Recensione: Lights Out

Di Abbadon - 12 Agosto 2003 - 0:00
Lights Out
Band: UFO
Etichetta:
Genere:
Anno: 1977
Nazione:
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86

Uscito nel 1977, Lights Out è il sesto album in studio degli UFO, che, dopo un inizio davvero difficoltoso, avevano ripreso a volare, guadagnandosi perlomeno il rispetto di pubblico e critica. L’album vede una novità non trascurabile a livello di lineup, infatti per la prima volta (a parte la parentesi di “No heavy Petting” con l’appena sufficente Danny Peyronel) la band si vede composta non più da soli quattro elementi, bensì da cinque. La cosa è dovuta all’ingresso nel combo del chitarrista e tastierista Paul Raymond, che, grazie a una ottima tecnica e un affiatamento che si dimostrerà subito eccellente, toglie pressione dalle spalle di Michael Schenker, al penultimo atto della sua prima carriera nel gruppo. Forti di questa aggiunta nelle proprie file, Way, Mogg, Parker e lo stesso Michael si danno da fare, concependo un disco che, visto oggi, si dimostra uno dei principali classici targati UFO.  Tale lavoro segue più o meno gli schemi di “Force It”, ovvero chitarra ritmica che comanda la scena, accompagnata dal sempre influente basso di Pete Way. La batteria non è esattamente spettacolare, anzi, ma il suo ruolo, ovvero quello di tenere le ritmiche senza andare fuori dagli schemi,  lo fa in modo pregevole. La lead guitar si sposta a un lavoro che non è più quello dominante, che spaziava in lungo e in largo (come ai tempi di Phenomenon tanto per intenderci), ma trova la sua dimensione nelle rifiniture, davvero notevoli, oltre che nei sempre assoli da punto esclamativo. Lights out però ha uno strumento, in passato mai esageratamente usato dalla band, che domina su tutti gli altri, ovvero le tastiere, suonate da Raymond, il nuovo entrato. Non sono lo strumento più presente a dire la verità, ma sono sicuramente quello che fa cambiare marcia, creando sia atmosfere frizzanti e briose che romantiche e sentimentali. La voce è quella classica di Mogg, non eccezionale, ma intonata, in sintonia con lo strumento, e in sostanza senza particolari pecche degne di nota. Le otto song di “Lights Out” hanno come portabandiera la gustosa “Too hot to Handle”, dalla intro decisamente orecchiabile, fondata su un pregevole riff al quale fanno seguito gli altri strumenti. La canzone perde un po’ di smalto nel tutto sommato scialbo refrain, ma dice decisamente la sua nelle strofe e nell’assolo, eseguito come sempre in maniera impeccabile dal buon Michele. Ancora meglio il secondo assolo che segna una pirotecnica conclusione.  Più che buona canzone quindi, ma che sfigura se paragonata alla seconda track, ovvero “Just another Suicide”. A dire il vero i due componimenti non sono paragonabili fra loro, ma in “Just another Suicide” si percepisce subito un feeling sconosciuto a “Too hot to Handle”, un brio contagioso e che fa davvero bene sentire. L’apertura ci dice già come sarà la canzone,  un bel pezzo veloce,  che si ingigantisce dal primo refrain in avanti, con la comparsa della magica tastiera (settata in sonorità  “pianoforte”  per l’occasione), che davvero fa cambiare marcia al refrain stesso e alla canzone tutta, una delle migliori ed allegre dell’ album, cosa che leggendo il titolo forse non sarebbe venuta in mente. Il disco fa l’ennesimo figurone continuando con la magica “Try me”, lentone come ce ne sono pochi, tutto basato sul pianoforte, che sa dare emozioni che sfiorano pelle d’oca e lacrime, per maestosità e tuttavia semplicità. Mogg non tradisce all’appuntamento, e canta davvero bene, trasudando emozioni. Anche le rifiniture e l’assolo chitarristico sono di una finezza davvero indicibile. Dopo questa micidiale ballata, che merita di essere inclusa nei “Best Of ” di questo genere di canzoni, si torna alla vivacità e all’irriverenza con la title track, una vera e propria cavalcata Hard Rock. Subito veniamo rapiti da un basso davvero dirompente, il migliore sentito finora su “Lights Out”, accompagnato molto bene dalle chitarre e dalla tastiera, che svariano sullo sfondo. Ottimo il refrain, non staccato dal resto della song ma facilmente individuabile. Eccellenti come sempre gli assoli, non sopra le righe, ma estremamente precisi e comunque in risalto, così come dovrebbe essere in ogni canzone. Compiamo il giro di boa per arrivare a “Gettin’ Ready”, mid tempo che si apre in maniera più che piacevole, ma che alla lunga non mantiene le promesse fatte, donando sì ritmo, ma anche un po’ di piattezza, e mancando di quell’allegria e di quella carica a cui le precedenti song ci avevano abituato. Meglio passare avanti per arrivare alla caratteristica chitarra di “Alone Again Or”, pezzo basato su una chitarra acustica davvero usata nel migliore dei modi, che ci prende per mano portandoci in una track veloce e molto accattivamente, totalmente diversa da un pezzo di classico hard rock, come poteva essere per esempio “Lights Out”. Spettacolari le due guitars, che intrecciano le loro melodie in uno splendido assolo, vera e propria ciliegia di un pezzo sicuramente originale ed estremamente godibile, che si chiude con una voluta “incompiutezza”. Molto più ruvida e hard ci si presenta “Electric Phase”, track non veloce e abbastanza cupa, che tiene in pugno l’ascoltatore donandogli un mix di emozioni che vanno dal magone (da non prendere necessariamente negativamente) alla rabbia nascosta. Infine, dopo averci estratto questi sentimenti, Mogg e soci pensano bene di riempirci di nuovo vigore, che ci viene trasmesso con la grande “Love to Love”. L’apertura è imponente, quasi fantascientifica e da grandi occasioni nella sua realizzazione, e si sviluppa in un pezzo lento, con una vena di dolcezza, attesa, tristezza e ansia, dove le melodie riescono a catapultare davvero su un altro pianeta. Io gli preferisco “Try Me” come ballata, ma anche questa non scherza davvero, e cala il sipario su un disco che è senza dubbio tra i migliori degli UFO, probabilmente non il migliore, ma comunque un disco che comunque riesce a legarsi ai cuori di chi lo ascolta, irrimediabilmente, anche e soprattutto per come riesce a spaziare tra tantissime proposte musicali, quasi tutte interpretate con passione, tecnica e grande grande cuore, un mix di sicuro successo.

Riccardo “Abbadon” Mezzera

Tracklist :
1) Too Hot to Handle
2) Just Another Suicide
3) Try Me
4) Lights Out
5) Gettin’ Ready
6) Alone Again Or
7) Electric Phase
8) Love to Love

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