Recensione: Hate über Alles

Di Nicola Furlan - 17 Giugno 2022 - 4:22
Hate über Alles
Band: Kreator
Etichetta: Nuclear Blast
Genere: Thrash 
Anno: 2022
Nazione:
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75

Quindici full-length in trentotto anni di carriera con una frequenza che solo nell’ultimo decennio ha registrato una leggera inflessione, è un traguardo che non tutti possono permettersi. Considerato poi che parliamo dei leggendari Kreator, band thrash metal capitanata dal carismatico main-man Mille Petrozza, allora il rispetto cresce ancora di più in quanto, come vedremo, stiamo parlando della Storia a tutti gli effetti. Nel tempo, questo genere ha infatti visto sopravvivere solo i nomi tutelari, quelli bravi nel rimettersi in gioco nei critici anni Novanta grazie al rinnovamento delle coordinate stilistiche che hanno portato il thrash a trasformarsi in heavy o in death metal …o in qualunque altra cosa pur di garantirsi l’esistenza su un mercato travolto ormai dallo tsunami del movimento musicale innescato in quel di Seattle.

Per inquadrare cosa ascolterete su questo nuovo “Hate über Alles”, voglio prima contestualizzare dove ci troviamo a livello di discografia. I Kreator hanno avuto una grande fase creativa epocale dal 1985 al 1990 (parliamo di una band che ha fondato di fatto assieme ad altri quattro talentuosi balordi tedeschi il ‘teutonic thrash’, feroce fusione musicale delle ispirazioni massime della west coast statunitese con la veemenza di quelle britanniche capitanate dai Venom).
Il periodo centrale della loro carriera (per intendersi da “Renewal” a “Violent Revolution”) è, come i più sanno, caratterizzato da alti e bassi, ma comunque è pure un periodo di ricerca stilistica, quindi ricco di idee e spunti che ne hanno delineato una certa unicità, tipica delle grandi band che ‘non mollano mai’ e che, cercando l’innovazione, sopravvivono in un mercato davvero complesso come quello musicale.

Arriva poi, come un lampo che squarcia il cielo “Enemy of God”, disco devastante che si va ad aggiungere ad altri album pazzeschi che certificano la rinascita del movimento thrash a livello globale (una vera e propria second wave!). Dal 2005 ad oggi la band ha infatti cacciato sul mercato solo grandi dischi. In cima a tutti “Hordes of Chaos”, masterpiece contemporaneo immancabile nella cd-grafia di ogni amante del thrash metal (e non solo…).

Perché questa lunga premessa? Perché “Hate über Alles” sembra cambiare nuovamente il corso della storia discografica del quartetto di Essen. Il disco c’azzecca solo in parte col recente pregresso che aveva introdotto una certa formula ‘vincente’ in casa Petrozza ovvero un thrash melodico, tirato e caratterizzato da stacchi ricchi di groove. “Hate über Alles” è invece, prima di tutto, un concentrato di stili in cui una vera e propria regola non c’è. Presenta un sacco di orpelli compositivi che lo rendono disorientante, in senso buono. Ritmicamente scorre veloce con un riffing che porta con sé flavour di vari tipi: heavy metal accattivante e catchy (‘Strongest of the Strong’, ‘Become Immortal‘ e ‘Midnight Sun‘), speed metal (‘Killer of Jesus‘) e thrash metal (‘Conquer and Destroy’ e ‘Demonic Future‘). Nel complesso troviamo meno thrash metal ‘classico’ che in passato. Il risultato è diverso, ma il rendimento qualitativo resta alto.
Di certo, la presenza di cori femminili, vene epiche e ritornelli marcatamente orecchiabili (…quanto mestiere dietro alcune soluzioni adottate!) rendono questo album una peculiarità della loro discografia. Vien da pensare che la band stia nuovamente evolvendo. Chi vivrà, vedrà!
Punti di forza da sottolineare? Sono sicuramente i soli dell’ormai fidatissimo braccio destro di Mille Petrozza, Sami Yli-Sirniö, il devastante Ventor, preciso, essenziale ed efficace alle pelli come poche altre volte in passato e le soluzioni armoniche eleganti e perfettamente incastonate in una struttura compositiva pur sempre caustica come la scuola tedesca insegna.
Punti deboli da ottimizzare in chiave futura? Forse qualche ritornello è un po’ appesantito da momenti di scarsa ispirazione (per esempio, ‘Crush the Tyrants’ e ‘Become Immortal‘) e si riscontra un po’ di sbilanciamento dei suoni in missaggio, in particolare sull’entrata dei cori.

In definitiva, “Hate über Alles” è un più che discreto disco di mestiere, suonato bene e che porta con sé alcune soluzioni compositive inaspettate. È sicuramente sincero in quanto ne si coglie cuore e professionalità; ritengo garantirà un impatto dal vivo in linea con le aspettative degli headbangers anche perché, dati gli ultimi live, Mille Petrozza ha oggigiorno bisogno dei suoi tempi per rendere al meglio; penso che questo disco calzi a pennello con la sua tenuta on-stage.
Sono sempre più certo che i Kreator stanno continuando a scrivere, con grandissima coerenza e solida personalità, la Storia del metal. La leggenda continua.

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