Recensione: Lightning in a Bottle

Bobby Liebling è un autentico residuato bellico degli anni settanta. Un po’ come quegli ordigni risalenti alle due guerre mondiali che ogni tanto sbucano fuori da qualche scavo e, nonostante la ruggine, conservano ancora la loro carica esplosiva. Allo stesso modo Liebling, dopo anni passati tra eccessi, droghe e sregolatezze, mantiene ancora quella carica rock n’ roll sempre pronta ad esplodere, la stessa che avevano Lemmy dei Motörhead o Mark Shelton dei Manilla Road. Un tipo dalla scorza dura che, nonostante i numerosi capitomboli, in qualche modo si è sempre rimesso in piedi. Ma d’altronde la storia dei Pentagram è stata spesso costellata da cadute e risalite.
Formatisi nel 1970 possono definirsi, assieme ai Black Sabbath, fra i precursori dell’hard rock e dell’heavy metal, o come nel loro caso specifico, di un doom cupo e funereo. Nonostante ciò il debutto discografico arriva appena nel 1985, quando il grosso della torta era già stato spartito. Ma anche dopo l’agognato esordio non sono state tutte rose e fiori (o crisantemi, tanto per stare in ambienti doom). La loro carriera infatti è stata costantemente vissuta in equilibrio precario tra la realizzazione di album molto apprezzati e il rischio di mandare tutto all’aria da un momento all’altro. Ma nonostante i vari cambi di formazione, scioglimenti, problemi vari e qualche soggiorno al fresco da parte di Liebling, i Pentagram sono riusciti ad arrivare fino ai giorni nostri. Ed eccoci così nel 2025 a parlare di loro e di un nuovo album.
Lightning in a Bottle esce a fine gennaio, a una decina di anni dal precedente Curious Volume. Nel frattempo anche il chitarrista Victor Griffin ha mollato la band, lasciando così Bobby Liebling come ultimo membro storico. Edito dalla Heavy Psych Sound, Lightning in a Bottle vede così una line-up completamente rinnovata con Tony Reed alle chitarre e Scooter Haslip al basso, entrambi provenienti dai Mos Generator. Per la batteria troviamo invece Henry Vasquez, dal 2009 al servizio dei Saint Vitus, altro nome storico del panorama doom metal.
Diciamo subito che Lightning in a Bottle non è un album di quelli fatti così per caso o per abitudine, giusto per tenere in circolazione il nome della cult band di turno. Bobby Liebling ha piazzato sul mercato un disco fresco ed ispirato, ben lontano dall’usare idee riciclate. Un corposo hard rock d’annata che riesce però ad essere contemporaneo, risultando piacevole e scorrevole.
Si inizia bene fin da subito con il mid-tempo galoppante di Live Again e il rock acido di In The Panic Room. Fin dalle prime battute si capisce che le cose in casa Pentagram funzionano ancora bene, i nuovi entrati paiono essere le persone giuste, mentre la voce di Bobby Liebling continua a mantenersi ancora in buona forma. I Spoke To Death poggia su un riff monolitico, mentre Dull Pain offre soluzioni piacevoli all’ascolto. Liebling regge saldamente le redini della situazione, riuscendo a distanza di anni a tenere su livelli più che dignitosi il nome della band. Lady Heroin inizia con un riff pesante, di quelli che potrebbero fare la fortuna di più di qualche band nu metal contemporanea; successivamente muta in una ballata allucinata in cui si tratta il tema della tossicodipendenza.
Avanti ancora con il riff poderoso di Thundercrest e l’hard rock selvaggio di I’ll Certainly See You In Hell.
Solve The Puzzle è un hard n’metal che si avvicina a certe sonorità NWOBHM. Un particolare episodio musicale in cui quasi pare che i Pentagram vogliano provare ad assomigliare al Saxon. Spread Your Wings è un hard rock in cui si respira un’aria di blues stradaiolo. Il sound dell’album si è un po’ allontanato dal doom catacombale di Day of Reckoning, andando ad ispirarsi a sonorità più tipicamente anni settanta. Ciò nonostante le sfumature vintage non appaiono mai fuori contesto o troppo datate, riuscendo a lasciare un piacevole retrogusto all’ascoltatore.
Arriva la volta della title track, seguita da Walk The Sociopath, una traccia pesante e claustrofobica che si avvicina a sonorità più doomeggianti. Rimane ancora lo spazio per una manciata di bonus track: Start The End e Might Just Wanna Be Your Fool, che lungi dall’essere considerati due semplici riempitivi. Infine, un’altra versione di Lady Heroin che, a parte la durata minore, differisce di poco da quella già ascoltata in precedenza.
Lightning in a Bottle è un lavoro che lascia pochi dubbi e che ci presenta una band sicura di sé ed ancora sul pezzo. Il punteggio assegnato, infatti, non è un semplice voto di stima per la storicità della band, ma fa riferimento all’effettivo valore dei contenuti del disco. Bobby Liebling ha dimostrato di avere ancora qualcosa da dire e che può ancora togliersi qualche bella soddisfazione. Ed in questo anche il mondo del web pare voler dargli una mano. Infatti negli ultimi periodi gli ascoltatori dei Pentagram sulle piattaforme streaming sono più che raddoppiati grazie a un meme che ha invaso i social. L’immagine del frontman con lo sguardo spiritato e i capelli scompigliati ha girato la rete in modo virale, quasi come quella di Ivano.
Ve lo ricordate Ivano? L’addetto alla security che con delle inconfondibili espressioni facciali esprimeva il suo parere ad un concerto trap…
Chissà se a Ivano piacerebbero i Pentagram. Secondo noi, sì.