Recensione: In the Dawn of November

Di Valeria Campagnale - 27 Agosto 2025 - 17:32
In the Dawn of November
Band: Goya
Genere: Doom 
Anno: 2025
Nazione:
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85

Dopo anni di silenzio, i Goya fanno un ritorno imponente con l’album “In the Dawn of November”, un lavoro monolitico che si afferma come il migliore della loro carriera. Questo capolavoro del Doom Metal è intriso di atmosfere inquietanti e voci profondamente emotive, testimonianza di un lavoro intenso e genuino.

La title track è un viaggio ipnotico, dove le chitarre psichedeliche di Jeffrey Owense si intrecciano con il ritmo iterativo di Marcus Bryant, un duo che non lascia spazio a variazioni, dimostrando una sinergia impeccabile. Il cantato profondo e coinvolgente di Owense incanta l’ascoltatore, mentre le linee di basso di CJ Sholtis forniscono un sottofondo grave e possente, perfettamente allineato con la batteria.

L’intensità iniziale prosegue con la seconda traccia, “Cemetery Blues”. Anche qui, il sound gravita attorno a sonorità profondamente doom, con un ritmo più variegato ma sempre pesante. L’assolo di chitarra, ipnotico e avvolgente, arricchisce il pezzo, riuscendo a intrappolare l’ascoltatore nelle sue spire.

Con “Depressive Episode”, i Goya spingono l’acceleratore, ottenendo un risultato che sfiora lo Speed Doom, pur mantenendo la loro inconfondibile atmosfera psichedelica. “Sick Of Your Shit” è puro Doom, un pezzo sinuoso che avvince e lascia immobili, un brano perfetto che incanta con la sua musica.

“I Wanna Be Dead” si apre con rintocchi di campane che si fondono con un basso mesto e la batteria, creando un ritmo abissale e un’atmosfera claustrofobica. A chiudere questo gioiello di Doom Metal, troviamo “Comes with the Fall”, un brano opprimente, oscuro e nuovamente ipnotico.

Scegliere una traccia preferita è impossibile, ma brani come “I Wanna Be Dead”, “In the Dawn of November” e “Comes with the Fall” spiccano come i pezzi che meglio rappresentano l’essenza dei Goya e la qualità di questo loro nuovo, straordinario lavoro.

Photo Credit: Rachel Eblin

 

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