Recensione: Kingdom Of Illusion

Di Fabio Vellata - 19 Giugno 2023 - 1:00
Kingdom of Illusion
Etichetta: Frontiers Music
Genere: AOR  Hard Rock 
Anno: 2023
Nazione:
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77

Niente male questi Stardust.
Primo cd edito nel 2020 già piuttosto interessante: il loro secondo album “Kingdom of Illusion” conferma l’impressione ricavata con l’esordio.
Un buon gruppo, capace di scrivere canzoni di melodic rock dinamiche e gradevoli. Arrangiamenti “importanti” ed un respiro parecchio internazionale, a metà tra il calore delle produzioni AOR americane degli eighties e la pioggia di grande musica arrivata dalla Scandinavia negli ultimi anni.
Affascinante poi scoprire la loro origine, individuando in un paese per nulla famoso per il rock melodico come l’Ungheria la patria di una band che avrebbe potuto essere comodamente californiana o tutt’al più di Göteborg.

Nulla di così sorprendente: la chiamano globalizzazione, e già da un po’.
Quel che c’importa più di ogni altro aspetto è la qualità del lavoro di questi cinque magiari dagli evidenti nomi inventati. Che non è tale da pensare di poter vincere un ipotetico campionato del melodic rock, ma è sufficiente per garantire comunque un ottimo piazzamento.
Fuor di metafora, quello che gli Stardust propongono sono brani che non esulano da confini molto ben definiti. Tuttavia piacciono in virtù di un songwriting diretto, focalizzato sul genere e capace di divertire l’orecchio di chi ne ha familiarità.
Un crossover discretamente riucito tra Giant, Journey, House of Lords, The Storm, ed i più recenti H.e.a.t, e Work of Art. C’è da dirsi soddisfatti: non c’è nulla di originale ma l’effetto finale è piuttosto buono.
War“, traccia d’apertura trae un po’ in inganno. Parrebbe di trovarsi ad ascoltare un disco dai tratti più heavy e quasi power, in cui il singer Adam Stewart fa la parte della sirena. Con la successiva “The Fire” si comprende molto meglio come l’anima degli Stardust sia ben piantata nel rock di vecchio stampo che, pur modernizzato, è in stretta connessione con riferimenti alquanto classici.
Da “Losing Me” in poi, si plana infine sulle ali della melodia, abbracciando l’AOR dei già citati Giant in un susseguirsi di buone armonie e suoni vagamente vintage. “One First Kiss”, pezzo che potrebbe essere stralciato da “Raised on Radio” dei Journey spiega compiutamente quale sia l’essenza degli Stardust e come vogliano vivere la loro passione per la musica.
Essenzialmente omaggiando le grandi band del settore al quale fanno riferimento senza pretendere nulla di eccessivo o fuori portata.

I capolavori sono esclusi, tuttavia sono bravi, sanno suonare parecchio bene e fanno musica di buona qualità che si innesta alla perfezione con l’atmosfera estiva che va a profilarsi.
Niente male questi Stardust

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