Recensione: Live Damnation

Di Luca Trifilio - 10 Dicembre 2009 - 0:00
Live Damnation
Band: Onslaught
Etichetta:
Genere:
Anno: 2009
Nazione:
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65

Arriva il momento del live album per i britannici Onslaught. Per chi non avesse mai sentito parlare di loro, ecco l’essenziale da sapere: formatisi nel 1983, inizialmente suonavano una sorta di punk rozzo che via via hanno appesantito portandolo a diventare thrash metal semplice, diretto e d’impatto, con brani più lunghi della media del genere, riff semplici e catchy spesso ripetuti a lungo. Questi gli ingredienti dei primi due album, Power From Hell e The Force. Dopo un po’ di cambi di line-up e di vocalist, nel 1989 arrivò il terzo full-length, dal titolo In Search Of Sanity: brani molto lunghi, produzione nettamente più pulita e curata, approccio più melodico, lo hanno reso un disco immediatamente inviso ai fan della prima ora, delusi dal cambiamento del sound della band. Per questo motivo e per l’abbandono del cantante Steve Grimmett, oltre che per la mancanza di un contratto discografico, gli Onslaught si sciolsero nel 1991. La fine della storia, come spesso accade di questi tempi, è naturalmente a lieto fine: nel 2005 si riformano, tornano on stage e dopo un paio di anni di gestazione ecco comparire sugli scaffali dei negozi di dischi un nuovo album, dal titolo Killing Peace, contenente qualche buon brano ma piuttosto anonimo soprattutto se confrontato con la recente produzione thrash di molte altre band, anche storiche, delle quali gli Onslaught cercano di seguire le orme, con risultati non esaltanti ma nemmeno catastrofici.

L’ultimo tassello del loro ritorno sulle scene, dunque, è questa testimonianza dal vivo, registrata a fine 2008 in occasione del Damnation Festival di Leeds. Come nel caso di Killing Peace, anche questo disco è prodotto da Andy Sneap, il cui tocco è ormai sinonimo di qualità e di potenza. I nostri si presentano on stage con due novità in formazione rispetto all’ultimo studio album: fuori il chitarrista Alan Jordan ed il bassista James Hinder, sostituiti rispettivamente da Andy Rosser-Davies e Jeff Williams. Gli altri membri della formazione, invece, sono il fondatore Nige Rockett, il batterista Steve Grice, presente sin dagli esordi, ed il vocalist Sy Keeler, già al microfono all’epoca di The Force oltre che in questa nuova incarnazione della band.

In seguito ad una breve intro, i nostri salgono sul palco accolti da una tiepida ovazione da parte del pubblico, e danno il via allo show con la titletrack dell’ultimo studio album: il suono delle chitarre è corposo e potente, la batteria è in netta evidenza ed in generale il suono emesso dal cd riesce ad esprimere l’impatto live. I suoni ambientali, invece, sono relegati in secondo piano, visto che del pubblico si sentono ben poche tracce per l’intera durata del concerto, eccezion fatta per un paio di cori tra un brano e l’altro. Sy Keeler appare in buono stato di forma ed offre una prestazione solida, col suo timbro acido e sporco che potrebbe inquadrarsi in una ipotetica via di mezzo tra Zetro Souza ed il Chuck Billy degli esordi. Per quanto riguarda la scaletta, nei circa 45 minuti di tempo a disposizione la band propone 8 brani, di cui la metà esatta estratti dall’ultimo Killing Peace. Passi che si trattava di una delle date di supporto al disco, ma nel contesto di un festival sarebbe stato preferibile pescare qualche brano storico in più, soprattutto considerando che, se è vero che Burn, Killing Peace e Destroyer Of Worlds fanno tutto sommato la loro figura anche confrontate col repertorio classico della band, Seeds Of Hate risulta quasi fuori contesto. Per il resto, favorito The Force, con ben 3 brani in scaletta, tutti notevolmente accorciati rispetto all’originale: ad esempio,  di Let There Be Death viene eliminata tutta la parte introduttiva, mentre dell’inno Metal Forces viene proposta una versione vitaminizzata. La conclusione dello show affidata al cavallo di battaglia Onslaught (Power From Hell), tratta dal debutto, un brano trascinante eseguito con potenza e che guadagna un grandioso impatto live, con la band che si ferma iniziando i saluti e che poi offre una reprise col riff d’apertura per ripetere ancora una volta il refrain.

Live Damnation non è un’uscita fondamentale, questo appare evidente. Durata non soddisfacente e scelte dubbie nella composizione della scaletta lo rendono un prodotto secondario non solo per chi non conosce la band, ma anche per i fan, che troveranno pochi spunti di interesse e nessuna chicca. Tuttavia, il giudizio complessivo non può essere sotto la sufficienza per via di una buona prestazione corale dei musicisti, e per una produzione che rende parecchio in termini di potenza sonora. Ora gli Onslaught sono attesi alla prova di un nuovo disco che possa proiettarli in posizioni più nobili all’interno della scena thrash, e nel frattempo quest’uscita potrebbe far interessare alcuni nuovi thrasher a riscoprire i buoni vecchi Power From Hell e The Force.

Luca ‘Nattefrost’ Trifilio

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Tracklist:

01.    Killing Peace (04:10)
02.    Let There Be Death (04:14)
03.    Destroyer Of Worlds (06:12)
04.    Metal Forces (05:03) * MySpace *
05.    Seeds Of Hate (05:05)
06.    Demoniac (05:12)
07.    Burn (04:42)
08.    Power From Hell (07:12)

Line-up:

Sy Keeler – voce
Nige Rockett – chitarra
Andy Rosser-Davies – chitarra
Jeff Williams – basso
Steve Grice – batteria

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