Recensione: Live at Moondance Jam

Di Francesco Maraglino - 9 Dicembre 2013 - 6:00
Live at Moondance Jam
Etichetta:
Genere: Hard Rock 
Anno: 2013
Nazione:
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70

Nativi dell’Illinois, i REO Speedwagon hanno intrapreso la propria carriera artistica nei primi anni Settanta del secolo scorso, edificando la propria reputazione grazie ad un hard rock tipicamente a stelle e strisce ed infarcito di influenze country, blues e boogie, che pare costituire la colonna sonora della vita di una certa provincia americana dell’epoca. Questa fase della carriera ha il suo apice in album come You Can Tune a Piano, But You Can’t Tuna Fish  e Nine Lives, ma è agli albori del decennio successivo che la band licenzia High Infidelity, che s’ancora per diverse settimane al vertice delle charts americane, complice una decisa sterzata verso suoni più levigati e radiofonici,.
L’album contiene il singolo Keep on Loving You, power ballad assai zuccherosa ma irresistibile, che consegue un successo stellare, e rappresenta uno dei classici più indicativi dell’AOR.
Dopo altri grandi successi negli Eighties, la stella dei REO Speedwagon non ha più riscosso i riscontri trionfali di quel periodo; è rimasta però in pista per un’intensa attività live intervallata dall’uscita di antologie e sporadici full-length d’inediti, tra i quali il recente, rockeggiante Find Your Way Home, ben accolto dalla critica.
In questi giorni la label italiana Frontiers Records dà  alla luce un live della band statunitense, comprendente CD e DVD (o Blu Ray), che mostra una performance del 2010 che i REO tenuto all’annuale Moondance Jam.

Il lavoro, intitolato lapalissianamente “Live at Moondance Jam”, va a snocciolare le diverse hit della formazione di Champaign, relative ai due decenni di sua maggiore visibilità.
Non sono trascurati, dunque, gli inizi artistici di Kevin Cronin e soci, maggiormente hard rocking, a cominciare dalla fantastica Golden Country, tratta da R.E.O./T.W.O. (1972), incorniciata dal suo scintillante gioco di tastiere e chitarre, per passare poi alle più trascinanti e rock’n’roll Keep Pushin’, catchy ed abbellita da un ottimo assolo della sei-corde e Roll with the Changes. Non mancano, in tale ambito, il roboante arena rock Ridin’ the Storm Out, i purissimi  r’n’r Like You Do  e soprattutto 157 Riverside Avenue, nonché Back on the Road Again, rotolante hard’n’roll trascinato dal basso e dall’incedere energico di tutti gli altri strumenti.
A farla da padrone è, però, soprattutto High Infidelity, delle cui canzoni il live è pressoché infarcito: dalla citata Keep on Loving You, che, insieme alla pure presente Take It on the Run dello stesso album, costituisce una delle canzoni che hanno definito i canoni della power ballad, alla sbarazzina (anche troppo) In Your Letter, dal grintoso pop-rock Don’t Let Him Go, con organo ed ascia sugli scudi, i brani che ci si aspetta di ascoltare ci sono tutti. Immancabili pure gli altri slow di successo del gruppo, ovvero la melliflua Can’t Fight This Feeling ( da Wheels Are Turnin’ del 1984) e la più vecchia e grandiosa Time for Me to Fly (da You Can Tune a Piano, But You Can’t Tuna Fish del 1977), puntellata dai tasti d’avorio e da una chitarra acustica dal sapore roots ed accolta  con meritate ovazioni dal pubblico.

Ovviamente Live at Moondance Jam nulla aggiunge e nulla toglie alla carriera dei REO Speedwagon, ma può rappresentare un buon viatico per i rockers più giovani che vogliono accostarsi alla musica di questo storico gruppo. I musicisti, infatti, realizzano qui il proprio show con la maestria dei consumati performers, dando vita ad esecuzioni impeccabili e cariche di un feeling invidiabile, il quale fa da collante tra le diverse suggestione stilistiche – quella hard e quella melodica ed AOR – a cui la band è dedita.

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