Recensione: Inside The Difference Engine

Di Fabio Quattrosoldi - 22 Marzo 2019 - 8:30
Inside the Difference Engine
Etichetta:
Genere: Alternative Metal 
Anno: 2007
Nazione:
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80

I londinesi End of Level Boss pubblicano nel 2007 il loro secondo album, “Inside the Different Engine”, che va a consolidare il sound del disco d’esordio “Prologue”. É un peccato che i due lavori non figurino recensiti online in nessun portale italiano di heavy metal, dacché ve ne sarebbero tutte le ragioni: nel loro metal urbano, crudo e allucinato convivono con massima naturalezza e senza citazioni marchiane echi rock dei 90s (grunge, noise), Voivod, sludge, post hardcore. In tal senso, trovo la proposta degli End of Level Boss più organica di quella degli Haji’s Kitchen, che inserivano vocalizzi emuli di Layne Staley in una matrice di thrash tecnico e più sincera di quella dei progetti post Psychotic Waltz di Devon Graves, che a tratti plagiavano Tool e Seattle sound. Gli End of Level Boss descrivono il proprio sound come “a fusion of twisted-progressions and burned-out groove”. Ci siamo.

I 41 minuti dell’album partono con “Selfishnegativibemerchant”, il pezzo più rappresentativo dell’album: riff secchi e nervosi, sottolineati da una scarna batteria, poi il flusso musicale si stacca in un noise che sa di Unsane, per la lancinante chitarra solista, finché la voce di Harry “Heck” Armstrong si erge stentorea e disperata con la potenza evocativa di un novello Chris Cornell. La linea vocale è efficacissima e ti si ficca in testa come un proiettile, prerogativa tipica di tutte le produzioni dei primi 90s. Poi il brano si incattivisce ancora, con vocals che ricordano addirittura i Forbidden, per poi chiudersi ciclicamente come si era aperto. Mr Dinosaur is Lost ha l’atmosfera degli Alice in Chains, chitarre cadenzate, strofe calanti e solismi semplici e decadenti. Ma nessun copia/incolla, la band racconta la propria nera storia, lasciando il segno. Dai quattro minuti in poi la band sceglie di protrarre la linea melodica in modo sempre più minimale fino a sfumare in una reiterata coda voivodiana. Reticence cambia radicalmente appeal. La band sovrappone riff groovy e rumorosi, sorretti da un basso grasso e corposo; refrain quasi hardcore con la batteria che pesta duro; azzeccate sovraincisioni. Reticence sfuma in Corners, ancora più pesante e ricca di cambi di tempo. La band ha suonato due brani per appena 7 minuti e 40 secondi, ma l’energia e le idee profuse te li fanno sembrare più di 10. Un riff tooliano apre lo schiacciasassi Words Have No Meaning e ancora un ritornello hardcore; da metà brano le chitarre stoppate e il drumming quadrato sono quelle di Page Hamilton e John Stanier degli Helmet. Forse il brano più derivativo del platter, ma la classe con cui variano e si inseguono riff e batteria, dimostrano una grande padronanza della materia musicale. Ben Hallett (bt) e Elenajane (bs) si esaltano in apertura della sesta traccia, Instinktivitus, che alterna all’assalto frontale momenti più riflessivi e indovina le migliori linee melodiche dell’album. End of Line, 7 minuti di sludge/stoner avvolgente e denso come pece, rischiarato solo dal lungo, psichedelico assolo di chitarra in chiusura. La strumentale Connortations chiude “Inside the Different Engine” e in questo caso la matrice rumorista e la progressione delle linee di basso si rifanno ai King Crimson; peccato che le idee del brano avrebbero potuto essere sviluppate per qualche minuto in più, la band non osa dove avrebbe i mezzi per farlo.

La produzione dell’album è discreta, i suoni sono densi e potentissimi, il basso è sempre in evidenza, peccato per il suono di batteria, impastato e spesso coperto dagli altri strumenti.
Gli End of Level Boss compongono con un gusto raro nel loro genere: effetti usati intelligentemente, vocals che mutano dall’aggressivo al suadente, talora in primo piano, talora dietro alle chitarre; arrangiamenti sempre diversi che alternano brani di tre minuti un riff via l’altro a brani canonici strofa-refrain-assolo, a estese parti strumentali. Realmente non sai cosa aspettarli dal brano successivo. 
Scarno il digipak, ma si tratta di una produzione indipendente.
Complessivamente consiglio l’acquisto a chi cerca qualcosa di trasversale fra generi molto lontani fra loro e che è difficile trovare altrove associati con altrettanta intensità. Gli End of the Level Boss stanno percorrendo la stretta via che collega gli anni ’90 al nuovo millennio, rispettando le prerogative musicali di entrambi. Bravi!

 

https://endoflevelboss.bandcamp.com/album/inside-the-difference-engine

 

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