Recensione: Harbinger

Di Daniele D'Adamo - 6 Aprile 2019 - 15:41
Harbinger
Etichetta:
Genere: Metalcore 
Anno: 2019
Nazione:
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75

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Gli Arrival Of Autum, alla prova del secondo full-length, vengono dal Canada e, forti di un contratto discografico con Nuclear Blast Entertainment, danno alla luce “Harbinger”.

Citare la più importante etichetta specializzata in materia di musica metal è d’uopo, poiché, di conseguenza, il combo nordamericano può usufruire di un supporto a tutto tondo, in grado di accompagnare adeguatamente nel mercato internazionale l’opera prodotta ma, soprattutto, di beneficiare di mezzi tecnici tali da garantire un sound quanto più possibile sofisticato; perfetto per fare da sponda alla potenza enorme generata da questo tipo di metalcore. Il quale, provenendo dal continente americano, fa, proprio della potenza, il suo carattere distintivo, peculiare.

Il metalcore che scorre fluidamente nelle vene degli Arrival Of Autumn è, come accennato, privo dell’emotività e della melodiosità tipiche di quello che nasce ogni giorno dal Regno Unito e, soprattutto, dalla Germania. Quindi, inutile aspettarsi ritornelli armonici e orecchiabili a profusione. Assolutamente no. Il metalcore  eiettato dalla strumentazione dei Nostri è figlio diretto delle più possenti architetture *-core, mettendo anche, fra i genitori, il tanto bistrattato nu-metal in voga negli anni ’90 ma che, fra l’altro, ha avuto il pregio di fungere da linea di collegamento per il metallo del nuovo millennio.

Subito, l’opener-track ‘Hurricane on the Horizon’ non lascia spazio a dubbi e a tentennamenti: la formazione di Grande Prairie pesta dura come un fabbro. Inserendo, del resto sarebbe impossibile, dato il genere suonato, anche un chorus melodico che non sminuisce per nulla un suono imperioso, stentoreo, aggressivo. Il quale non si lascia nemmeno intimidire dallo stordimento dei blast-beast (‘Witness’).

Jamison Friesen canta utilizzando sempre, escluso le rare volte che salgono in superficie le note di una voce pulita, le hars vocali. Come da nome, dannatamente ruvide, cattive, arcigne. Elemento indubbiamente principale di un sound che si erge come un monumentale muraglione di suono, costruito pezzo dopo pezzo dall’incessante riffing delle due chitarre di Ryan Sorensen e Brendan Anderson. Ottima, pure, la sezione ritmica la cui responsabilità cade sulle spalle di Kevin Student (basso) e Ty Fox (batteria), impegnata a battere il tempo con precisione cronometrica, non rinunciando a qualche stop’n’go qua e là. La stessa ‘Witness’ mostra anch’essa dei momenti di melodiosità ma si tratta davvero di pochi istanti, immersi peraltro in una matrice di suono devastante, reso addirittura dissonante dagli arcigni assoli delle sei corde.

Molto bravi, anche, a stendere senza intoppi la sequenza di tracce che va dalla ridetta ‘Hurricane on the Horizon’ alla closing-track ‘Apocalyptic’. Le tracce stesse, infatti, si susseguono proponendo costantemente uno stile aspro, spesso disarmonico, comunque sempre presente in quanto a veemenza dell’esecuzione (‘The Horror’). Uno stile che presenta il difetto, se così si può dire, di essere, appunto, poco incline alla creazione di brani in qualche modo accattivanti, rendendo pertanto “Harbinger” un disco adatto a chi ha il cuore forte e i polsi fermi. Tant’è vero che l’unica  canzone davvero somigliante al melodic metalcore è ‘The Endless’, hit assolutamente ben riuscita nella sua profondità emotiva e nella sua rilevanza melodica. Un’oasi di (relativa) pace e tranquillità in un mare rovente, che – a dispetto dello stile natio – non concede niente a nessuno, in termini di durezza e monoliticità.

Forse qualche altra traccia come ‘The Endless’ non avrebbe guastato, nell’economia del CD, ma gli Arrival Of Autumn son fatti così: prendere o lasciare.

Si consiglia in ogni caso di prendere.

Daniele “dani66” D’Adamo

 

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