Recensione: Living In Yesterday
Per diciassette anni Harry Hess è stato il frontman dei melodic rockers canadesi Harem Scarem, con i quali ha dato un contributo seminale e variegato alla musica dura-ma-dal-cuore-tenero, fino allo scioglimento avvenuto ormai circa tre anni fa.
Nel 2010 “HH” ha poi creato un platter di notevole caratura artistica, omonimo del prescelto monicker First Signal.
Adesso il nostro cantante/polistrumentista riappare con un nuovo full-length, rilasciato sempre dalla label italiana Frontiers records ed intitolato “Living in Yesterday”.
Ed ancora una volta Hess mette a segno, insieme con un pugno di amici (tra i quali anche l’ascia Peter Lesperance ed altri ex colleghi degli Harem Scarem) un colpo da maestro, offrendo dieci fette deliziose di uno zuccheratissimo dolce ad alto tasso di melodia.
Come in First Signal, pure all’interno di “Living In Yesterday” non ci sono tracce-riempitivo: tutte le canzoni si collocano su un rilevante livello compositivo.
Gli arrangiamenti non sono particolarmente soverchianti, in modo da lasciare in evidenza e valorizzare, appunto, il songwriting e la voce del titolare dell’opera e, pur in un contesto comunque sempre incisivo e mai melenso, puntano meno, rispetto al predecessore, verso l’hard rock a tutto vantaggio dell’armonia.
La ballata, pertanto, si palesa qui come il format di canzone prediletto: ecco, infatti, che “What If”, di squisita fattura, distende intensa la sua melodia sul tappeto d’archi arrangiati da Pete Whitfield, sopra il quale Howie Smith fregia il brano con l’assolo di chitarra. La stessa formula e gli stessi compagni di strada musicali si rinnovano per “It’s Over”, carica ancora di melodie lanciate a vele spiegate per duplicare in maniera ancora più riuscita le suggestioni di “What If”.
“Where To Run” indulge pure su un andamento decisamente slow, che qui acquisisce connotati più drammatici, mentre “Falling Down” si presenta con il mood della più soffice power ballad, al pari di “I Live For You”, un’altra ballata introdotta e condotta dalla chitarra elettrica ed impreziosita da un ritornello aperto ed evocativo.
Il ritmo è più sostenuto, ma non oltre i tempi medi e moderati, in tracce tra AOR e pop-rock catchy come “Don’t Leave Me”, “Reach For You”, che vede Marcie Free ai cori, e “I Don’t Wanna Want You”, dall’andamento frizzante e mosso e dal mood teatrale, nella quale fa capolino un Tommy Denander (chitarra e tastiere) come sempre in gran spolvero.
Ma anche l’anima rock di Harry Hess non manca di far sentire il suo passo ruggente e croccante almeno in “Nothing Lasts Forever”, tra hard rock ed AOR, e nell’opener “Living In Yesterday”, che si apre con il piano ed le voci spiegate ed evocative della intro per poi schiudersi in un midtempo hard rock ad altissimo tasso di melodia, sviluppato grazie anche ad ospiti come Marcie Free ai cori e Magnus Karlsson responsabile di un bell’assolo chitarra .
“Living in Yesterday” è dunque un florilegio di arie irresistibili in salsa Hard Rock, che lo rende una delle release discografiche d’irrinunciabili, quest’anno, per i fans del genere.
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Line Up:
Harry Hess: Voce solista, tastiere, cori, alter chitarre
Altri musicisti:
Peter Lesperance: chitarra e basso
Creighton Doane: batteria
Howie Simon: assolo di chitarra in “What If “& “It’s Over “
Magnus Karlsson: assolo di chitarra in “Living in Yesterday “
Chris Green: assolo di chitarra in “Where to Run “
Tommy Denander: chitarra e tastiere in “I Don’t Want to Want You “
Archi in “ What If “ & “ It’s Over “ arrangiati da Pete Whitfield, eseguiti da Pete Whitfield, Sarah Brandwood-Spencer, Paulette Bayley (violini) Simon Turner, Nick Trygstad (violoncelli).
Marcie Free: cori nelle canzoni 1,2 & 3.
Darren Smith: cori nelle canzoni 4 – 10
Tracklist:
01. Living In Yesterday;
02. Reach For You;
03. It’s Over;
04. Don’t Leave Me;
05. What If;
06. Nothing Lasts Forever;
07. Falling Down;
08. I Live For You;
09. I Don’t Wanna Want You;
10. Where To Run.