Recensione: Hope

Di Manuel Gregorin - 12 Giugno 2022 - 12:29
Hope
Band: Gräce
Etichetta: Frontiers Music
Genere: Hard Rock  Vario 
Anno: 2021
Nazione:
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69

Arrivano dalla Spagna i Gräce, nuova formazione da poco approdata alla scuderia Frontiers Music per la quale debuttano a giugno 2022 con Hope.
Il mastermind del progetto è Isra Ramos, cantante, compositore e produttore attivo da oltre vent’anni. Un lungo periodo durante il quale Ramos ha militato in formazioni spagnole come Alquimia e Avalanch con le quali ha girato il mondo calcando lo stesso palco di artisti come Scorpions, Europe, Nightwish, Rhapsody of Fire e Angra. Non da meno le sue collaborazioni musicali con artisti quali Alberto Rionda, Mike Terrana, Dirk Schlächter e Jorge Salán.

Nel 2018, da vita ai Gräce con i quali si dedica ad un hard rock-metal melodico fortemente influenzato dalla musica elettronica e dalle sfumature pop. Dopo aver chiamato alla sua corte i chitarristi Alberto Román e Jordi Costa, il bassista Jared Camps e il batterista Joel Marco – tutti musicisti giovani ma con una buona esperienza – Ramos si chiude in studio per concentrarsi su questo debutto. Un progetto come anticipato prima, che esce dagli schemi del metal tradizionale e con cui Ramos vuole intraprendere un’esperienza più sperimentale. Pur mantenendo una base riconducibile ad un certo rock-metal aggiunge elementi un po’ inediti come la musica elettronica con un forte utilizzo di sintetizzatori.

Tutte caratteristiche già evidenti dalle prime note dell’opening track “Atreyu“, con sonorità elettroniche dal sapore pop in primo piano, le quali restano dominanti anche dopo l’ingresso delle più tradizionali chitarre. Il suono della batteria poi risulta fortemente filtrato da sembrare quasi una drum machine. Non è da escludere l’utilizzo di quest’ultima in alcuni passaggi del brano.
Sinceramente un inizio che può lasciare un po’ spiazzata la frangia di ascoltatori abituati a sonorità tradizionali ma, allo stesso tempo, può incuriosire quelli attratti da sapori musicali esotici. Sulle stesse coordinate anche la successiva “The Nowhere Man“, che si apre con la voce di Ramos accompagnata da una vocalist femminile. Dopo un minuto circa il pezzo assume la forma di un brano di pop elettronico con un riff di tastiere che ricorda quello di “Send Me An Angel” dei Real Life, gruppo pop australiano attivo negli anni 80 .
Alla fine ci penseranno un assolo di chitarra e un paio di voci in screaming a ricordarci che stiamo ascoltando un album catalogato come hard rock. Dei coretti dal sapore molto Queen aprono “Blind Love” brano dove la componente synth-pop la fa ancora da padrone. Sia chiaro che queste influenze elettroniche non sono da considerare un difetto, ma al contrario è bene interpretarle come un tentativo di portare una certa innovazione. Influenze electro-pop nel rock e metal non sono certo una novità, citiamo ad esempio “No Limits” dei nostrani Labyrinth, album su cui la formazione toscana sperimentò soluzioni coraggiose per l’epoca tanto da venir definiti techno con le chitarre distorte. A distanza di anni ormai, la musica elettronica e rock hanno sempre più intrecciato le loro strade e l’unione dei due generi non deve destare scalpore più di tanto. Nemmeno nel caso dei Gräce, nonostante i suoni sintetici in certi frangenti risultino addirittura dominanti.
Anche la produzione del disco tende ad essere curata in modo da dare ai pezzi quel suono plastico che ben si amalgama con le scelte musicali presenti su “Hope“.

Nonostante tutto, l’anima più rock dei Gräce comincia a farsi più spazio nella seconda parte del disco, come ad esempio in “Snow White (At The End Of The World)“, pezzo dove Isra Ramos e soci esprimono una certa devozione nei confronti dei Queen. Atmosfere hard rock ancora in risalto anche su “Evergarden“, pezzo grintoso in cui la band iberica si avvale della presenza dell’ugola di Ronnie Romero (Lords of Black, Rainbow, The Ferrymen). Uno special guest di tutto rispetto che con la voce potente va ad affiancare quella di Ramos, dando così particolare brio al pezzo.

Si procede nell’ascolto del cd fra sonorità rock senza dimenticare i suoni electro, sui quali i Gräce paiono proprio voler puntare per creare un loro personale marchio di fabbrica. Così ci imbattiamo in composizioni come “Atomic Heart” , oppure “Together” dove chitarre elettriche vanno a braccetto con partiture di synth, creando un interessante mix di suoni.
Menzione particolare poi per “Fiona“, un rock elettronico con melodie accattivanti, ed “Invincible” in cui si strizza l’occhio a sonorità prog-power dall’andamento solenne.
In conclusione la title track, una ballad acustica di un minuto appena che, specie nella parte cantata, ricorda i già citati Queen di “Love Of My Life“. Un ulteriore elemento a testimonianza di quanto Isra Ramos nutra una certa predilezione, neanche tanto velata, per la band di Freddie Mercury.

Un disco un po’ particolare forse per i gusti di qualcuno, certamente non indicato a chi è alla ricerca di suoni ruvidi alla Grave Digger o sfuriate thrash dei Sodom. Potrebbe al contrario stuzzicare la curiosità di chi, nel rock e nel metal, non disdegna una certa ricerca di innovazione e scelte stilistiche fuori dai soliti cliché.

Facendo un analisi senza pregiudizi su “Hope“, qualche nodo comincia a venire al pettine. Nonostante le idee buone non manchino, i brani tendono ad essere un pizzico ordinari e privi di quell’idea o guizzo di genio che te le faccia stampare in testa. In pratica si lasciano ascoltare ma niente di memorabile. Ed è qui che proprio le soluzioni elettroniche corrono in aiuto dei Gräce, riuscendo a dare alle canzoni quelle sfumature e quella variabilità che dalla componente più prettamente hard rock stenta un po’ ad arrivare.
Sicuramente un artista d’esperienza come Isra Ramos possiede le qualità per poter aggiustare il tiro con i lavori seguenti. Quindi è lecito attendersi già dalle prossime prove discografiche qualcosa di interessante.

Per il resto se siete amanti del pop elettronico anni 80 o semplicemente incuriositi dai tentativi di uscire dagli schemi nella musica metal, provate a dare un ascolto ai Gräce. Per tutti gli altri invece, i cd di Saxon e Judas Priest sono sempre nel solito cassetto…

 

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