Recensione: Land Of Gypsies

Di Francesco Maraglino - 18 Dicembre 2021 - 9:19
Land Of Gypsies
Etichetta: Frontiers Music
Genere: Hard Rock 
Anno: 2021
Nazione:
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77

Terry Ilous è il vocalist – francese di nascita, ma californiano d’adozione – diventato celebre soprattutto per essere stato il frontman degli XYZ, band di class metal autrice, negli anni a cavallo tra gli ottanta e i novanta, di due album di buon successo di pubblico e ben apprezzati dalla critica.  Ha anche militato nei Great White in una loro relativamente recente incarnazione, ed ha fondato con Marco Mendoza e Steve Saluto la superband La Famiglia Superstar.

Oggi Terry ha unito le proprie forze con quelle di Fabrizio Grossi, bassista e produttore con Glenn Hughes, e che ha fatto scintille con la Supersonic Blues Machine.
La nuova band, inizialmente chiamata Gang Of Souls, prende il nome ora di Land Of Gypsies ed ha sfornato il proprio primo, omonimo album.

Il lavoro, uscito per la label Frontiers, è pregno di un hard rock classico assai, talora patinato di una sottile glassa class/AOR e spesso infarcito di robuste iniezioni di blues (efficacissima, in tale contesto, la voce appassionata di Terry).

Paradigmatici del clima hard del disco sono brani come Shattered, scattante singolo connotato dalla voce graffiante di Ilous e dall’infuocato assolo di  chitarra del bravo Serge Simic, Get It Right e Trouble, quest’ultima impreziosita dal tocco dell’organo Hammond.

L’anima blues del disco instilla malinconica il proprio mood nella semiballad tra roots e soft rock Long Summer Day e, soprattutto,  nello splendido slow Run Away, dai contorni un poco southern.

Rambling Man, invece, si pone a metà tra un southern carico di entusiasmo e certo AOR, e anche qui un assolo della sei-corde impreziosisce con il suo calore la canzone.

E proprio sui sentieri di certo class/AOR da fine eighties si pongono Believe (class rock sinuoso e piacione), Give Me Love ( in cui i riff circolari di chitarra si uniscono alla sezione ritmica per un class rock cadenzato e incalzante ), e Somewhere Down The Line (nella quale l’ Hammond e le chitarre  – cui si cimenta qui Jeff Northrup si danno il cambio in una parte strumentale avvincente).

Infine, è da citare assolutamente Rescue Me, splendido crescendo da ballatona acustica piena di pathos che esplode in una deflagrazione melodica di suoni.

“Land Of Gypsies” è dunque un’opera che, pur non offrendo nulla d’innovativo, concede all’ascoltatore un crogiuolo di brani appassionati e di ottima qualità, arricchiti dalla voce graffiante e soulful del vocalist, da una ritmica sempre agile e nervosa, da torride note di chitare e  tocchi raffinatamente vintage delle tastiere e dell’ Hammond di Eric Ragno, che avvincerà i patiti del classic rock.

Francesco Maraglino

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