Recensione: Lost in The New Real

Di Tiziano Marasco - 25 Aprile 2012 - 0:00
Lost in The New Real
Etichetta:
Genere: Prog Rock 
Anno: 2012
Nazione:
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80

Arjen Anthony Lucassen è come uno di quei vecchi amici che si fanno vivi una volta all’anno. Magari lavorano lontano da casa, poi tornano, ti chiamano e “hey, andiamo a berci una birra”. Questa l’idea che può dare la regolarissima attività discografica del lungagnone olandese. Chiusa la pratica Ayreon a tempo indeterminato nel 2008, due anni dopo è tornato a farsi vivo con il progetto Star One, l’anno scorso con la nuovissima Guilt Machine.

Ed ora finalmente corona il suo sogno: dare un “seguito” a “Pools of sorrow waves of joy”, uscito nel 1994, unico suo album solista. Ci aveva provato Arjen, a fare altri dischi solisti, ma ogni tentativo era sempre fallito miseramente con il coinvolgimento di cantanti, ora qui e ora lì.
Ora finalmente è lui il titolare della baracca e al suo fianco c’è solo Ed Warby, oltre a qualche corista. E vabbé, anche una nutrita sezione di archi e flauti.
Esce così “Lost In The New Real”, presentato al solito in pompa magna e corredato da una copertina a dir poco agghiacciante. Perché nel suo rifarsi all’estetica fantascientifica settantiana di serie B (ma possiamo tirar dentro anche la Lega Pro e peggio ancora) questo disco può vantare un degli artwork più brutti che abbia mai avuto sotto gli occhi. Strano per un buongustaio come Arjen, ma superato lo sgomento ci si immerge piacevolmente nel new real.

Apre le danze, appunto, la soffusa “The New Real”, che si rifà al lato più intimista degli ultimi Ayreon. Tastiere sintetiche e chitarre aliene riportano alla mente la meravigliosa “Waking dreams”. Ma si tratta di un episodio depistante, perché da qui in poi il nostro sveste il chiodo e un bel po’ di borchie per rendere omaggio ai gruppi storici degli anni sessanta e settanta, pur senza perdere un grammo del suo inconfondibile stile.
Non si può a tal proposito non citare la meravigliosa “E-police” che unisce il Bowie berlinese agli Hawkwind più leggeri, un pezzo di rock’n’roll puro che non lascia scampo alle orecchie. “Dr. Slumber’s Eternity Home” è un altro ottimo pezzo, un brano leggero leggero che si rifà in maniera non troppo ai Beatles“Where Pigs Fly” omaggia i Jethro Tull, la title track è la summa del prog e del neoprog, mentre “Parental Procreation Permit”, decisamente più cupa, ricorda a momenti un’altra opera di Lucassen, la migliore: “The Human Equation”.
Per poi arrivare alla summa totale, “Pink Beatles In A Purple Zeppelin”, altro brano leggero e di facile assimilazione che però, ancora una volta, trova il suo punto di forza nell’oscenità del ritornello. Francamente al primo ascolto questa canzone mette in imbarazzo, ma dopo un paio di ascolti risulta irresistibile e non si può far altro che cantare, cantare e cantare, come degli autentici dementi.
E la tematica lirica del disco è la stessa attorno a cui ruotava l’indimenticabile “01011001”, ovvero la diffidenza verso una tecnologia che si evolve troppo velocemente, il tradimento della natura, la perdita delle relazioni umane dirette.

A questo va poi ad aggiungersi un secondo disco che dovrebbe essere prosecuzione concettuale del primo, ma che in realtà ci offre una ottima carrellata di cover, riproposte in un’atmosfera futurista, l’ennesimo dono del genio olandese ai suoi fedeli arjenati. Potrebbe bastare, certo, ma ritengo un delitto non spendere due parole sulla caldissima riproposizione di “Some Other Time” degli Alan Parsons Project, o di “Welcome To The Machine” davvero poco riconoscibile. E del resto pur essendo molto fedele all’originale, conquista sin dal primo ascolto “The Battle Of Evermore”, ma stavolta il merito è tutto di Plant & co.

Insomma, un disco di intrattenimento puro, tra alti che non stupiscono più e bassi studiati apposta per stupire, Lucassen fa centro ancora una volta, confermandosi artista poliedrico e songwriter implacabile.

E tornando al paragone dell’amico, Arjen è uno di quelli col raro dono della logorrea, vale a dire che vi tira fuori di casa, ma alla fine parla solo lui e solo di sé stesso. Per cui quando ve ne tornate indietro siete un po’ frastornati, non capite bene se, nel torrente di parole, ha voluto dirvi qualcosa di importante (qualcosa di nuovo) oppure no.
Però vi siete divertiti parecchio.

Tiziano “Vlkodlak” Marasco


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Tracklist:


CD1:

01. The New Real
02. Pink Beatles In A Purple Zeppelin
03. Parental Procreation Permit
04. When I’m A Hundred Sixty-Four
05. E-Police
06. Don’t Switch Me Off
07. Dr Slumber’s Eternity Home
08. Yellowstone Memorial Day
09. Where Pigs Fly
10. Lost In The New Real
* Bonus CD-ROM section: “Behind The New Real”

CD 2:

01. Our Imperfect Race
02. Welcome To The Machine (PINK FLOYD cover)
03. So Is There No God?
04. Veteran Of The Psychic Wars (BLUE ÖYSTER CULT cover)
05. The Social Recluse
06. Battle Of Evermore (LED ZEPPELIN Cover)
07. The Space Hotel
08. Some Other Time (ALAN PARSONS PROJECT cover)
09. You Have Entered The Reality Zone
10. I’m The Slime (FRANK ZAPPA cover)

 

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