Recensione: Little Bang Theory

Di Fabio Vellata - 16 Aprile 2022 - 8:00
Little Bang Theory
Band: Poison Rose
Etichetta: Frontiers Music
Genere: Hard Rock 
Anno: 2022
Nazione:
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83

Iniziativa assolutamente meritoria quella messa in atto da Frontiers Music, volta a rispolverare e riportare sotto i riflettori il valore di uno dei migliori cantanti rock e metal di casa nostra: Marco Sivo.

Protagonista qualche anno fa dell’ascesa dei rinomati Time Machine – tra i gruppi prog più significativi della scena tricolore – Sivo ha poi frequentato gli ambienti rock con Planethard ed Instant Karma, facendo quindi perdere le tracce in un prosieguo di carriera molto più silenzioso e “dietro le quinte”.
Un po’ nascosto ma mai fuori dai giochi: il lavoro di scrittura costante per grossi nomi della scuderia Frontiers, ha sempre mantenuto vivo il contatto con la scena, contribuendo a serbarne intatta l’ottima reputazione artistica.
Grazie alla consueta felice intuizione di Serafino Perugino di Frontiers, ecco l’occasione buona da sfruttare: un progetto in cui poter proporre Sivo nuovamente nel ruolo di prim’attore, alla guida di una band costruita attorno alle sue caratteristiche peculiari.

Definibile come una sorta di Geoff Tate più bluesy, Sivo ha tutto quello che serve per brillare. Oltre ad un timbro molto personale, non difettano forza espressiva, buona estensione, tecnica a secchiate e capacità interpretative. Lo sa molto bene l’amico di antica data ed ormai onnipresente mr. Alessandro Del Vecchio chiamato, assieme ad un team di musicisti tutto italiano (Andrea Seveso, Aldo Lonobile e Edo Sala), ad assemblare al meglio i brani pensati per darne risalto alle innate abilità, originando, di fatto, i Poison Rose.
Se Del Vecchio è un vero marpione, Sivo non è da meno: la traccia stilistica entro cui si muovono i Poison Rose è quella decisamente più consona alla voce del singer. Hard rock americano molto melodico, moderno ed orecchiabile, all’interno del quale disseminare riferimenti AOR di respiro nord-europeo, qualche goccia heavy e molti spunti vicini al prog elegante dei Queensrÿche del periodo “Empire”. Come andare sul velluto, insomma.

La collaborazione sfocia in una serie di brani dall’alto potenziale, agili ed estremamente gradevoli all’ascolto. Puntellati di molte raffinatezze, arrangiati con classe e molto buon gusto.
Un gioiellino autentico, che non richiede alcuna fatica per essere apprezzato istantaneamente. Nondimeno, che ad ogni nuovo passaggio rivela i dettagli di un lavoro accurato nella sua costruzione, ponendo in luce ritornelli efficaci, interventi strumentali deliziosi e la solita verve di Sivo, finalmente di nuovo al centro della scena.
Inner Wolf”, singolo scelto quale presentazione del disco, è un preciso biglietto da visita dell’album: voce in grande spolvero, melodia scintillante ed hookline che acchiappa al volo, porgendo spazio a qualche divagazione strumentale assolutamente godibile.
Un modo per mettere in chiaro sin dal principio in che direzione andrà “Little Bang Theory”: quella di un melodic rock ricco e fascinoso, fatto di suoni accattivanti e linee vocali incisive.
Your Eyes Again”, veloce e scattante è davvero un bel sentire, mentre la successiva “Devil (Knock on my Door)” è, l’esempio più calzante per descrivere la buona influenza che i ‘Rÿche esercitano sul gruppo. Altro pezzo di grande livello, che fa coppia con “Hearts Beat Loud“, in cui par di rilevare qualche suggestione più affine agli svedesi Evergrey.
Ce n’è poi per tutti i gusti: pur non avendo mai amato troppo le ballad in questi contesti, va sottolineato come “Eternally, Wild and Free” riesca a vincere lo scetticismo, mettendo a segno l’ennesima bella melodia del disco. Quello che si potrebbe succintamente affermare anche per “River of Dreams“, passaggio dal netto richiamo AOR.
Conquista poi, il fatto che a differenza di molti prodotti analoghi non siano riscontrabili cali di tensione nemmeno nella parte conclusiva dell’album.
Older Now”, “All Along The Way” e “Better Life” sono tre pezzi che catturano anch’essi con la forza di ritornelli di grande impatto, lasciando un bel sorriso stampato al termine dell’ascolto.

Promozione assoluta, nulla da aggiungere oltre.
Eccezion fatta per la constatazione che, dati i risultati eccellenti, limitare l’esperienza dei Poison Rose ad un’unica uscita discografica sarebbe un vero, imperdonabile, peccato…

 

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