestria, sostenendo perfettamente la chitarra fino all’assolo.   

Wicked Naked’ inizia in modo marziale, poi diventa un Thrash potente amalgamato da strofe Hard Rock.

Siamo quasi alla fine del lavoro: ‘Yesterday Story’ inizia romantica per poi accelerare e prendere potenza con la batteria che aumenta la dinamica. Molto valido è l’assolo di basso al quale poi si unisce quello della chitarra. Poi, verso la fine, un riff porta ad un assolo Thrash che poi diventa melodico. Un altro brano che rappresenta in pieno quello che è la band.

L’album termina con ‘Charley’s Ballad’, moderna, con richiami Hard Rock e un buon assolo.

Concludendo, un album diretto e senza fronzoli, variabile e con poche sbavature che non ne compromettono l’ottimo effetto. Speriamo che, per il prossimo album, i Nowhere facciano passare meno tempo. Per ora possiamo dire molto bravi!!!                     

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